Vecchio Faro di Ancona, “recupero flop” della Regione

SPARITI IN BILANCIO FONDI E PROGETTO

x Fed vecchio-FaroANCONA – di Giampaolo Milzi – Eppure una luce di speranza si era accesa sul vecchio Faro di Ancona. L’aveva accesa, nella primavera del 2013, la Regione Marche, per dargli nuova vita e funzionalità tecnologica al servizio delle attività marinare. E nel contempo per effettuare quei lavori di restauro necessari alla riapertura della monumentale struttura ottocentesca, chiusa al pubblico dal lontano 2003. Cos’è successo nel frattempo? La malapolitica ci ha messo il suo beffardo zampino. Che ha determinato la chiusura e l’abbandono in un cassetto burocratico della delibera adottata dalla Giunta regionale nel maggio di due anni fa. Un atto per il quale si era appassionatamente adoperato l’allora assessore alla Difesa della costa e alla Protezione civile Paolo Eusebi. Un atto capace di intercettare una bella fetta della quota di 235mila euro attingibile dal fondo generale stanziato dall’Unione Europea per il Progetto Hazard, di cui la Regione Marche è ancora partner assieme ad altre Regioni italiane e Contee di 5 Paesi del bacino Adriatico-Ionico. La luce capace di dare nuova vita al Faro che svetta sul colle dei Cappuccini era rimasta accesa giusto qualche mese. Perché? Perché la citata fetta del fondo UE Hazard avrebbe coperto le spese per la realizzazione dell’apparato tecnologico, comprensivo della realizzazione della nuova lanterna di rilevamento elettronico posizionata in cima alla torre alta 20 metri, e dei sistemi informatici di supporto, da installare in uno spazio nei locali al piano terra. Per completare quasi del tutto il progetto occorreva coprire un altro capitolo di spesa, quello concernente la ristrutturazione del complesso architettonico, che sarebbe stata vagliata dalla Soprintendenza: circa 100mila euro attingibili dal bilancio regionale, necessari per lo più al restauro dell’immobile d’avancorpo basamentale. E’ andata a finire che in occasione dell’approvazione del bilancio regionale per il 2014, quei 100mila euro non sono stati stanziati. Poco rassicurante, fra l’altro, in quella prospettiva, un precedente atto politico: il rimpasto in Giunta deciso dal Governatore Spacca, che aveva tolto la delega assessorile ad Eusebi assegnandola dal 1 giugno a Paola Giorgi (ancora assessore). In teoria, sarebbe mancata all’appello ancora una piccola somma, circa 50mila euro – necessaria per gli interventi per la risistemazione delle scale a chiocciola in pietra d’Istria interne alla torre e al riposizionamento dei mattoncini esterni – per la quale la Regione contava su una promessa del Comune di Ancona.

Bilancio definitivo in nero, dunque: niente 100mila euro nel bilancio regionale 2014; inutile quindi insistere nella pratica complicata – ma affrontabile in positivo – per ottenere dal Demanio pubblico (proprietario della vetta dei Cappuccini e del Faro) una concessione in affitto (si ipotizzava una cifra di appena 6000 euro annui) o un altro atto di passaggio di possesso magari gratuito a favore della Regione per dare il via al progetto. A confermare che sia andata in sostanza così è l’architetto Alberto Cecconi, funzionario dirigente del servizio Tutela delle acque in Regione. Che quel progetto, come l’ex assessore Eusebi, l’aveva seguito con passione e professionalità assieme ad una equipe tecnica: “Questioni politiche, di burocrazia. Quanto al Comune di Ancona (che sarebbe stato coinvolto nella gestione del Faro rinnovato, ndr.) non mi risulta che si sia mai fatto vivo con la Regione”. Resta un contentino: “Pur monco del suo capitolo principale, quello relativo al Vecchio Faro tecnologico, la Regione sta portando avanti il progetto Hazard con alcuni fondi per installare in altri luoghi una rete di strumenti e telecamere per il monitoraggio e varare studi per vigilanza in mare”

Certo che, per il naufragio del progetto Nuovo-Vecchio Faro, resta molto amaro in bocca. Anche e soprattutto per il suo rilevante punto di forza. “L’inedità e virtuosa convivenza fra le nuove attività di monitoraggio eco-marittimo e la pubblica fruibilità di questo storico monumento per scopi culturali, didattici, turistici”, aveva sottolineato entusiasta nel maggio 2013 l’assessore Eusebi. Così come resta l’amaro in bocca nel prendere atto – salvo colpi di scena – che il Vecchio Faro, costruito con la fattiva benedizione di Papa Pio IX nel 1860, non sarà quello che avrebbe potuto e dovuto tornare ad essere, ovvero il fiore all’occhiello del Parco Cardeto-Cappuccini intitolato al poeta anconetano Franco Scataglini. Un’area verde, dalla straordinaria valenza storica, archeologica, architettonica e ambientale che peraltro proprio da due-tre anni sta versando in progressivo degrado.

E pensare che dal marciaronda sommitale del Vecchio Faro

si può godere lo straordinario panorama a 360° offerto dalla città che si adagia a gomito sul mare. Ne sanno qualcosa i relativamente pochi fortunati che tra il 2000 e il 2003, prima della chiusura per inagibilità di questa perla di Ancona, avevano potuto accedervi e salire proprio fino al marciaronda, grazie alle visite guidate organizzate con grande efficienza e successo dal Circolo naturalistico di Legambiente Il Pungitopo.

(articolo tratto da Urlo-mensile di resistenza giovanile e da www.vivereancona.it)

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