IL NUOVO LIBRO DELLA GIORNALISTA MARINA MINELLI
– di Salvatore Cammarata –
Anno 1488, epoca rinascimentale, Caterina Sforza, signora di Imola e Forlì, si è barricata coi suoi fedelissimi nella torre forlivese di Ravaldino. Nel disperato tentativo di resistere ai congiurati rivoltosi, pronti all’assedio e che minacciano di ucciderle i figli presi in ostaggio, urla sporgendosi dalle alte mura: “ Fatelo se volete!” E poi sollevandosi le gonne e mostrando il pube con la mano prosegue: “Tanto ho con me lo stampo per farne altri”. Lo scontro si concluderà in suo favore grazie all’ intervento delle truppe dello zio Ludovico il Moro. L’ impavido coraggio si tramuterà qualche anno dopo in una follia omicida che coinvolgerà donne, vecchi e bambini sospettati dell’uccisione del suo giovane cortigiano amante Giacomo Feo, un tipo sfrontato, prepotente e inviso a tutti. L’episodio è un campione rappresentativo dei contenuti e dei personaggi storici presenti nel saggio “Le regine e le principesse più malvage della storia” (Newton Compton Editori) firmato dalla giornalista e scrittrice anconetana Marina Minelli. Ad iniziare la sfilatata di queste perfide signore è Fredegonda, regina dei Franchi (VI secolo d.C.), ambiziosa senza limiti, accecata dall’odio, che si scatena in sanguinosi regolamenti di conti. E’ tanto crudele e spietata che non può essere assolta neanche a tener conto della contestuale buia e violenta epoca d’inizio Medioevo in cui è vissuta. L’incalzante ritmo letterario prosegue con tante altre concorrenti, tutte candidate ad imporsi nel Guinness dei primati per ferocia e cattiveria. Resta difficile stabilire quale sia la più malvagia. La vittima più illustre di queste demoniache donne di potere rimane in buona parte il popolo oppresso, succube di aberranti e drammatiche angherie. Ma di questo aspetto l’autrice fa sporadici cenni, soffermandosi invece sulle vicende di corte più intricate ed intriganti, da gossip, che coinvolgono la sfera affettiva relazionale e familiare delle protagoniste più o meno coronate Di sicuro, questa crudeltà al femminile – che in alcuni casi inizialmente appare poco manifesta, latente – risulta senza tregua ed illimitata nel tempo. Una crudeltà in rosa-nero che si accanisce inesorabilmente contro l’avversario o l’avversaria di turno fino alle estreme conseguenze, in un susseguirsi di colpi di scena, degni della migliore drammaturgia, che la Minelli racconta in modo chiaro, diretto e molto coinvolgente. Vedasi lo scontro titanico (XVI sec.) tra la collerica ed insopportabile matrigna Anna Bolena, la principessa Maria Tudor futura regina d’Inghilterra detta “la sanguinaria”, ed il sovrano Enrico VIII, genitore di Maria, che si libera della Bolena facendole mozzare il capo.
Altra figura degna di nota è Sof’ja Alekseevna Romanova (1657-1704), la virago reggente di Russia, sorellastra di Pietro il grande, che impone la sua autorità di sovrana legittima nella società maschilista russa. Priva di scrupoli, forte di un temperamento mascolino, si serve dei suoi “pretoriani” per uccidere, torturare e seviziare gli oppositori o presunti tali. L’attenderà una fine ingloriosa quando Pietro, anche lui condannato a morire, con i suoi fedelissimi riuscirà a sconfiggerla. Per cancellare il ricordo della sorellastra lo zar decide di abbandonare Mosca per una nuova città, San Pietroburgo. Merita un cenno, infine, la spregiudicata e spendacciona americana Wallis, consorte del duca di Windsor, l’ex re d’Inghilterra fervente sostenitore del nazionalsocialismo hitleriano. La coppia è malvista e aspramente invisa alla corte inglese. I coniugi Windsor, durante la seconda guerra mondiale, mentre si abbattono pesantissimi bombardamenti su Londra e si moltiplicano le carneficine e gli eccidi, collaborano indisturbatamente con la gestapo coltivando assiduamente amicizie filonaziste di alto rango, e come se nulla fosse trovano il tempo di recarsi negli USA per viaggi di “piacere”.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)