Tornano a volare i Corvi attorno al Papa

UNA NUOVA INCHIESTA SVELA I MISTERI ATTORNO ALLA SANTA SEDE

di avv. Mary Basconi

imagesIl precedente. Tre anni fa scoppiava nella città del Vaticano il primo scandalo legato alla fuga di notizie e documenti riservati. Era l’inizio del 2012 quando la divulgazione di informazioni interne vaticane strettamente riservate portò alla scoperta dell’esistenza di profonde divisioni e contrasti interni sugli indirizzi di governo del Vaticano e sulla gestione della sua Banca IOR (Istituto per le Opere Religiose). La bufera che ne seguì, alimentata anche dalla pubblicazione del libro “Vaticano Spa” di Gianluigi Nuzzi, portò alla celebrazione del processo a carico di Paolo Gabriele, maggiordomo di Papa Benedetto XVI ed unico indagato, che si concluse il 10 novembre 2012 con la sua condanna a quattro mesi di reclusione, poi ridotti a due, e mai scontati per effetto della grazia successivamente concessa da Papa Ratzinger.

La storia si ripete. Oggi, un nuovo scandalo travolge il Vaticano. L’accusa è la stessa: “sottrazione e divulgazione di notizie e documenti riservati”. Diversi i personaggi coinvolti. Questa volta a venire interrogati e ad essere trattenuti in stato di arresto da parte della Gendarmeria vaticana sono stati un prelato, monsignor Angel Vallejo Balda, e la laica Dott.ssa Francesca Immacolata Chaouqui. Ad accomunarli il ruolo che entrambi hanno svolto all’interno della “Cosea”, ovvero la commissione di riforma delle strutture economico-amministrative del Vaticano istituita nel luglio 2013 per volere dello stesso Papa Francesco a tre mesi dalla sua nomina.

Medesimo, l’appellativo utilizzato. Sono loro, oggi, i “corvi” del Vaticano. Il termine era stato utilizzato per la prima volta durante la “stagione dei veleni” al Palazzo di Giustizia di Palermo. Era la fine degli anni 80, quando cinque lettere anonime contenenti informazioni ed indiscrezioni contro il magistrato Giovanni Falcone ed altri suoi colleghi, vennero fatte pervenire all’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, segnando l’inizio di un periodo di concitazione e imbarazzo istituzionale.

Fuga di notizie, dunque. Divulgazione all’esterno di documenti e informazioni strettamente riservate. Questa, l’attività che i “corvi” avrebbero posto in essere; questa, l’accusa di cui sono chiamati a rispondere.

L’ipotesi di reato a loro carico è quella di aver violato l’art. 116 bis del codice penale in vigore nello Stato Vaticano, così come introdotto dall’art. 10 della legge vaticana IX del 13 luglio 2013. L’articolo recita: “chiunque si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila. Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni. Se il fatto di cui al comma precedente è commesso per colpa, si applica la pena della reclusione da sei mesi a due anni”.

Gli interessati sono stati ascoltati come persone informate sui fatti al fine di chiarire la loro posizione rispetto alle ipotesi di reato formulate.

E mentre il monsignor Vallejo Balda è ancora trattenuto, la dottoressa Chaouqui è stata rilasciata dalle autorità che, dopo averne comunque convalidato l’arresto, hanno provveduto al suo rilascio affermando che all’esito del suo interrogatorio “non sono più state ravvisate esigenze cautelari, anche a motivo della sua collaborazione alle indagini” (nota del Promotore di Giustizia del 02/11/2015).

Il contenuto dei documenti ed i due libri di recente pubblicazione. Come in passato, i documenti divenuti pubblici dovrebbero contenere informazioni sull’attività dello IOR che resta il punto cruciale degli affari “oscuri” della Chiesa. Nonostante gli impegni assunti in passato per una collaborazione reale con la magistratura italiana infatti, molte reticenze hanno segnato il rapporto con i pubblici ministeri titolari di inchieste che hanno riguardato conti aperti presso l’Istituto o comunque depositi collegati in altri istituti di credito, prima fra tutti la Deutsche Bank. Ma i documenti dovrebbero portare alla luce anche vicende legate a soldi, sprechi, ricchezze sterminate, offerte dei fedeli spese per la curia e non per i poveri, ecclesiastici che utilizzano i fondi della Chiesta per i propri interessi personali.

Per approfondire, basterà andare in libreria. Dal 5 novembre 2015 sono infatti disponibili due libri che dovrebbero contenere molti dei documenti riservati: “Via Crucis” di Gianluigi Nuzzi, editore Chiarelettere, e “Avarizia” di Fittipaldi, editore La Feltrinelli.

Entrambi gli autori si affrettano a precisare che non si parla di Papa Francesco.

Seppure si annunciano rivelazioni di scandali e corruzione ai più alti livelli della Chiesa e non solo, i testi mirano a sottolineare l’esistenza di una Chiesa, che nei fatti, appare ancora troppo lontana dal messaggio di umiltà e povertà che il Papa divulga al mondo. La fonte delle informazioni riservate, non viene indicata ma nel libro di Fittipaldi si fa riferimento spesso alla Commissione in cui sia il monsignor Vallejo Balda e la Chaouqui facevano parte, e si fa riferimento ad un monsignore, che si sarebbe occupato della consegna materiale dei documenti all’autore.

La curiosità, resta quella di sapere come mai persone interne abbiano ritenuto di dover “passare” tutte queste informazioni. La versione fornita nello stesso libro di Fittipladi è che lo stesso monsignore avrebbe agito spinto dal desiderio di rendere pubblici i documenti affinché Papa Francesco sappesse tutto: che la Fondazione Bambin Gesù nata per raccogliere le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Bertone; che il Vaticano possiede case a Roma dal valore di svariati milioni di euro, in cui non ci sono poveri né rifugiati ma personaggi famosi e raccomandati; che le fondazioni intitolate a Ratzinger ed a Wojtyla hanno accumulato milioni di euro; che le offerte che i suoi fedeli gli regalano attraverso l’Obolo di San Pietro non vengono spese per i più poveri, ma accumulate su conti e investimenti che oggi valgono quasi quattrocento milioni di euro; che lo Ior non è stato ancora ripulito e si nascono al suo interno clienti abusivi, indagati per gravi reati; che la stessa banca non ha mai rispettato gli impegni presi all’estero e non ha ancora fornito i nomi di chi è riuscito a ritirare i soldi e rifugiarli all’estero. Queste e tante altre informazioni dovrebbero essere rese note a Papa Francesco, perché sappia che all’interno della Chiesa ci sono tanti, troppi individui che ancora sono così lontani dal messaggio che il Capo della Chiesa sta diffondendo.

Viene da chiedersi se il Papa non lo sapesse già, motivo per cui aveva istituito lui stesso la Commissione ed avviato il processo di riforma. Così come viene anche da chiedersi come mai tutte queste informazioni non gliele abbia date direttamente il monsignore stesso.

Le indagini collegate. Nella vicenda non ci sono altri indagati, ma un’inchiesta nazionale si intreccia con quella vaticana. Nelle indagini svolte dalla Procura di Terni e guidate dal PM Elisabetta Massini sui conti e gli affari della Curia di Terni, la Dott.ssa Chaouqui sarebbe indagata insieme al marito, esperto informatico e fino a qualche tempo fa webmaster del circuito intranet della Santa Sede, per estorsione ed intrusione informatica.

Il filone di indagini potrebbe far aumentare la lista degli indagati nell’inchiesta vaticana. L’ipotesi è infatti quella di una “rete” che avrebbe agito nei conti definiti “laici” dello Ior, ovvero i conti con intestatari che non rientrano nelle categorie autorizzate, tra cui destano particolare interesse gli avvocati con il compito di istruire le cause di canonizzazione e di beatificazione. Al vaglio dei magistrati anche i rapporti con i religiosi che hanno il compito di gestire le pratiche e quelli con gli esperti medici chiamati a fornire il loro parere sulle “guarigioni prodigiose”.

La reazione della Chiesa. Padre Federico Lomabardo, riferendosi ai libri recentemente pubblicati, ha dichiarato che “anche questa volta, come già in passato, sono frutto di un grave tradimento della fiducia accordata al Papa e, per quanto riguarda gli autori, di una operazione per trarre vantaggio da un atto gravemente illecito di consegna di documentazione riservata (…) Pubblicazioni di questo genere non concorrono in alcun modo a stabilire chiarezza e verità, ma piuttosto a generare confusione e interpretazioni parziali e tendenziose. Bisogna assolutamente evitare l’equivoco di pensare che ciò sia un modo per aiutare la missione del Papa”.

È intervenuto anche il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino affermando che chi sta leggendo “non si sta rendendo conto che è stato Papa Francesco a volere che si faccia luce su realtà che non assomigliano a quello che Gesù vuole”.

Il dubbio, secondo alcuni, sovviene ed è legittimo. Il dubbio che tutto questo (inclusi i due libri disponibili da pochi giorni in libreria) possa essere stato precostituito per cercare di minare o mettere in ombra il rinnovamento che Papa Francesco richiama continuamente tanto nel governo della Chiesa quanto nella sua predicazione nel mondo. Tanto più forte è il messaggio, tanto più forti sono le resistenze.

La risposta di Papa Francesco è arrivata solo di recente. Al termine dell’Angelus di domenica 08 novembre, ha dichiarato che “diffondere documenti è reato. Ma voglio essere chiaro: chi commette questo reato non fermerà la mia opera di riforma”.

Seppure amareggiato, Papa Francesco afferma che questo “triste fatto” non scalfisce la sua determinazione e non lo distoglie dal portare avanti il lavoro di riforma iniziato.

E questo, sembra essere quanto di più credibile e degno di fiducia detto finora. 

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