REPORTAGE DA SITI, TEMPLI E ANFITEATRI ANTICHI
di Riccardo Carmenati
– Tunisi, agosto 2013 -Correva l’anno 157 a.C. quando Marco Porcio Catone, passato alla storia come Catone il Censore, cominciò a pronunciare alla fine di ogni suo discorso la famosa frase “Carthago delenda est”.
Undici anni dopo, nel 146 a.C., Scipione dava l’ordine di radere al suolo Cartagine e di spargervi sale. Ed ebbe luogo la distruzione di quella che era la città più grande, ricca e potente dell’odierna Tunisia e di tutto il Maghreb. Un avversario con il quale Roma era in guerra da un secolo. Il senato e il popolo dell’Urbe italica sapevano benissimo quanto fosse importante il controllo di quella vastissima area dell’impero cartaginese, in quanto l’avrebbero via via trasformata in uno dei principali “granai” della nuova “Caput mundi”. Passati oltre 2000 anni, la Tunisia conserva ancora uno straordinario patrimonio archeologico. Il recente viaggio che stiamo per raccontarvi in sintesi, vi conduce alla scoperta di luoghi meravigliosi. In cui il tempo sembra essersi fermato. Nei templi e negli edifici per gli spettacoli rimasti in piedi sembrano ancora rincorrersi le voci di chi li abitava e gremiva.
Lo scorso 10 giugno, dopo circa un’ora e mezzo di volo in aereo da Bologna, il pomeriggio di Tunisi ci dà il benvenuto con una cappa di afa e umidità. Ma basta una breve tappa in hotel per rinfrescarsi, e il Museo cittadino del Bardo ci accoglie con un’energetica esplosione di mosaici. Tessere ovunque organizzate con meticolosa precisione, a disegnare e raccontare scene di un tempo passato. Si rischia una piacevolissima indigestione oculare. Per il resto della giornata val davvero la pena di perdersi tra le bancarelle e le essenze del souk della capitale. Irrinunciabile una tappa, tra un angolo e l’altro, in uno dei tanti negozietti di antichità. Entrando si vive un’epoca diversa a seconda di dove si volge lo sguardo.
La mattina seguente si parte alla volta di Kerkouane, la cittadina sul mare dove era prodotta la porpora usata dalle famiglie romane per le loro vesti, e che ospita le significative testimonianze di un grandioso santuario punico. Quanto a Cartagine, la frase “delenda est” di Catone ebbe un seguito drastico. Fu romanamente ricostruita, ma di archeologico è fieramente sopravvissuta solo l’area sotterranea delle Terme di Antonio Pio, il Tophet, una delle principali aree sacre della città punica e il porto militare. Per concludere in bellezza il secondo giorno di tour, ecco il seducente tramonto godibile dalla terrazza di un bar a Sidi Bou Said, il paesino popolato da artisti e composto da pittoresche case bianche e blu. Passata la notte, è di nuovo ora di mettersi in viaggio. Di buon mattino. Destinazione, l’antica città fenicia Bizerte (Biserta). Il forte spagnolo, il museo oceanografico, la plurisecolare medina. Che emozioni! E’ una profonda immersione nel bello. Una bellezza che ci tiene ancora compagnia molte ore dopo durante il trasferimento a Beja, lungo un itinerario in cui salutiamo il sole mentre si immerge tra i laghi di Bizerte e d’Ichkeul. Una scena assolutamente da fotografare. Anche Beja è una città che prese vita con i fenici. Poi passò attraverso la dominazione cartaginese, romana, bizantina, araba e francese. Il pomeriggio fremiano dalla voglia di partire alla volta di Dougga, dove assisteremo a uno dei più grandi spettacoli archeologici del nord della Tunisia. Dougga, patrimonio dell’Unesco dal 1997, è uno dei siti che fa venire le palpitazioni a chi lo visita. Il teatro, con le sue gradinate perfettamente conservate, evoca, quasi materializza un fantastico viaggio indietro nel tempo.
E poi l’imponente capitolium ancora in piedi, il foro, le terme, il mausoleo punico, solo per fare alcuni esempi. Ci si potrebbe fermare in ogni luogo, in ogni angolo e raccontare. Raccontare a non finire. Ancora un tramonto imperdibile, da gustare seduti sulle gradinate del teatro. Bocca aperta… e i problemi della vita alle spalle.
La quinta giornata è la più intensa per trasferimenti e visite. La prima tappa è Chemtou, nel sito dell’antica Simittu, dalle cui cave uscirono le pietre rosse e gialle che abbellirono i monumenti di Roma prima e Bisanzio poi. Qui, la visita del teatro, delle terme alimentate da un acquedotto, di alcune cisterne, dell’anfiteatro e dei mausolei, dà di nuovo la sensazione di salire su una macchina del tempo. E restando in un’atmosfera di magica sospensione tra spazio e tempo, approdiamo poi a Bulla Regia, la ex capitale numidica, unica nel suo genere. Vanta svariate ville sotterranee e numerosi mosaici. Scendere le scale di quelle abitazioni usate dai ricchi d’estate per starsene al fresco e fuggire dall’afa del luogo, ci fa sentire quanto la differenza tra noi e loro, in termini di alcune necessità, non fosse poi così grande. Meta ultima della giornata è Jendouba, capoluogo del governatorato omonimo, ma solo per un sonno ristoratore. Che ci rende pronti per far rotta il mattino seguente in direzione di Ain Draham (confine ultimo con l’Algeria), per arrivare a Tabarka, capitolo finale del tour. Lungo la strada ci concediamo una sosta e beneficiamo della straordinaria ospitalità di una famiglia che ci rifocilla col pane cotto al momento in un forno di terracotta. Il profumo del pane arabo è frutto di tecniche che in Italia sembrano estinte. Arrivati a Tabarka, ci incamminiamo verso la fortezza genovese che domina il golfo, per poi terminare la giornata al Cafè Andalouse – luogo di ritrovo per gli abitanti fin dalla fine dell’ottocento – dove respiriamo a pieni polmoni l’aria intrisa dai profumati vapori emessi dai narghilè.
Dopo sei giorni di viaggio, beh, l’ultima giornata la riserviamo esclusivamente al relax e al mare di Tabarka. Un mare incontaminato in una location in pieno sviluppo turistico dalla quale il giorno dopo prenderemo il volo per l’Italia.
Vi sarete accorti, leggendo queste righe, che non si fa nessun accenno al deserto; questo perché il nord e il nord-est della Tunisia sono piacevolmente immersi nel verde dei boschi e nei mille colori dei campi coltivati, dal viola delle lavande al giallo dei girasoli, che si spingono verso un mare meraviglioso. Lo stereotipo dell’Africa arida dimenticatelo perché sarete piacevolmente smentiti. La zona veramente desertica è quella meridionale del paese, mentre al centro si ha un lento digradare delle macchie verdi verso aree più sabbiose.
Un doveroso cenno alla situazione politica. Tunisi è l’unico luogo dove passeggiando non si può far a meno di notare presidi militari e di forze di polizia. Nel resto dei posti visitati, un semplice osservatore potrebbe dire che non si ha la minima idea che questo Paese è stato sconvolto, solo due anni fa, dalla cosiddetta rivoluzione popolare dei Gelsomini. Ma basta parlare anche con la gente comune, o con le guide, che si respira subito quella voglia di concreto cambiamento democratico e sociale, nata dopo i moti del 2011, che dovrà passare anche attraverso una contestuale valorizzazione del patrimonio archeologico e delle buone strutture turistico-ricettive del paese.
Per informazioni e consulenze su viaggi in Tunisia e in altri Paesi dotati di straordinari patrimoni archeologici: Riccardo Carmenati, consulente per Viaggiare CartOrange, tel. 333/5235425 – riccardo-carmenati@cartorange.com -www.cartorange.com/riccardocarmenati
(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)