MA L’ITALIA NON LO CONSENTE, MA A VOLTE LE SANZIONA
di avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)
Sono evasore fiscale e vorrei sporgere denuncia contro l’Italia». Efe Bal, la trans più famosa d’Italia, ha inscenato la sua protesta giovedì mattina davanti alla sede del Corriere della Sera. Nuda per chiedere di essere ascoltata e tassata. E’ già da tempo che porta avanti la sua battaglia in nome del suo credo: la professione di prostituta merita rispetto e considerazione, al pari di tutte le altre professioni. E come tale deve essere sottoposta a tassazione. Il vaso è tracimato dopo che Efe ha saputo di una sua collega cui è arrivata una cartella dell’Agenzia delle Entrate.
Transessuale, nata a Istanbul, da 14 anni a Milano, da 7 italiana a tutti gli effetti, libero-professionista del sesso mordi-e-fuggi: «Faccio la prostituta, fino a sei anni fa lavoravo in strada, ora non più e giuro che un po’ mi manca». E giorno dopo giorno, anche grazie alla notorietà per questa sua “crociata pro-tasse” si è conquistata il titolo di trans «più pagata» d’Italia.
SOTTO IL VIDEO PUBBLICATO DA CORRIERE.IT
http://video.corriere.it/efebal-protesta-al-corriere-sera/b830644e-994f-11e3-89bf-8cd8af0e5a04
«Voglio pagare le tasse, ottenere i miei diritti dopo aver rispettato i miei doveri di cittadino, lo sto chiedendo da tempo e sa quale è stata l’unica risposta che ho ricevuto? Due cartelle dell’Agenzia delle Entrate, mezzo milione di euro di multa perché considerano ingiustificati i miei movimenti di denaro sul conto corrente (oltre 900 mila euro in cinque anni, ndr) . Mi chiedono da dove vengono quei soldi e io ho detto la verità, ho spiegato come li guadagno. Ma per loro questo mestiere non esiste. Un’ipocrisia – continua inarrestabile -: se tassassero anche noi prostitute, riconoscendoci i nostri diritti, potrebbero evitare di far pagare l’Imu a tanta povera gente». Ha anche in mente un sistema ad aliquote decrescenti per fasce di età: «Un forfait basato sui guadagni presunti: 1.000 euro al mese fino ai 30 anni di età, quando si presume guadagni di più, e poi a scalare fino ai 200 euro alle over 50. E non chiamatelo “puttanometro”, per favore… Sa quante donne e quanti trans ne guadagnerebbero anche in dignità e sicurezza, quando si presentano in ospedale, o quando chiedono un prestito in banca… Ma è normale, secondo lei, che debba pagare una Porsche in contanti?». «Io chiedo di incontrare il signor Befera, così magari riesco a convincerlo che faccio proprio questo lavoro».
Prima di diventare celebre e cliccatissima sul web, Efe ha vissuto in ristrettezze economiche, tempi duri che ora sono solo un ricordo. Adesso Efe insiste per pagare le tasse, ma la sua professione non è riconosciuta. Oltre al successo in rete, dove tra l’altro gestisce tre siti tutti suoi, fa tournée a Parigi, Londra e Roma, la tv le dedica programmi speciali e recentemente si è dedicata anche alla scrittura. Ad annunciare l’esordio di Efe come scrittrice è stato il Corriere di Milano dove la trans ha acquistato una pagina intera per pubblicizzarlo. “Efe. Quello che i mariti non dicono. Confessioni di una Trans”, è il titolo del libro scritto con Stefania Berbenni e pubblicato da Mondadori.
Ma e’ possibile far pagare le tasse alle prostitute?
La questione è spesso affrontata e dibattuta e a fronte della posizione di chi ritiene difficile procedere ad una tassazione dell’attività di prostituzione in quanto non si saprebbe come procedere alla registrazione presso l’agenzia delle entrate della relativa attività commerciale (infatti l’apertura di una partita iva, con tutte le conseguenze in termini di versamento della stessa IVA e del pagamento delle tasse, richiede che si svolga un’attività riconosciuta dalla legge), si contrappone la posizione di chi invece ritiene l’attività di meretricio come “prestazione di servizi” e quindi come qualsiasi altro lavoro autonomo per il quale si deve pagare le relative tasse. Ad esempio in tal senso Commissione Tributaria di Rimini ha condannato una prostituta al pagamento delle imposte evase considerando la sua attività riconducibile a “lavoro autonomo”, alla pari quindi di un libero professionista. La CTP ha elaborato detta condanna sulla base dell’articolo 53 della nostra Costituzione per cui “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Se non sussiste lo sfruttamento della prostituta, che configura reato, allora il pagamento delle tasse sarebbe considerato dovuto.