DAMASCO, 16 Aprile 2013 – Il conflitto Siriano scoppia il 15 Marzo 2011, con le manifestazioni di piazza represse nel sangue dal Governo. I manifestanti protestavano contro il regime autoritario del presidente Bashar Al-Assad, succeduto nel 2000 al padre Hafiz Al-Assad, che guidava il paese dall’inizio degli anni ’70, dopo il colpo di Stato del 1963 in cui il partito Ba’th prese il controllo del paese. A nulla servirono il colpo di stato del ’66 e la rivoluzione correttiva siriana del ’70: il partito Ba’th rimane ad oggi l’unica autorità siriana.
Ogni partito politico di opposizione è stato censurato dal regime: nel 1982, un’insurrezione islamica della città di Hama condotta dai Fratelli Musulmani e dalle comunità musulmane sunnite fu repressa nel sangue da Hafiz. Le stime parlano di 40.000 morti.
L’ultima crisi, sfociata poi in vera e propria guerra civile, ha inizio nel Marzo 2011, nel contesto della Primavera Araba. Le prime proteste sono scoppiate nella città di Dar’a (Siria meridionale), quando 14 ragazzi sono stati arrestati e torturati per aver disegnato un graffito che diceva “The people want the downfall of the regime”.
Si potrebbe dire che la guerra in Siria è stata inizialmente scatenata dai movimenti studenteschi. Nei mesi successivi infatti, le proteste dilagano nelle piazze del paese e vengono represse nel sangue dall’esercito governativo. Grazie ad una legge del 1963, che vieta le manifestazioni pubbliche, i militari sono legittimati ad uccidere i manifestanti.
Che cosa vogliono i Siriani? Le dimissioni di Assad e la caduta del regime. Tuttavia, Assad non ha alcuna intenzione di arrendersi: in una recente intervista rilasciata alla tv turca spiega <<se le forze terroriste prendessero il controllo della Siria, la situazione si riverserebbe inevitabilmente nei paesi vicini e si potrebbe creare un effetto domino in tutto il Medioriente e oltre. Questo porterebbe ad uno stato di instabilità per i prossimi anni, e forse per le prossime decadi. >> Assad inoltre afferma di essere un Presidente eletto dal popolo siriano, poiché approvato con referendum, ma la legge non permette ad altri partiti di candidarsi per cui un punto focale della rivolta è quello di ottenere elezioni libere.
C’è anche un fattore etnico-religioso in gioco. La famiglia di Bashar Al-Assad fa parte di quel 10% sciita della popolazione siriana, mentre i ¾ del popolo siriano è sunnita. La paura di Assad è che i ribelli riescano ad instaurare uno stato islamico radicale, data la presenza tra i ribelli dei Fratelli Musulmani e di gruppi legati ad al-Qa’ida. Di fatto, il governo siriano definisce i rivoltosi un gruppo terroristico armato. Inoltre, Assad gode nel paese di un fortissimo supporto da parte degli sciiti, una minoranza molto potente e radicata che non lo ha mai abbandonato.
Le forze militari governative dispiegate da Assad (cd. Shabbiha Alawiti ), si trovano di fronte ad un’opposizione improvvisata e divisa. La lotta armata al regime è divisa in tre gruppi principali: i laici del Free Syrian Army, l’esercito libero siriano, in gran parte composto dai disertori delle forze governative; il Fronte Islamico di Salvezza, che riunisce gruppi di ispirazione islamica e il gruppo più estremista, il fronte Jabhat al-Nusra filo al-qaedista. Per questo motivo, stanno nascendo spaccature interne tra i gruppi di ribelli islamici anti-Assad: il gruppo principale, il Fronte di Liberazione della Siria, ha preso le distanze dal Fronte Al-Nusra dopo che quest’ultimo ha giurato fedeltà ad Al-Qaeda e al suo attuale leader Ayman Al-Zawahiri.
Ad oggi, il bilancio della crisi siriana, trasformatasi in vera e propria guerra civile nel 2012 conta circa 90.000 morti, per la maggior parte civili, e circa 1 milione di rifugiati nei vicini paesi (Turchia, Giordania, Libano). Moltissime persone comuni hanno preso parte alla guerriglia, soprattutto nelle città. Chi è rimasto nel paese, vive a ritmo di colpi ed esplosioni.
C’è da dire che la Siria si trova al centro di forti interessi internazionali, dei quali Assad è perfettamente consapevole. Questa guerra è come l’ago di una bilancia: se cade Assad, si rafforzeranno le monarchie sunnite che controllano il mercato del petrolio in medio-oriente e si intensificherebbe l’influenza statunitense iniziata nel 2003 con l’invasione dell’Iraq; dall’altra parte, il regime di Assad permetterebbe il consolidamento dei rapporti commerciali e diplomatici con il blocco BRICS ( Brasile, Russia, India e Cina).
Secondo Assad, i Paesi del blocco BRICS non vogliono la vittoria del suo regime o quella dei gruppi ribelli, ma mirano alla stabilità della Siria <<La creazione del blocco BRICS sta a significare che gli Stati Uniti non saranno gli unici a determinare le sorti del mondo. Oggi ci sono partners i cui interessi non possono essere ignorati quando si prendono decisioni nell’arena internazionale.>> risponde al giornalista turco.
Per quanto riguarda la posizione dei Paesi Arabi che si sono schierati contro la Siria, Assad risponde così <<è noto che la maggior parte di questi paesi non è indipendente nelle proprie scelte politiche. Si conformano agli ordini stranieri. A livello domestico, potrebbero sostenere una soluzione politica, ma quando ricevono ordini dall’occidente, devono obbedire. In generale, questa è la situazione nella regione e a livello internazionale. >>
Infine, riguardo poi i rapporti tra Siria ed Israele, occorre fare un passo indietro: la Siria è sotto stato di emergenza dal 1962 a causa della guerra con Israele. Questo ha permesso al Governo di sospendere la maggior parte dei diritti costituzionali dei cittadini siriani. La Siria, si trova ufficialmente in guerra con Israele – a differenza di Egitto e Giordania – e ha un contenzioso territoriale aperto riguardo all’occupazione delle Alture del Golan da parte di Israele durante la guerra dei 6 giorni.
L’ONU ha stabilito una missione di supervisione in Siria , con la risoluzione 2043 del 21 Aprile 2012 – approvata all’unanimità. La missione, che inizialmente doveva durare 90 giorni, è stata sospesa nel giugno 2012 a causa dell’altissimo grado di violenza nel paese. La missione è stata poi ripresa a Luglio fino al 19 Agosto 2012.
Non è invece stata mai approvata, la proposta di una Risoluzione chiesta dalla Lega Araba all’inizio del 2012 che sanzionasse il Governo di Damasco, a causa del veto opposto da Russia e Cina in Consiglio di Sicurezza. Come è noto, il veto opposto da uno dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza non permette l’adozione delle risoluzioni. Un risoluzione non vincolante è stata adottata dall’Assemblea Generale, pur avendo contro Russia e Cina. Ban Ki-moon si è detto molto deluso dal fallimento del Consiglio di Sicurezza nell’adozione di una misura che potesse fermare il sangue dei civili in Siria.
“Queste ore sono importanti. La comunità internazionale ha una responsabilità collettiva nei confronti del popolo siriano. Il governo siriano ha fallito nel compito di proteggerlo” ha annunciato il Segretario Generale dell’ONU. Perfino Kofi Annan ha espresso il suo disappunto dopo il fallimento della risoluzione, poiché i membri del Consiglio devono agire all’unanimità. “For the sake of the Syrian people we need effective leadership from the Security Council and genuine unity around a political plan that meets the aspirations of the Syrian people and that is accepted by the parties,” ha aggiunto Ban
Assad, da parte sua, è convinto che l’interesse internazionale sulla guerra in Siria sia di natura esclusivamente politica. In una recente intervista, punta il dito contro i suoi oppositori << Questi paesi sono preoccupati della democrazia della Siria o dal sangue dei Siriani? Siamo onesti. Se iniziassimo con gli Stati Uniti, vediamo subito che per decenni hanno supportato i crimini commessi da Israele, da quando Israele è stata creata nella nostra regione. Gli Stati Uniti hanno commesso massacri in Afghanistan e in Iraq, con milioni di morti, feriti e invalidi. La Francia e il Regno Unito hanno commesso massacri in Libia, con la copertura e il supporto degli Stati Uniti. L’attuale governo Turco è pesantemente coinvolto nel sangue versato in Siria. Davvero, vogliamo dire che questi paesi si preoccupano del sangue Siriano? >>
<<La questione Presidenziale – conclude Assad – rimarrà sempre una decisione del popolo Siriano e nessun altro paese al mondo ha a che fare con questo. >>
CLARISSA MARACCI