La camminata sulle Torri Gemelle del visionario funambolo Petìt

ANCHE I SOGNI IMPOSSIBILI INIZIANO CON UN PICCOLO PASSO

Philippe Petitdi Tommaso Rossi

La storia di una avventura straordinaria, una follia visionaria e romantica del più grande funambolo della storia. Philippe Petit, e quella frase che si staglia nel trailer del film a lui dedicato uscito in questi giorni al cinema .”The Walk”, di Robert Zemeckis, altro visionario che con Ritorno al Futuro cambiò la storia del cinema e di molti ragazzini della mia età. “Sei arrogante”, gli urla la fidanzata, e lui: «Certo, come potrei altrimenti fare quello che faccio?».Era  il 7 agosto del 1974, e Philippe compie la sua impresa programmata da tempo, attraversare la distanza che separava le due Torri del World Trade Center di New York, a  Manhattan, appena costruito.

Unire, percorrere, volare, costruire l’infinito, dipingere il cielo di sogni.

Quel cielo sopra new York che qualcuno, armato non di sogni ma di morte, decideva di distruggere nell’attentato che più di ogni altro cambio per sempre la storia dell’umanità.

Philippe Petit attraversò cinque volte gli oltre 40 metri che separavano le due torri, a 400 metri di altezza da terra, mentre i poliziotti lo attendevano al varco. Ma la storia che stava scrivendo il piccolo funambolo stravagante e ribelle  era più importante pure della galera, in cui Philippe finì arrestato per le sue imprese varie volte.

La storia di Philippe Petit parte da lontano. Nato in una famiglia piccolo borghese di Nemours, il 13 agosto del 1949, la scuola gli va stretta, le regole non fanno per lui sin da piccolo. Ha sei anni quando annuncia di voler diventare regista teatrale ed impara da solo l’arte dei giochi di prestigio. Poi studia per dieci anni pittura, scultura, scherma, stampa, falegnameria, teatro, equitazione. A 17 anni comincia a fare il giocoliere, l’artista di strada. Tutto da autodidatta. A diciotto anni è già espulso da cinque scuole perché durante la lezione si divertiva a sfilare portafogli ai prof, e a fare giochi con le carte. Philippe voleva dimostrare sempre di essere il migliore, di non fermarsi davanti alle regole. Si rifiuta di dare esami per dimostrare che l’essere migliori prescindeva dal giudizio degli altri, se ne andò prestissimo da casa e inizio una vita di strada, bohemienne e romantica, guadagnandosi da vivere con i suoi giochi di prestidigitazione, qualche sporadica apparizione a teatro e nei circhi. Ma il suo vero teatro è l’aria, lo spazio tra la terra e il cielo.

Comincia un preparazione minuziosa, con un fidato gruppo di compagni delle sue imprese eroiche e fuorilegge, dei suoi straordinari spettacoli dell’aria. Spettacoli clandestini, veri e propri colpi organizzati per sfuggire ai controlli, alla sicurezza, alla polizia. Solo lui, i suoi fidati amici, il cielo, l’aria.

E un cavo d’acciaio issato nel sottile confine tra la vita e la morte.

Nel 1971 la sua prima impresa:  attraversa lo spazio che separa i campanili di Notre Dame a Parigi.  Una volta sceso, lo arrestarono: non era la prima volta, ma non fu nemmeno l’ultima…fu arrestato ben 500 volte!

Nel 1973 a Sidney, attraversò lo spaziotra le cime dei piloni nord dell’Harbour Bridge. E ancora la traversata delle Grandi Cascate di Peterson, quella delle cascate del Niagara, il Superdome a New Orleans, le guglie della cattedrale di Laon, in Francia. Poi ci fu la “passeggiata” di 800 metri su una corda tesa in diagonale fino al secondo piano della Tour Eiffel.

Ma il suo appuntamento con la storia era sulle Torri Gemelle, quel 7 agosto a New York.

Petit cominciò a pensare alla traversata delle Torri Gemelle quando a 17 anni vide il loro progetto in una rivista. Quando iniziò la loro costruzione Philippe, insieme ai suoi stretti collaboratori, inizio anche la sua preparazione, e il trasporto in cima alle torri di tutta la complessa attrezzatura che gli sarebbe servita per realizzare la sua folle e visionaria impresa, con astuti travestimenti per ingannare la security.

Poi affittò un elicottero per scattare fotografie aeree delle Torri e ne costruì un modello in scala, per studiare ogni attimo del suo piano.

Ed eccolo lì, vestito di nero e con un’asta per tenersi in equilibrio,a camminare, e poi sdraiarsi, inginocchiarsi sul filo, salutare la gente che nel frattempo si era assiepata sotto le torri e lo applaudiva, trattenendo il fiato in un attimo che stava colorando di follia la storia. La polizia gli intimò di fermarsi e quando decise di farlo, fu arrestato. L’impresa nel frattempo aveva fatto il giro del mondo, Petit era diventato un eroe romantico. Il procuratore distrettuale capì che in fondo, a parte le mille violazioni di legge poste in essere per realizzare il suo sogno, Philippe aveva agito non di certo per far del male a qualcuno, ma soltanto per dimostrare, come aveva sempre fatto, a se stesso e al Mondo intero, che anche i sogni impossibili iniziano con un piccolo passo. E fece cadere, il Procuratore di New York, tutte le accuse formali a suo carico, condannandolo ad esibirsi per i bambini a Central Park.

Philippe Petit

 

 

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