PRESENTATO IL PROGETTO FREE TO LIVE WELL WITH HIV IN PRISON
del dottor Giorgio Rossi
La scorsa settimana è stato presentato “FREE TO LIVE WELL WITH HIV IN PRISON”( Vivere bene con l’Hiv in carcere), un progetto che nasce dalla collaborazione tra NPS (Network Persone Sieropositive), la SIMSPe Onlus ( Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria), l’Università Cà Foscari di Venezia, con il contributo incondizionato di ViiV Helthcare ( Azienda Farmaceutica specializzata nello sviluppo di terapie per l’Hiv).
Il numero considerevole dei detenuti, l’aumento dell’età media della popolazione, l’alta frequenza di soggetti con fattori di rischio patologico e la limitata possibilità di accedere a misure alternative alla detenzione hanno contribuito a elevare il numero di reclusi con patologie complesse e infezioni da HIV all’interno delle carceri, con un’alta percentuale di detenuti inconsapevoli del proprio status sierologico.
Il progetto si focalizza su alcuni precisi obiettivi :
- implementare conoscenze , atteggiamenti dei detenuti, che consentano loro di compiere scelte responsabili e consapevoli riguardo alla propria salute già durante la detenzione, promuovendone il proprio benessere fisico soprattutto nell’ottica del ritorno in società;
- offrire al personale sanitario, agli agenti di polizia penitenziaria, agli educatori e ai volontari presenti in carcere la possibilità di sviluppare conoscenze, atteggiamenti e competenze per un’adeguata gestione in sicurezza del loro lavoro quotidiano;
- raccogliere elementi conoscitivi sui bisogni di salute dei detenuti e predisporre strumenti da fornire alle Regioni e alle Aziende Sanitarie Locali per rispondere a tali attività.
Già entro il mese in corso, infettivologi della SIMSPe ed esperti dell’Università Cà Foscari, con il fondamentale supporto di peer educator, ovvero ex detenuti attivisti nell’ambito dell’area dell’Hiv, svolgeranno un’articolata attività di formazione- informazione in dieci istituti penitenziari per adulti e un istituto penale per minorenni, per un totale di circa mille detenuti, in sei regioni: Lazio, Calabria, Liguria, Sicilia, Puglia e Marche.
Le attività d’intervento saranno affiancate da un’azione di ricerca finalizzata a individuare le effettive conoscenze dei detenuti e del personale carcerario rispetto all’HIV, a verificare l’esistenza di pregiudizi e paure legate alla convivenza forzata e a definire le necessità formative.
Inoltre, sarà facilitato l’accesso al test per l’Hiv, con il monitoraggio della presa in cura di eventuali esiti positivi al test, grazie al coordinamento con i centri clinici di ciascun istituto.
Gli organizzatori del progetto, sulla base di precedenti ricerche, affermano che nell’ambiente carcerario esiste un vasto sommerso di patologia che è necessario portare alla luce per consentire non solo migliore prevenzione, ma approcci terapeutici oggi efficaci e sicuri, anche in pazienti affetti da patologie importanti come l’Hiv.
L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Ministero della Salute e del Ministero della Giustizia.