15 FEBBRAIO ’13, MILANO – Mancano pochi giorni al primo aprile, data in cui verranno chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), col risultato che più di 800 persone con problemi di salute mentale, internati perché hanno commesso un reato, non avranno un posto dove andare. Perché? Da oltre un anno era prevista la chiusura degli Opg entro il 31 marzo 2013, ma lo stanziamento dei fondi destinati alle Regioni per la costruzione o la riconeversione di strutture idonee è stato pubblicato solo lo scorso 7 febbraio, con la conseguenza che per la data del primo aprile non si potranno avere strutture nuove ed idonee ad offrire le cure necessarie.
A suonare l’allarme è la Società Italiana di Psichiatria che chiede al Governo che verrà di posticipare la chiusura degli Opg insieme ad un potenziamento dell’assistenza psichiatrica nelle carceri e sul territorio.
Non si sa cosa succederà agli odierni internati: nessuna Regione avrà pronte per il primo aprile strutture alternative dove accogliere i pazienti. “Probabilmente i detenuti che si sono ammalati mentre erano in un istituto di pena ci ritorneranno, coloro che hanno disturbi psichici e commettono reati finiranno in carcere, dove non troveranno assistenza. Solo in sei Regioni, infatti, sono stati attivati Centri di osservazione psichiatrica. Ben venga l’assistenza nelle carceri ma deve avvenire con gradualità e potenziando i servizi, per garantire la salute delle persone con disturbi psichici ma anche la sicurezza delle famiglie e dei cittadini”, così Claudio Mencacci, presidente della Sip e direttore del dipartimento di neuroscieze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano.
Un dato preoccupante è l’aumento delle malattie psichiatriche: cresce il numero di quelle indotte dall’ “istituzione carcere” (il 15% dei detenuti ha disturbi psichici o malattie correlate a dipendenze di natura infettiva), ma “aumentano anche i disturbi psichici nella popolazione italiana aggravati dalla crisi economica e dal clima di incertezza che coinvolge in particolare i giovani senza lavoro. Per questo chiediamo che non siano effettuati tagli lineari sulla salute mentale, ma che vengano potenziati i servizi come già hanno fatto Paesi del Nord Europa, come Svezia e Finlandia. Dove questo potenziamento non c’è stato, come per esempio in Spagna, all’aumento dell’1% del tasso di disoccupazione ha corrisposto una crescita dello 0,79% nel tasso di suicidi”, constata ancora Mencacci.
Altra autorevole voce è quella di Emilio Sacchetti, presidente eletto della Sip e ordinario di psichiatria all’Università di Brescia, il quale afferma che “noi psichiatri condividiamo l’importanza di uscire da un percorso di “cura-non cura” come quello fornito da alcuni Opg , ma occorre investire risorse per incrementare e migliorare servizi come l’assistenza psichiatrica nei Dipartimenti di salute mentale e anche in carcere, altrimenti rischiamo di retrocedere a una situazione simile a quella verificatasi 40 anni fa, con la chiusura degli ospedali psichiatrici e le dimissioni “selvagge”. Di fatto i Dipartimenti di salute mentale in quest’ultimo anno hanno preso in carico moltissimi pazienti provenienti dagli Opg, ritenuti “dimissibili” perché socialmente non pericolosi. Per loro è stato fatto un progetto terapeutico individualizzato per curarli e reinserirli nella società. Il problema si pone, però, per quei pazienti con disturbi psichici più gravi che hanno bisogno di controlli che le strutture territoriali attuali non possono dare. Gli psichiatri hanno il compito di curare e non un ruolo di custodi”.
Il decreto pubblicato in Gazzetta il 7 febbraio, con circa sette mesi di ritardo rispetto a quanto prevedeva la Leggen.9/2012, prevede la ripartizione di oltre 173 milioni tra le Regioni che, entro sessanta giorni, devono presentare uno specifico programma di utilizzo delle risorse. Purtroppo, il meccanismo di finanziamento dei fondi è molto complesso ed è probabile, secondo la Sip, che questi saranno disponibili solo fra 6 mesi, poi le regioni dovranno indire gli appalti. “Se i lavori inizieranno nel 2014, le nuove strutture saranno pronte solo nel 2015”, prevede Mencacci.
Sono sei gli Opg che verrano chiusi, ad Aversa (Caserta), Motelupo Fiorentino (Firenze), Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Castiglione delle Stiviere (Mantova), Napoli e Reggio Emilia. Ad oggi solo quello di Castiglione è privo della presenza di agenti di custodia e gestito come struttura sanitaria dall’Azienda ospedaliera Carlo Poma di Mantova, ma ospita già 300 persone e non può accoglierne altre.
MOSE’ TINTI