10 APRILE ’13, TARANTO – La legge “Salva Ilva” è conforme al dettato costituzionale. Lo ha decisola CorteCostituzionaledopo una lunga camera di consiglio, al termine della quale sono stati respinti i ricorsi dei giudici di Taranto, dichiarando in parte inammissibili ed in parte infondate le questioni di legittimità sollevate. In altre parole, è stato acclarato che non esiste conflitto tra poteri dello Stato, tra il legislatore e la magistratura. Le motivazioni della decisione saranno depositate nei prossimi giorni insieme alla sentenza, ma la decisione è di per se stessa di estrema importanza. Infatti, grazie ad essa, continuerà la produzione di acciaio seguendo le prescrizioni fissate dall’Aia e contenute nel testo varato il 24 dicembre scorso.
Un altro fatto significativo è che ora verranno dissequestrate le tonnellate di materiale bloccate dal Tribunale di Taranto in quanto corpo di reato. Il comparto manifatturiero italiano potrà prendere una boccata d’ossigeno, perché continuerà ad approvvigionarsi (l’impianto tarantino soddisfa il 40% del bisogno dell’industria italiana). Se questo è il lato positivo, l’altra faccia della medaglia è rappresentata dal fronte di coloro che si preoccupano dell’ambiente e della salute. Negli ultimi due anni migliaia di persone si sono mobilitate contro l’Ilva e l’inquinamento e non si sa cosa faranno ora. Ieri la delegazione arrivata a Roma per protestare davanti a Montecitorio era palesemente delusa: “La nostra battaglia continuerà. Noi credevamo nella Costituzione, la più bella del mondo, ma chi la deve applicare e tutti i politici ci hanno tradito”.
MOSE’ TINTI