NAIROBI, 10 Maggio 2013 – Il governo del Kenya ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di sospendere il caso a carico del Presidente Kenyatta di fronte alla Corte Internazionale Penale.
Il leader Uhuru Kenyatta è infatti accusato di aver orchestrato l’esplosione di violenza avvenuta in Kenya dopo le elezioni del 2007 in cui morirono circa 1000 persone e 600.000 furono costretti ad abbandonare le loro case. Il processo pendente potrebbe destabilizzare il paese. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU avrebbe il potere di deferire il caso per 13 mesi. Il Presidente Kenyatta dovrebbe infatti apparire di fronte ai giudici della Corte Penale Internazionale a Luglio per rispondere di crimini contro l’umanità.
La petizione del Kenya, è stata presentata in via confidenziale al Consiglio di Sicurezza dell’ONU che discuterà la richiesta nel briefing di Martedì, con il Pubblico Ministero Fatou Bensouda, giurista gambiana capo dell’accusa. L’ambasciatore Kenyota che ha sottoscritto la lettera, Kamau, ha comunque assicurato che il Kenya continuerà a cooperare con la Corte Penale Internazionale, avendo sottoscritto il Trattato di Roma.
Tuttavia, secondo l’ambasciatore, si tratta di rispettare la sovranità del popolo Kenyota, che ha votato Kenyatta nonostante le accuse addebitategli. Secondo Kamau, la mancanza di Kenyatta potrebbe compromettere la pace instauratasi in Kenya e influenzare negativamente i paesi vicini.
I 6 nomi imputati nel processo per le elezioni del 2007 sono stati fatti da Kofi Annan alla Corte Internazionale Penale, perché il Kenya non ha costituito un tribunale interno per fare luce sugli episodi di violenza esplosi dopo le precedenti elezioni.
Tuttavia, c’è da dire che questo processo di fronte alla CPI è influenzato, secondo la lettera di Kamau, dalla mancanza di prove, testimoni e incompetenza dell’accusa.
CLARISSA MARACCI