Stavolta la pagina della cultura di “Fatto&Diritto”rende omaggio ad un grande scrittore e soprattutto un talentuoso sceneggiatore, capace di assecondare, con trame avvincenti e suggestive di parole ,personaggi ,intrecci,le due sensibilità visionarie più eterogenee del nostro cinema ,quelle di Michelangelo Antonioni e di Federico Fellini. Parliamo naturalmente di Tonino Guerra ,recentemente scomparso,e della sua straordinaria capacità di inventare storie,figure, e soprattutto del dono portentoso di saper trasmettere all’esterno tutta la gamma delle sue emozioni. E a confermare che Tonino era autenticamente artista sia nel mondo professionale che nella vita ,ricorderò il giorno in cui feci la sua conoscenza e della magica ,misteriosa atmosfera che aveva saputo creare attorno ad un semplice incontro. Era l’estate del 1997 e alcuni comuni amici avevano deciso di far incontrare un assessore alla cultura al suo esordio,il sottoscritto, ed il grande saggio della poesia e del cinema italiano,Tonino Guerra ,appunto, affinché potessero nascere,su suo suggerimento, dei progetti di qualità per il territorio. Accompagnato da mia moglie e il mio migliore amico,docente di filosofia ,appassionato dell’arte felliniana, lo raggiunsi a Sasso Corvaro e dopo le presentazioni ,mi fece capire che, non potendo abbandonare la sede del convegno a cui partecipava,mi consigliava ,squadrandomi con quell’aria arguta ed ironica da contadino romagnolo,di recarmi a casa sua a Pennabili ,dove da solo avrei potuto raccogliere spunti e materiali interessanti per miei eventuali progetti culturali. Poche centellinate parole ,scandite e quasi accarezzate con la lingua, come se avesse in bocca frutti dolci e succosi da gustare: ma loro stringatezza e la loro capacità evocativa unite a quella sicurezza con cui erano state offerte ,furono in grado di suscitare in noi un senso di grande aspettativa. Le indicazioni del percorso date erano state così vaghe che il mio amico alla guida della macchina,pur originario del Montefeltro, si perse e ci trovammo in aperta ed isolata campagna,all’interno di uno splendido e quasi selvaggio paesaggio inondato dalla rossa luce di uno sfolgorante tramonto . Ritrovata la strada ed arrivati alla fine a Pennabilli,pensammo di essere entrati in un set cinematografico:attorno ad una grande fontana in cotto, belle signore con grandi cappelli ed elegantissimi abiti estivi accompagnate da signori in impeccabili completi da cerimonia ,sembrava vano in attesa di qualcuno o di un ordine. Una vecchina uscita da una piccola e colorata casetta- tutte le abitazioni avevano dipinte sulla facciata meridiane con allegri disegni a tinte vivaci- ci chiamò e ci chiese se per caso non volevamo informazioni sull’abitazione di Tonino Guerra. Era divertente ma sembrava come predisposto da una regia nascosta . Seguimmo le indicazioni e in controsole in una salita erta ,prima di arrivare a destinazione ,vedemmo scendere una coppia di sposi:era così spiegata l’eleganza delle coppie attorno alla vasca. Ma la cosa più strana fu che la sposa si rivolse a me ed abbracciandomi disse che non poteva credere che il suo professore di filosofia delle magistrali ,mai più incrociato dai tempi lontani della scuola,fosse presente a Pennabilli il giorno del suo matrimonio. La musica del caso aveva diffuso ancora una volta le sue note . Raggiungemmo la casa di Tonino –comprendendo che gli abitanti la mostravano come un monumento-e visitammo l’orto,ideato dallo sceneggiatore, dei frutti perduti,alberi del passato che tornavano a ripopolare il paesaggio della Val Marecchia.La nostra aspettativa forse aveva letto tutto in chiave di sceneggiatura,una specie di copione più vicino a Fellini che ad Antonioni. Ma tutto era partito dalla capacità di incantatore di Tonino. Il pifferaio di Hamelin, la versione maschile di Sherazade:ma soprattutto il poeta e le virtù illusionistiche della parola che alla fine inganna con le sue virtuali visioni . Ma chi non subisce quell’inganno perde,però, -e Tonino lo sapeva bene- la parte più bella del vivere.