PUBBLICATA IN QUESTI GIORNI LA PRIMA ANALISI A LIVELLO EUROPEO SUI RISCHI DA CAFFEINA
del dottor Giorgio Rossi
L’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha pubblicato in questi giorni un parere scientifico sulla sicurezza della caffeina stabilendo le soglie giornaliere che è bene non superare per evitare problemi di salute. E’ la prima volta che i rischi da caffeina, da ogni fonte alimentare, vengano analizzati a livello di Unione Europea. Una valutazione richiesta dalla Commissione europea dopo che alcuni stati membri hanno espresso riserve sulla sicurezza del consumo di caffeina da parte della popolazione in genere, ma anche di gruppi particolari, come adulti che svolgono attività fisica e individui che consumino caffeina insieme ad alcol o sostanze presenti nelle bevande energetiche.
La presenza di caffeina, in accordo con la Direttiva Europea 2002/67/CE, deve chiaramente figurare sull’etichetta delle bevande che contengono più di 150 mg/L. Queste norme si applicano ad alcune bevande analcoliche e alle bevande energetiche che contengono caffeina, ma non al tè, al caffè e ai prodotti che ne derivano , infatti si suppone che i consumatori sappiano che questi prodotti sono una fonte significativa di caffeina e che il contenuto di caffeina dipenderà dal metodo di preparazione .
La caffeina è una xantina, un alcaloide che si trova in diverse piante come chicchi di caffè e i semi di cacao, le foglie di tè, le bacche di guarana e le noci di cola e che viene aggiunta a bevande analcoliche e a diversi farmaci.
La caffeina, una ingerita nelle varie forme, raggiunge il circolo ematico nel giro di 30-40 minuti dall’ingestione. Poi viene distribuita in ogni parte dell’organismo e quindi metabolizzata ed escreta con le urine. L’emivita della caffeina nell’organismo è di circa 4 ore. La gravidanza rallenta il tempo nel quale la caffeina viene metabolizzata, pertanto i livelli di caffeina vengono mantenuti per un tempo più lungo.
La capacità della caffeina di aumentare la soglia di allerta e di sostenere l’attenzione più a lungo è stata ben documentata e il suo principale modo di agire come stimolante del sistema nervoso centrale è dato dalla sua azione di antagonista dell’adenosina. L’adenosina è una sostanza chimica, prodotta in modo naturale, che agisce da messaggero nella regolazione dell’attività cerebrale e modulando lo stato di veglia e di sonno. La caffeina blocca i recettori dell’adenosina presenti nel tessuto nervoso, in particolare nel cervello, mantenendo lo stato di veglia. Attraverso questo meccanismo la caffeina può potenziare la capacità di realizzare uno sforzo fisico e mentale , prima che si presenti la stanchezza.
Per molte decadi la caffeina ha destato interesse nella ricerca sulle malattie cardiovascolari, perché la si riteneva in relazione con dislipidemie, alterazioni della pressione sanguigna, aritmie cardiache e altri danni alla funzionalità cardiaca. Tuttavia, un consumo moderato di caffeina non è normalmente associato a un aumento del rischio di malattie cardiache in assenza di problemi medici, risulta difficile escludere completamente questa relazione in caso di un consumo elevato.
Non esiste, invece, alcuna prova che il consumo di caffè rappresenti un fattore di rischio per lo sviluppo di cancro; questa opinione è supportata dal World Cancer Research Fund che ha dichiarato in una recente pubblicazione che la “ maggior parte delle evidenze scientifiche suggerisce che il consumo abituale di caffè e tè non ha nessuna relazione significativa con qualunque tipo di cancro”.
L’EFSA in questa pubblicazione ha analizzato i possibili effetti nocivi legati al consumo di caffeina nella popolazione sana ( di varie categorie: adolescenti, donne incinte, sportivi, anziani) e in associazione con altre sostanze presenti nelle bevande energetiche , alcol o sinefrina. Ecco quindi le conclusioni a cui sono giunti per un consumo senza rischi. Per gli adulti sani, la dose giornaliera di caffeina sicura è pari a 400 mg, che equivalgono a quattro tazzine di caffè , se si considera che un espresso contiene dai 70 ai 100 milligrammi di caffeina. Fanno eccezione però le donne in gravidanza e allattamento e i minorenni. Per queste categorie, infatti, la soglia sicura di caffeina da ogni fonte è entro i 200 mg al giorno, l’equivalente di due tazzine di caffè.