IMPORTANTE SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA IN MATERIA DI DIRITTO ALLA PRIVACY

di dott.ssa Debora Iammarino

Novità in materia di rispetto della privacy provengono dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale, in una recentissima sentenza, ha stabilito che una società privata non vìola il diritto alla privacy di un dipendente qualora controlli le sue comunicazioni sugli account aziendali.

Il caso su cui si è pronunciata riguarda un ingegnere di Bucarest, licenziato per aver usato l’account aziendale per scambiare email con il fratello e con la fidanzata.

L’ex dipendente ha presentato ricorso alla Corte per invocare la prevalenza del rispetto della privacy e delle comunicazioni online e quindi la sua reintegrazione nel posto di lavoro.

Ma, a ben vedere, la Corte di Strasburgo ha ritenuto equa la pronuncia dei giudici nazionali, stabilendo che la giustizia romena ha raggiunto un buon equilibrio tra il diritto alla privacy del dipendente e gli interessi del suo datore di lavoro.

Dunque, secondo i magistrati UE, non è da ritenersi irragionevole che il datore di lavoro possa controllare i propri dipendenti e verificare che portino a termine le proprie mansioni durante l’orario di lavoro.

Il licenziamento è stato, pertanto, ritenuto legittimo sulla base di alcuni elementi: innanzitutto, l’account era stato attivato su richiesta dell’azienda, quindi è indiscutibile il fatto che il lavoratore sapesse che era proibito l’utilizzo del computer a scopi personali.

In secondo luogo, il datore di lavoro, in buona fede, era entrato nell’account credendo che vi fossero comunicazioni con i clienti e non ha controllato altri dati o documenti contenuti nel computer del dipendente.

In ultimo, il contenuto delle comunicazioni private non è stato utilizzato nelle cause per legittimare il licenziamento.

E’ vero che la vita privata e ogni forma di corrispondenza sono tutelate dalla Convenzione dei diritti dell’uomo, ma se l’intrusione è ritenuta di portata limitata, sarà compatibile con la stessa Carta.