BERGOGLIO COMMISSARIA LO IOR E COLLABORA CON LA GIUSTIZIA ITALIANA: UN’APERTURA RIVOLUZIONARIA
di Mosè Tinti
7 luglio ’13, Città del Vaticano – Papa Francesco sta dimostrando tutta la sua determinazione nell’andare in fondo alla vicenda Ior. Aveva detto: “Lo Ior è necessario fino a un certo punto”. Sono passati poco più di due mesi da questa dichiarazione ed il Papa ha commissariato l’ente, istituendo una Pontificia commissione referente sullo Ior. L’organismo, presieduto dal cardinale salesiano Renato Farina, dovrebbe favorire “una migliore armonizzazione del medesimo con la missione della Chiesa universale e della Sede Apostolica, nel contesto più generale delle riforme che sia opportuno realizzare da parte delle Istituzioni che danno ausilio alla Sede Apostolica». La Commissione raccoglierà informazioni sull’andamento dell’Istituto e presenterà i risultati al Papa.
E’ stato coerente Papa Francesco con la sua linea di modernizzazione e, al contempo, di ritorno all’essenzialità della Chiesa, la quale, quando “vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici, diventa un po’ burocratica” ed allora “perde la sua principale sostanza”.
Della commissione fanno parte anche il cardinale Jean-Louis Pierre Tauran, monsignor Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru (coordinatore), monsignor Peter Bryan Wells (segretario) e la professoressa Mary Ann Glendon, già ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede. La commissione, fa sapere il Vaticano, è “dotata delle risorse umane e materiali adeguate alle sue funzioni istituzionali. Qualora sia utile, si avvale di collaboratori e consulenti”. Inoltre, la commissione “si serve della sollecita collaborazione degli Organi dell’Istituto, nonchè del suo intero personale. Inoltre i Superiori, i Membri e gli Officiali dei Dicasteri della Curia Romana”.
La decisione del Papa ha una portata rivoluzionaria e deve essere sommata alle investigazioni che la magistratura italiana sta compiendo: pare che vi sia una sorta di alleanza non scritta tra Bergoglio e la giustizia italiana. Difficile pensare che l’arresto di monsignor Nunzio Scarano, di un dirigente del servizio segreto, Giovanni Maria Zito, espulso tre mesi fa dall’Aisi, e del finanziere Giovanni Carenzio siano casuali e destinati a restare isolati e non sono da escludere colpi di scena che andranno a toccare i vertici dello Ior.
“Sta succedendo qualcosa di straordinario”, fa notare uno dei conoscitori più profondi dello Ior. “La strategia del Papa è ostacolata dalla vecchia Curia e sostenuta dai magistrati. Chi sta aiutando il rinnovamento della Chiesa cattolica oggi è la magistratura”. Di certo, la coincidenza temporale fra l’iniziativa della commissione referente presa da Francesco e la mossa della Procura di Roma a poche ore di distanza, lasciano pensare a indagini e conclusioni dagli esiti simili. E rafforzano la tesi di chi sottolinea l’urgenza di una riforma radicale e la volontà del Pontefice di promuoverla. Di più, certificano l’obbligo di accelerarla perché è questo il mandato conferito dal Conclave di marzo. Se gli arresti dei giorni scorsi non fossero stati preceduti dalla mossa del Papa, probabilmente il Vaticano sarebbe stato spiazzato, invece, stavolta ha giocato d’anticipo.
Il direttore della sala stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, confermano la consapevolezza del Vaticano: “Come è noto, monsignor Scarano era stato sospeso dall’Apsa da oltre un mese”. E sebbene le autorità italiane non abbiano avanzato nessuna richiesta, il Vaticano “conferma la disponibilità a una piena collaborazione”.
C’è anche un’indagine interna e si cerca di sottolineare l’estraneità dell’attuale presidente, Ernest Von Freyberg, dai fatti che hanno portato agli arresti. Tuttavia, i vari intrecci che stanno emergendo allargano le responsabilità di chi in Curia non si è accorto di nulla, permettendo passaggi di denaro illegali; e comunque non ha vigilato a sufficienza né segnalato le irregolarità.
Sospetti anche sul comportamento di personaggi vicini al segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Sia perché monsignor Scarano era un dirigente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) presieduta dal cardinale Domenico Calcagno, nominato da Bertone; sia perché il segretario di Stato presiede tuttora la Commissione cardinalizia di sorveglianza dello Ior: l’organismo che dovrebbe vigilare sulle attività della “banca vaticana”. Se Scarano ha potuto muovere milioni di euro fra Italia e Svizzera per mesi, e se era soprannominato “monsignor 500 euro” perché aveva sempre nel portafoglio banconote di grosso taglio, significa che godeva di una fama controversa. Eppure ha agito senza che nessuno all’Apsa lo fermasse. E questo spiega come mai il Pontefice abbia deciso di “annullare” gli organismi già esistenti, creandone uno di sua esclusiva fiducia.
“Ora assisteremo a una gara dei curiali a sostenere di avere sempre chiesto trasparenza”, prevede uno dei custodi dei segreti dello Ior. “E magari si tenterà di riorientare la commissione referente lungo l’asse Vaticano-Italia. Sono questi i veri giochi della Curia”.
Il vero nodo da scioglier è il contenuto dello scrigno dello Ior; come rifondarlo, e quali referenti italiani avere in futuro. Le prime indiscrezioni parlano di una lunga lista di testimoni che la “commissione Bergoglio” si prepara a convocare nelle prossime settimane: a cominciare dai vecchi vertici della “banca vaticana”. Incluso, sembra di capire, Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior dal 23 settembre del 2009 al 26 maggio del 2012.
Gotti Tedeschi, come già riportato nell’articolo del 23 giugno, fu sfiduciato all’unanimità da un vertice col quale i rapporti erano deteriorati, si disse, anche sul piano personale. Ma la spiegazione si sta rivelando insufficiente. Il suo brusco benservito arrivò dopo un lungo, sordo conflitto interno che aveva per oggetto anche la riforma dell’Istituto e le norme sul riciclaggio del denaro sporco.
Chi pensava che tutto potesse continuare come prima si sbagliava e non aveva tenuto conto della reale portata delle dimissioni di Benedetto XVI e del successivo Conclave.