Petros Markaris è stato, per anni, fino alla tragica fine del regista, uno dei più stretti collaboratori di un maestro della cinematografia europea qual è stato Theo Angelopoulos, e, nonostante gli opposti temperamenti e le diverse sensibilità – discussioni continue fra i due,ogni volta, sulle diverse interpretazioni delle sceneggiature – i risultati del lavoro sinergico sono stati sempre di altissima qualità. Petros Markaris,nativo di Istanbul,con radici armene, però ha ottenuto la notorietà internazionale scalando le vette delle classifiche dei libri più venduti in Francia e Germania ,oltre che nella sua Grecia,soprattutto con i suoi romanzi “noir”. Egli si è inserito nella tradizione del romanzo giallo, nonostante nelle presentazioni lo si accumuni quasi sempre a Simenon e a Camilleri, con una cifra personalissima ed originale. I suoi romanzi che hanno per protagonisti il commissario Kostas Karitos, la moglie Adriana e la figlia Caterina, certamente ricordano per l’umanità che accende la scrittura e l’ironia che anima la visione complessiva, i personaggi e le storie che contornano il Maigret di Simenon o il Montalbano di Camilleri. Ma Markaris usa le sue pagine per una presa diretta sulla realtà ,uno sguardo aperto sulla vita in contemporanea: l’ultimo suo romanzo, “L’esattore”,edito da Bompiani, nel quale una serie di omicidi sono commessi da un killer ai danni dei grandi evasori fiscali, è uscito nel 2011 e riporta fedelmente la cronaca dolorosa delle vicende economiche e politiche della Grecia attuale ,alle prese con uno dei momenti più drammatici della sua storia. A differenza del giallo scandinavo che gronda sangue e particolari macabri nelle sue pagine, le storie di Petros Markaris utilizzano il crimine soprattutto per focalizzare le diverse realtà sociali e per evidenziare il peso che le pressioni dell’ambiente storico ed economico esercitano sulle singole vite degli individui. L’autore è convinto che il genere noir nella letteratura di oggi sia il corrispettivo nelle forme strutturali e nelle finalità della grande letteratura dell’Ottocento, quella per intenderci di Hugo, Balzac, Dickens,Hugo e Dostojevski. Perché ,oggi ,di fronte alla grave crisi che la maggior parte dei paesi europei sta attraversando assieme alla Grecia, la scrittura non può proporre soluzioni di fuga come l’evasione, la distrazione e il divertimento fine a sé stesso ,ma deve restare ancorata con coraggio alla realtà, anche quella più fangosa e brutale ,proprio per fornire elementi di comprensione, di riflessione e di consapevolezza. Il genere “noir” per Markaris può facilitare processi di conoscenza e combattere contro la sedimentazione di un pensiero unico che velenosamente viene diffuso da un mondo mediatico sempre più asservito e quasi sempre legato agli interessi dei grandi gruppi finanziari internazionali. Una scrittura,la sua, che pur frequentando un genere letterario di grande popolarità ,non rinuncia comunque all’’impegno e in un certo senso si fa portavoce di una sorta di militanza contro gli attentati alla verità che vengono compiuti purtroppo quasi quotidianamente sulle pagine dei nostri giornali.
PROF. ANTONIO LUCCARINI