NUOVO LIBRO DI DIEGO PIERIINI
ANCONA – Enrico Vianelli – Un gradito ritorno quello dell’anconetano signor K., dopo “Overdrive”, ovvero le avventurose vicissitudini di una band che si “ri-ritrova” ad essere tale dopo aver subito uno stravolgimento causato dall’incombere spietato del tempo. Stavolta Diego K. Pierini ci sottopone quattro micro-storie oscillanti fra il surreale e l’onirico.
Questa avventura (s)composta in quattro atti inizia con “Voi avete il cielo”, in cui il protagonista viene catapultato in un mondo irreale, inconcepibile, strappato dalla sua realtà quotidiana, in cui esperisce tuttavia un contatto antropomorfizzato con l’assurdo, o l’assoluto se si preferisce. “La scala infinta” è la seconda storiella, imperniata su una figura femminile, quella di Valery, una figura fragile, chiusa, attorniata da soggetti che la porteranno ad aprirsi al mondo fino a quando si ritroverà, in ultima istanza, a doversi mettere completamente in gioco in una estrema prova di limite esistenziale.
In “Speculum”, poi, il lettore si trova immerso in una torbida trama “sci-fi”, fatta di led luminosi, mondi virtuali, quasi un thriller cibernetico ma estremamente torbido, insomma una vera “dark story”. Chiude l’ensemble “La stanza buia”, un incubo claustrofobico dal ritmo inesorabile che tiene incollato il lettore fino all’ultima riga, ansimante.
Lo stile di Davide K., è di quelli molto accattivanti: assolutamente personale, forbito, curato; ma anche eclettico, accuratamente descrittivo; i fotogrammi passano in rassegna davanti alla nostra immaginazione in maniera scandita con i tempi imposti sapientemente dall’autore.
C’è il coraggio di spiazzare il lettore, appassionarlo e coglierlo alla sprovvista. Scritti del genere contribuiscono a rimpinguare una letteratura contemporanea forse eccessivamente stantia, scontata, grazie al tono caldo ed avvolgente offerto dalle atmosfere bizzarre, ai “confini della realtà”, a cui Davide K. ci pone di fronte e in cui ci trascina col suo fare rifinito e sapiente. Una lettura, infine, che non impegna eccessivamente e che si presta bene a riempire i tempi morti di cui possono soffrire le nostre giornate o per accompagnare i nostri momenti di relax, necessitanti di un po’ di brivido, di “incomprensibile”, di straordinario.
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(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)