La tradizione. La festa del Primo Maggio nasce per ricordare le battaglie operaie volte alla conquista dei loro diritti sociali. La rivolta dei lavoratori iniziò nell’Ilinois nel 1867 con un obiettivo ben preciso: limitare l’orario di lavoro ad 8 ore. Le lotte dei lavoratori statunitensi portarono alla promulgazione di una legge che fu approvata nel 1867 nell’Illinois <<1. On and after the first day of May, 1867, eight hours of labor between the rising and the setting of the sun, in all mechanical trades, arts and employments, and other cases of labor and service by the day, except farm employments, shall constitute and be a legal day’s work, where there is no special contract or agreement to the contrary.>> La scelta della data del Primo Maggio fu poi motivata dai gravi incidenti verificatisi in quei giorni del 1886 a Chicago (USA) , ricordati come la rivolta di Haymarket. Infatti, il 3 maggio, i lavoratori in sciopero, picchettarono l’ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, per reprimere la rivolta, sparò sui manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità della polizia, gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell’Haymarket square. In tale occasione, la polizia sparò nuovamente sui manifestanti provocando numerose vittime. L’anno successivo, quattro organizzatori sindacali e quattro anarchici (August Spies, Michael Schwab, Samuel Fielden, Albert R. Parsons, Adolph Fischer, George Engel e Louis Lingg) furono condannati a morte dal Tribunale per impiccagione per aver organizzato la manifestazione. Rimangono nella memoria dei lavoratori le ultime parole pronunciate da Spies prima di incontrare la morte: “Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!”. Pochi giorni dopo il sacrificio dei Martiri di Chicago, i lavoratori di Chicago tennero un’imponente manifestazione di lutto, a prova che le idee socialiste non erano affatto morte.
In Europa invece, la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel il 1° maggio del 1889: “Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”.
In Italia, due anni dopo, venne recepita la manifestazione.“Lavoratori – si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 – ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale!”. Il governo di Crispi, preoccupato dal clima di tensione creato dal movimento operaio, usò il pugno di ferro, vietando qualsiasi manifestazione pubblica dia per il 1°maggio che per la domenica del 4° ( data in cui era stata spostata per favorire un maggior numero di partecipanti). Per questo, fu considerata una grande conquista nel 1890, quando la data fu ristabilita nel primo del mese. Ovviamente, col passare degli anni, l’obiettivo dei lavoratori non è più stato solo quello di limitare la giornata lavorativa alle 8 ore, ma è coinciso con rivendicazioni sociali e politiche ancora più impellenti: i “moti per il pane” milanesi, il suffragio universale, l’impresa libica, la partecipazione dell’Italia alla guerra mondiale.
Mondo del lavoro attuale secondo l’ILO. << The world is facing a worsening youth employment crisis: young people are three times more likely to be unemployed than adults and over 75 million youth worldwide are looking for work. The ILO has warned of a “scared” generation of young workers facing a dangerous mix of high unemployment, increased inactivity and precarious work in developed countries, as well as persistently high working poverty in the developing world. – Il mondo sta affrontando un aggravamento della crisi dell’occupazione giovanile: I giovani sono tre volte più a rischio di disoccupazione rispetto agli adulti e più di 75 milioni di giovani nel mondo sta cercando un lavoro. L’ILO mette in guardia gli Stati sull’esistenza di una generazione “spaventata” di giovani lavoratori che stanno affrontando un mix pericoloso di alta disoccupazione, elevata inattività e lavoro precario nei paesi sviluppati, nonché una persistente povertà di lavoro nei paesi in via di sviluppo. >> E’ questa la situazione attuale del mondo del lavoro, secondo i recenti report dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro, che ha deciso di fondare un programma specifico per l’occupazione giovanile nel mondo (the ILO’s programme on youth employment) che opera in più di 60 paesi nel mondo per dare assistenza ai Governi nello sviluppo di interventi coerenti e coordinati.
L’ILO ha stimato infatti, nel 20120, 207 milioni di disoccupati, il 40% dei quali – circa 75 milioni – sono di età compresa fra i 15 e i 24 anni. In molti paesi, la foto della disoccupazione è inoltre aggravata dal largo numero di giovani impiegati in lavori non qualificati e mal retribuiti, spesso in nero. Si contano 152 milioni di lavoratori giovani poveri, corrispondenti al 28% dei lavoratori giovani nel mondo, che vivono con meno di 1.25 dollari al giorno.
Il prezzo più alto della crisi, riporta ancora l’ILO, è stato pagato dai giovani dei paesi sviluppati, dove, il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 12.7 tra il 2009 e il 2010. Inoltre, in questi paesi, come ad esempio l’Italia, il periodo di disoccupazione dei giovani sorpassa tre volte quello degli adulti (1anno). Dati del genere si trovano anche in Grecia, Ungheria, Slovakia e Regno Unito.
Secondo un sondaggio fatto dall’ONU sul punto (http://unworldyouthreport.org/), del le difficoltà riscontrate nel reperimento di un lavoro da parte dei giovani sono: l’inadeguatezza del sistema universitario rispetto alla dinamicità richiesta dal mercato del lavoro poiché spesso l’educazione formale è eccessivamente teorica; un’eccessiva ossessione per i titoli, le certificazioni, le qualificazioni; i contratti a breve termine, mal retribuiti, che rendono difficile maturare un’esperienza lavorativa. Tutto ciò fa si che i giovani sono costretti a studiare e lavorare duramente, anche se sanno che questi strumenti non gli permettono l’accesso ad un lavoro e un successo decente. L’austerity, adottata dai Governi come forma contenitiva della crisi economica, non fa che accrescere la disoccupazione, I giovani infatti hanno bisogno di investimenti finanziari e sociali per accrescere le loro potenzialità, per maturare come cittadini attivi.
Panorama Italiano Attuale. Secondo dati recenti dell’ONU, in Italia, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 9,7% nel quarto trimestre 2011, ma «il tasso reale potrebbe essere più alto poiché ai 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250mila lavoratori in cassa integrazione». A preoccupare particolarmente è la disoccupazione giovanile, salita al 32,6%, raddoppiata rispetto al 2008. Infatti, i giovani che non lavorano e non frequentano corsi sono saliti a 1,5 milioni.
Il segretario generale Cgil, Susanna Camusso, ha ricordato nell’occorrenza: «la prima richiesta che facciamo al governo – ha detto – è abbassare le tasse sul lavoro dipendente e fare una politica di crescita e di investimenti». Anche la Cisl, vede nel tagliare le tasse sul lavoro dipendente l’unica via della ripresa economica. Il segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni ha infatti ribadito << è inutile girarsi intorno, nessun governo al mondo per rilanciare l’economia carica di tasse i cittadini. Infine, il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti lancia una sfida al governo «La vera prova è vedere se sono capaci di tagliare i costi della politica e di prendersela con i più forti. Il presidente Bce ha detto di tagliare le Province, se lo facessero mi toglierei il cappello. Dovrebbero tagliare 5 miliardi di costi della politica. Potrebbero farlo con un decreto e metterci la fiducia. Per i risparmi di 20 miliardi sulle pensioni ci hanno messo un giorno».
Il Concerto. Come vuole la tradizione, non c’è Primo Maggio senza concerto in piazza, per cui, anche quest’anno, sebbene di lavoro ce ne sia poco e di diritti ancora meno, i musicisti tornano a celebrare la ricorrenza con i lavoratori e i sindacati. A Roma, si terrà lo storico concerto a San Giovanni, con Elisa, i Subsonica e gli Stomp e tanti altri ospiti. Chissà che non sia l’occasione per tanti giovani di far sentire la loro voce, iniziare a creare movimento politico dalla basso, visto che oltre a dover affrontare la piaga della disoccupazione, sono spesso tacciati di essere “i bamboccioni” di questo paese.
CLARISSA MARACCI