La Concordia raddrizzata ridà credibilità ad un’Italia lacerata

LE OPERAZIONI DI RADDRIZZAMENTO E IL PUNTO SUL PROCESSO

di avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Rossi- Papa- Copparoni di Ancona)

concordia«L’operazione di rotazione si è conclusa». Sono le 4 del mattino del 16 settembre quando arriva l’annuncio tanto atteso di Franco Gabrielli, capo della Protezione civile. «È fatta – ha detto – la Concordia ormai è allineata».

Il relitto della enorme nave è stato riallineato inposizione verticale, appoggiando tutto il suo peso e la sua distruzione su un falso fondale realizzato con blocchi di cemento a 30 metri di profondità.

Applausi e suoni incessanti delle sirene del porto. L’Isola del Giglio cerca di riacquistare un po’ della sua normalità.

Nick Sloane, il salvage master sudafricano che ha diretto tutte le operazioni dalla control room posizionata davanti alla prua del relitto della Concordia, è diventata la star del momento.

«Sono sollevato, ma un po’ stanco. Mi vado a fare una birra, mando un bacio a mia moglie e vado a dormire», sono state le sue prime parole davanti ai microfoni di tutto il mondo.

Nei giorni successivi è seguita la messa in sicurezza della Concordia: la nave va riparata prima di poterla spostare. Le condizioni ambientali delle acque sembrano buone, ma di più si saprà nei prossimi giorni. In seguito alle operazioni di raddrizzamento del relitto il rischio cocnreto è quello di fuoriuscite di oli, combustibili, saponi e detergenti, tutte sostanze altamente inquinanti che potrebbero essere ancora a bordo della Concordia. Continui campionamenti sottocosta monitorano le acque e, al largo, la nave oceanografica Poseidon controlle lo stato delle acque più distanti dalla costa.
Ed inoltre si cercano ancora i corpi dei due dispersi dell’incredibile tragedia della Costa Concordia, Maria Grazia Trecarichi e Russel Rebello : anche la morte chiede il suo momento di pace e di oblìo.
In tutto questo Francesco Schettino, il grande colpevole della tragedia della Concordia, il Comandante vigliaccio ormai simbolo di un’Italia misera e col capo chino, è chiuso nella sua casa di Meta di Sorrento e studia gli atti processuali assieme ai suoi avvocati.

E il comandante Gregorio De Falco, quello del “Schettino salga a bordo, cazzo!”, colui che la notte del 13 gennaio 2012 coordinava i soccorsi dalla capitaneria di porto di Livorno, commenta: «Questa dimostrazione di capacità tecnica ed organizzativa che stiamo offrendo alla pubblica opinione mondiale riscatta l’immagine di un’Italia approssimativa e cialtrona e mi inorgoglisce profondamente».

LA SITUAZIONE PROCESSUALE DI SCHETTINO

Il 22 maggio 2013 l’ex comandante della Costa Concordia, è  stato rinviato a giudizio dal GUP di Grosseto Pietro Molino, con l’imputazione di strage. Il Giudice ha rigettato la richiesta dei difensori dell’ex capitano di limitare l’imputazione al reato di abbandono della nave.

La prima udienza, ancora interlocutoria, del processo dibattimentale c’è stata il 9 Luglio presso l’aula ricavata nel teatro moderno di Grosseto. In quella seda dovranno essere riassunte nell’oralità e nel contradittorio tra le parti tutte le prove.

Tra le motivazioni del decreto di rinvio a giudizio, si legge ”Gli atti di indagine evidenziano nella gestione dell’avvicinamento della Costa Concordia al Giglio l’ipotesi di plurimi deficit colposi”, ”ma non invece l’ipotesi della iniziale assunzione di un rischio ‘assurdo’ quale quello di portarsi vicino alla costa, operazione che avrebbe potuto compiersi in condizioni di sicurezza”.

Il GUP ha pertanto ritenuto sufficienti indizi di colpevolezza per giustificare il rinvio a giudizio dell’ex capitano. Tutti indizi forniti con le prove collezionate dall’accusa durante le estenuanti indagini preliminari: esiti dell’incidente probatorio; dichiarazioni di testimoni; sopralluoghi della polizia giudiziaria; l’interrogatorio di Schettino in sede di udienza di convalida dell’arresto successivo al naufragio; intercettazioni telefoniche e ambientali.

Il GUP ha altresì respinto la richiesta di nuove perizie avanzate dalla difesa poiché irrituale dal punto di vista procedurale, ma anche nel merito: ”i temi sui quali si invoca un supplemento istruttorio attengono a profili gia’ oggetto di ampia analisi in fase di indagine, peraltro nelle forme massimamente garantite dell’incidente probatorio”.

Le indagini integrative richieste dalla difesa e rigettate dal GUP riguardavano l’incidenza dell’errore del timoniere sulla rotta della Concordia e la possibile manovra alternativa; le cause del mancato funzionamento del cosiddetto diesel di emergenza e degli apparati connessi; la tenuta di porte stagne e oblo’; i tempi di affondamento della Concordia anche in rapporto alle procedure di abbandono; il funzionamento di meccanismi di sganciamento delle lance di emergenza; l’allagamento del ponte zero.

Per quanto riguarda gli altri imputati del processo Costa Concordia, sono tutti usciti dal processo con patteggiamenti. In particolare questi sono il capo dell’unità di crisi della Costa Roberto Ferrarini, l’hotel director Manrico Giampedroni, il vicecomandante Ciro Ambrosio, il timoniere Jacob Rusli Bin e l’ufficiale Silvia Coronica, accusati di omicidio plurimo colposo e lesioni plurime colpose. Soggetti che hanno dato un contributo causale alla vicenda, ma comunque in maniera veramente minima rispetto alla gigantesca responsabilità del comandante.

E’ stato inoltre aperto un terzo fascicolo, dopo quello per omicidio colposo plurimo e per disastro ambientale, per danneggiamento di patrimonio archeologico. La notizia della presenza dei due relitti di epoca ellenistica (200 a.C.), proprio sotto la nave semisommersa è confermata da Mario Galasso, docente specializzato in archeologia marina, che era a conoscenza della presenza dei due relitti avendoli individuati già negli anni ’80.Gli inquirenti, anche grazie alle testimonianze dell’archeologo, hanno individuato anche i resti di un terzo relitto risalente al 600 a.C., anche questo andato completamente distrutto dopo l’impatto della nave che ha frantumato la roccia, successivamente caduta sopra i resti. A seguito di queste dichiarazioni la procura ha aperto un nuovo filone d’inchiesta in cui si dovrà verificare la veridicità dell’esistenza dei reperti e se eventualmente hanno subito danni; per il momento non risultano ancora indagati.

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