Chiusura “forzata” e iniqua per il Glue Lab di Ancona

 CIRCOLO SOPRAFFATTO DAll’INTOLLERANZA

 Fed logo glue labANCONA – di Alessandro Faralla – Ad Ancona la cultura non è di casa, ne viene tutelato e permesso solo un certo tipo. Una prova? La chiusura “forzata” del Glue-Lab. Il circolo culturale, dopo poco più di un anno, ha smesso di invischiare piacevolmente i suoi tanti frequentatori il 21 dicembre scorso, salutandoli con eventi conclusivi. Parliamo del locale di via Matteotti, in pieno centro storico, diviso su 3 livelli. Nella parte sottotterranea la saletta per concerti – piccola ma sempre straripante di pubblico –  cuore pulsante per gruppi della scena hardcore, punk, di rock duro e della musica indie locale e nazionale. Soprattutto musica, al piano terra anche con djs. Ma anche un laboratorio per la creazione e fruizione di ogni forma di espressività artistica. Attività d’autoproduzione, creative per giovani e bambini, workshop, aperitivi in lingua straniera, promozione della cultura vegana (grazie anche al fornitissimo  ed originale bar), spettacoli teatrali. Un arredamento molto originale, dallo stile al contempo vintage e neo-underground. Un ambiente accogliente, dove poter dialogare, rilassarsi sprofondati su poltrone, intrigati da copertine di vecchi album, dischi, libri, riviste, fanzine, poster cinematografici anni ‘70  sulle pareti. Una chiusura “forzata”, va ribadito. Ecco perché. I problemi coi pochi “vicini di casa” si sono verificati, più o meno, fin dall’inizio, con lamentele e richieste da parte di alcuni residenti di via Matteotti per l’intervento delle forze dell’ordine. Motivo? Il semplice chiacchiericcio delle persone che sostavano fuori dal circolo; e un paio di episodi di atti vandalici. Riguardo ai secondi, ha riferito Barbara Venturi, vicepresidente del circolo, non sarebbero collegati al Glue-Lab. Eppure, dopo la pausa estiva, tutto sembrava tranquillo. Ma a metà ottobre sul circolo è piombata la notifica di un’ordinanza comunale che vieta di “fare musica amplificata che rechi disturbo alla quiete pubblica”. Ciò in conseguenza di una relazione stilata dall’Arpam dopo una verifica effettuata il 4 ottobre. Il paradosso: “Ad oggi non abbiamo ancora visto la relazione –  denuncia Barbara – Poco chiare, inoltre, le modalità della verifica su rumorosità è decibel. L’Arpam ha fatto le sue registrazioni su richiesta di una vicina residente, in presenza di un solo testimone”. A sollevare il caso in Consiglio comunale, ma senza successo, ci ha provato il consigliere Francesco Prosperi (Movimento 5 Stelle). Barbara Venturi ha avuto diversi colloqui con l’assessore comunale alla Cultura, Paolo Marasca. Gli ha chiesto di potere leggere la relazione Arpam. Ha ricevuto in cambio assicurazioni d’interesse sull’intero caso. Ma poi non ha saputo più nulla. Conseguenza dell’ordinanza: concerti annullati o sposati in altri locali, come l’Asilo Politico e Lo Spazio Autogestito La Cupa, fino alla decisione di chiudere definitivamente. Non c’era un’altra strada? Venturi:  “L’ordinanza di per sé non ci impedisce in teoria di tenere concerti. Ma ci ha creato forte disagio. Rinvigorito dalle “intimidazioni” e lamentale dei pochi, e a mio avviso influenti vicini, che chiamavano polizia e carabinieri per un nonnulla ”. Il locale rispondeva a tutti i requisiti necessari per lo svolgimento dell’attività concertistica. “Era possibile verificarlo con un normale controllo sull’insonorizzazione, mai effettuato”. Ultimo tentativo di sopravvivenza, la proposta di trovare un compromesso circa precisi giorni di apertura o per la concessione di altri immobili in affitto. Ma il Comune ha risposto picche al circolo. “Siamo stati un punto di aggregazione diverso dai soliti, anche un po’ di nicchia, un piacevole riferimento per un certo tipo di pubblico e gruppi musicali – conclude la Venturi –  C’è stata la conferma che ad Ancona e tra i suoi amministratori  non c’è la volontà di far emergere realtà non omologate e standardizzate”.

 Ad Ancona esistono altri locali musicali commerciali dove il disturbo della quiete pubblica è davvero frequente, eppure non si ha notizia di ordinanze o divieti. Probabilmente le norme non vengono fatte rispettare in modo omogeneo. Il Comune e le altre istituzioni competenti hanno la coscienza davvero pulita?

(articolo tratto da Urlo mensile di resistenza giovanile)

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