Il giornalismo investigativo in Russia: intervista con Anastasia Kirilenko

PERUGIA, 29 Aprile 2013 – F&D incontra Anastasia Kirilenko al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, VII edizione.

di Clarissa Maracci

La Russia di Putin si pone agli ultimi posti nella classifica dei Paesi del mondo in base alla libertà di stampa. I giornalisti che si occupano di inchieste, rischiano quotidianamente la loro vita, e lavorano in condizioni estremamente difficili. Anastasia Kirilenko è una giovane reporter investigativa moscovita. La sua inchiesta di maggior successo ha scavato nei presunti illeciti di Vladimir Putin negli anno ’90. I suoi sono considerati tra i migliori lavori investigativi di Radio Free Europe/ Radio Liberty , con cui la giornalista ha lavorato.

Quali sono le ultime inchieste che sta seguendo?

<<In Russia ci sono molti businessman in galera perché la concorrenza è feroce. Gli uomini d’affari possono facilmente corrompere i magistrati per fare incriminare i propri competitor. L’imputazione è quasi sempre quella di frode, appropriazione di fondi pubblici. Se vieni a Mosca e vai in Tribunale, è facile capire che i processi sono falsificati. Ultimamente, l’Avvocato di Pussy Riot ha detto: non mi piace più dare i soldi ai magistrati. Normalmente il 90% degli avvocati fanno così per vincere le cause.>>

Come nel caso Magnitsky?

<<Magnitsky ha scoperto uno schema, ovvero come è possibile appropriarsi dei soldi i pubblici e mandarli all’estero. Questo schema è davvero un cancro per la Russia.>>

E’ difficile svolgere le inchieste?

<<Per me è molto difficile ricevere risposte ufficiali dell’amministrazione, o del Presidente. Ho dovuto aspettare un anno. I documenti e gli archivi sono distrutti. E’ molto difficile anche fare l’intervista, spesso devo garantire un compenso.>>

Come si svolgono i processi in Russia, quando sono imputati ufficiali del governo? Ci sono corti speciali?

<<Ad esempio nel caso di Putin c’è stata un’inchiesta interna condotta dall’amministrazione , con 30 ispettori. Non si tratta di un vero e proprio processo, ma di una investigazione. Normalmente un giornalista può andare alla Corte e chiedere l’accesso agli atti, ma è molto difficile ottenerlo. >>

<<I processi contro i poliziotti non sono molti. Se ci sono è il Ministero dell’interno a rivestire l’accusa. Su youtube si trovano molti video di poliziotti che fanno ad esempio un incidente stradale ma non vengono indagati né processati per questo.>>

Conosceva la Politoskaya? E’ stata fonte di ispirazione per lei?

<<Io non la conoscevo perché il primo giorno che ho iniziato a studiare giornalismo, lei è morta. Quando sono andata in Cecenia ho sentito grandi cose su di lei. I ceceni credono che lei sia stata l’unica giornalista russa a capire la situazione cecena: il traffico di persone, le sparizioni. Le persone venivano rapite, e alla famiglia veniva chiesto il riscatto. Se oggi abbiamo questo attentato a Boston significa che i servizi segreti in Cecenia lavorano così. Anna lavorava su questi casi e c’è una ragione vera per cui è stata uccisa. C’è anche un’altra giornalista, Natalia Estimirova che è stata uccisa in Cecenia come Anna Politoskaya. La polizia russa sa chi è stato ma non si possono pubblicare i nomi degli assassini. >>

Com’è per lei svolgere le inchieste?

<<Ho ricevuto un poliziotto nell’ufficio della mia redazione e un amico di Putin ha detto che io ho fisicamente aggredito quest’uomo. Una volta ho ricevuto una telefonata che mi minacciava di non pubblicare articoli sui brogli elettorali. E mi hanno chiesto di incontrarci ma io ho rifiutato.>>

Perché ha scelto Radio Liberty?

<<E’ difficile lavorare per i reportage perché la gente in Russia è contro i giornalisti americani. Ci sono persone laureate con una buona educazione, ma spesso noi giornalisti d’inchiesta siamo accusati di essere immischiati con la CIA. Ho lavorato per RadioLiberty perché me non è possibile lavorare per la tv pubblica russa. >>

 

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