UNO STUDIO AMERICANO MOSTRA COME MOLTE DONNE A RISCHIO METTANO “LA TESTA SOTTO LA SABBIA”
di dott. Giorgio Rossi
Sulla rivista scientifica americana “ Patient Education and Counseling” è apparso il risultato di uno studio condotta dalla University of Michigan Medical School che suona come un serio campanello d’allarme . I ricercatori hanno indagato , mediante la somministrazione di un questionario , 690 donne considerate a rischio di sviluppare un tumore alla mammella per precedenti casi in famiglia o per un non salutare stile di vita caratterizzato da troppo alcol , fumo , sedentarietà e un’alimentazione povera di frutta e verdura. Lo studio aveva come obiettivo primario quello di capire quale importanza viene attribuita al proprio profilo di rischio nel tempo , dopo che i medici informavano la donna della sua specifica possibilità di sviluppare un tumore al seno nel giro di 5 anni .Dall’analisi dei questionari è risultato che ben una donna su 5 dà scarso peso al rischio , anche se è presente una familiarità , eccetto se le persone colpite dal tumore sono la madre o la sorella. Emerge la mancanza di consapevolezza forse per una paura inconscia che esercita una vera rimozione psicologica oppure per una reale insufficienza di informazione .
La situazione in Italia non sembrerebbe migliore . Da un’indagine condotta dalla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (Lilt ) nell’ambito della campagna “Nastro Rosa “ riporta che poche donne , appena il 9,4% , conoscono il reale grado di diffusione di questa malattia che colpisce una donna su dieci , mentre la maggioranza pensa che l’ incidenza sia di una donna su cinquanta o addirittura su cento. Le meno informate sono le più giovani : nella fascia di età tra i 18-24 anni sono il 60,9% quelle che ammettono di saperne poco ; la percentuale sale al 64,7 % tra i 25 e i 34 anni .
Naturalmente un atteggiamento di questo tipo allontana le donne da quelle che sono le possibilità preventive alle quale ancora oggi è fortemente legata la prognosi ; infatti il tumore al seno è diventato guaribile in un’alta percentuale dei casi grazie alle nuove opportunità terapeutiche , ma sempre a patto che venga diagnosticato precocemente .
La prevenzione comprende due aspetti : personale e sanitaria .
La prima è quella che va iniziata da giovanissimi e riguarda come accennato gli stili di vita in particolare alimentazione ricca di frutta e verdura , scarso apporto di grassi , mantenimento del giusto peso corporeo , adeguata attività fisica ma anche un corretto utilizzo della pillola , regolarizzazione quando necessario dei cicli mestruali , non dimentichiamo infatti che il tumore della mammella è influenzato nello sviluppo dagli ormoni estrogeni .
Per quanto riguarda invece l’aspetto sanitario della prevenzione questo è rappresentato dagli screening. In tutto il mondo occidentale , compresa l’Italia, le donne di età tra i 50 e i 65 anni vengono sottoposte con cadenza annuale alla mammografia che resta il fondamento della diagnosi precoce. In questa fascia di età ritengo che ci sia una decisa maggiore consapevolezza del rischio .
Bisogna riflettere su quanto siano veramente servite tutte quelle attività degli ultimi 20 anni sull’educazione ed informazione sanitaria con campagne nelle scuole principalmente , nei luoghi di lavoro , attraverso la stampa e la TV . Bisogna comunque proseguire su questa impostazione, la posta in gioco è troppo importante , prima o poi darà i frutti sperati ; intanto accanto ai dati deludenti sopra riportati , sempre dalla Lilt arriva anche un dato incoraggiante : proprio tra le giovani donne intervistate il 53% dichiara , comunque , di saperne di più sull’argomento rispetto a 5 anni fa con un trend in miglioramento .