SONO SETTE GLI STABILIMENTI IN ODORE DI CHIUSURA DOPO IL SEQUESTRO AL COLOSSO DI 916 MILIARDI IN BENI E CONTI CORRENTI.
I lavoratori del Gruppo Riva sul piede di guerra, insieme ai sindacati di categoria, dopo l’annuncio della “messa in libertà” di 1402 lavoratori che operano nelle 13 società riconducibili alla famiglia, conseguenza del sequestro di beni e conti correnti per 916 milioni di euro operato dalla Guardia di finanza sui beni della famiglia che fa capo a Emilio Riva, presidente del Gruppo siderurgico, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Taranto per disastro ambientale.
Un provvedimento che avrà conseguenze sociali devastanti. Intanto, le proteste sono programmate in tutti i sette gli stabilimenti colpiti dai licenziamenti mentre il Governo ha garantito la copertura dei costi degli ammortizzatori sociali necessari a dare un sostegno, come ribadito più volte dal ministro Claudio Zanonato e il sottosegretario del dicastero Claudio De Vincenti, “ai 1.400 addetti dei 7 siti e delle 2 società di trasporti e servizi facenti capo a Riva Acciaio presenti sul territorio nazionale”.
Le reazioni dei sindacati sono diverse. Da una parte la Fiom chiede il commissariamento del gruppo, mentre la Fim-Cisl chiede che, accanto al provvedimento che ordina il sequestro dei beni, ne venga emanato un altro che garantisca la continuità della produzione industriale. Ecco le parole di Bentivoglio: “è l’ennesimo epilogo, di cui a farne le spese sono i lavoratori. Diffidiamo l’azienda ad avviare la messa in libertà dei lavoratori e la invitiamo a ricorrere immediatamente all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, invitiamo altresì la procura in tempi rapidi, a scorporare dal provvedimento di confisca tutto ciò che impedisce la normale prosecuzione dell’attività produttiva e lavorativa. Non accetteremo questa ennesima beffa ai danni dei lavoratori che non hanno nessuna responsabilità”. Dall’altra parte, il presidente Confindustria, Giorgio Squinzi, invita ad avere “buon senso e a trovare soluzioni equilibrate per garantire occupazione e attività”. Intanto, il ministro del’Ambiente, Orlando, sottolinea: “”I Riva hanno reagito al sequestro licenziando i lavoratori, con un rapporto di causa-effetto tutto da discutere”.
I dipendenti che saranno spediti a casa si trovano sparsi su tutta la penisola: “Taranto Energia” è l’unica azienda interessata nel capoluogo pugliese e conta 114 dipendenti. In una nota Riva Acciaio ha illustrato le conseguenze del provvedimento deciso dal Gruppo dell’acciaio: cesseranno tutte le attività dell’azienda, tra cui quelle produttive degli stabilimenti di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti). ”Tali attività non rientrano nel perimetro gestionale dell’Ilva – afferma l’azienda – e non hanno quindi alcun legame con le vicende giudiziarie che hanno interessato lo stabilimento Ilva di Taranto”. ”La decisione – afferma la società -, comunicata al custode dei beni cautelari, Mario Tagarelli, e illustrata alle rappresentanze sindacali dei diversi stabilimenti coinvolti, si è resa purtroppo necessaria poiché il provvedimento di sequestro preventivo penale del Gip di Taranto, datato 22 maggio e 17 luglio 2013 e comunicato il 9 settembre, in base al quale vengono sottratti a Riva Acciaio i cespiti aziendali, tra cui gli stabilimenti produttivi, e vengono sequestrati i saldi attivi di conto corrente e si attua di conseguenza il blocco delle attività bancarie, impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali, fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività”. ”Riva Acciaio impugnerà naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni Elettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell’azienda – conclude l’azienda -, in lesione della sua autonomia giuridica, ma nel frattempo deve procedere alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la sospensione delle prestazioni lavorative del personale (circa 1.400 unità), a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e guardiani degli stabilimenti e dei beni aziendali”.
”Ancora una volta le iniziative disposte dagli uffici del giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Taranto determinano una ripercussione negativa sulla produzione siderurgica nazionale e sugli approvvigionamenti d’acciaio utili alle imprese manifatturiere italiane ed estere”. Così il segretario nazionale della Uilm Mario Ghini commenta la decisione del gruppo Riva di far cessare le attività della società Riva Acciaio in conseguenza del blocco dei beni e delle disponibilità finanziarie disposti dal gip del tribunale di Taranto. ”Se è vero che le parti sociali, datoriali ed istituzionali – prosegue Ghini – sono tutte coinvolte nel raggiungimento di un coerente equilibrio tra azioni di risanamento ambientale e ripristino produttivo relative al sito di Taranto, è inconcepibile che si mini la ripresa e l’occupazione confiscando strutture in questo caso riconducibili ad Ilva Spa, a Riva Forni Elettrici Spa, a Riva Fire Spa. Siamo favorevoli affinché nessuna lentezza nelle procedure autorizzative possa bloccare i lavori previsti dal piano Ambiente per l’Ilva, ma non possiamo accettare che produzione ed occupabilità delle aziende collegate paghino in modo così pesante e costante”. Per il segretario nazionale della Uilm ”si è venuto a creare, con questo ultimo annuncio di esuberi, un clima d’incertezza nel settore siderurgico che fa male ai tentativi di ripresa dell’economia italiana e all’immagine del Paese sui mercati internazionali. Il sindacato – conclude – si prepara a reagire duramente”.
Nella mattinata di ieri, intanto, le prime pacifiche proteste: è successo a Verona, dove Piazza dei Signori è stata invasa dai lavoratori della Riva Acciaio che ha in città uno dei presidi che verranno chiusi. I manifestanti, scorati da polizia e forze dell’ordine, hanno attraversato le vie del centro e successivamente i vertici sindacali veronesi con i delegati delle Rsuhanno incontrato il Prefetto, Perla Stancari, per chiedere sostegno nell’azione a tutela dei posti di lavoro.
Solo a Verona i lavoratori interessati alla chiusura sono 479.