CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE CON IL “SUPERVAMPIRO” RICKY TOGNAZZI
del dottor Giorgio Rossi
Il 20 ottobre scorso, a Roma , è stata presentata la Campagna promossa dalla SITA ( Società Italiana Terapia Antinfettiva) per sensibilizzare i cittadini al corretto uso degli antibiotici. L’uso sbagliato degli antibiotici rende i batteri resistenti e inefficace l’arma contro di loro. Tra le varie iniziative la Campagna prevede uno spot con l’attore Ricky Tognazzi che rappresenta un “supervampiro” che piomba tra gli abitanti di un villaggio che si erano liberati dagli eredi di Dracula, ma poi avevano abusato del rimedio: la metafora di una minaccia che sembrava consegnata definitivamente al passato e che invece ritorna.
Con questa Campagna la Sita cerca di raccontare l’incombente pericolo dei “superbatteri” in grado di resistere a tutti o quasi gli antibiotici disponibili. Secondo gli esperti, entro il 2050 le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo, con circa 10 milioni di vite ogni anno, più di quelle causate oggi dal cancro.
Un’emergenza globale di salute pubblica che preoccupa i Governi e le Organizzazioni Internazionali; infatti solo poche settimane fa, all’Assemblea generale delle ONU, quasi 200 capi di Stato hanno sottoscritto una dichiarazioni congiunta sulle linee guida mondiali per la lotta alla resistenza antimicrobica.
Il rischio è quello che inizi un’era post-antibiotica nella quale verrebbero a mancare farmaci efficaci per curare infezioni gravi che sembravano ormai debellate da quando, meno di un secolo fa, con la scoperta della Penicillina, iniziò l’era degli antibiotici; da allora si sono avvicendati oltre cento principi attivi nella famiglia degli antibiotici, molecole via via più efficaci che hanno contribuito in modo determinante all’aumento globale delle aspettative di vita. Fino ad arrivare all’epilogo dei giorni nostri : la riscossa dei batteri, che rischia di farci fare un salto nel passato.
E’ un problema che riguarda tutti , chi è malato e chi oggi è sano, chi si imbottisce di antibiotici per un raffreddore e perfino chi non ha mai preso una pillola in vita sua.
Lo sviluppo della resistenza è un normale processo evolutivo. Già nel 1945, nel suo discorso alla cerimonia del Nobel, Alexander Fleming, scopritore della penicillina, aveva avvertito che i microrganismi avrebbero potuto sviluppare resistenza a questo farmaco meraviglioso.
Esistono diverse vie per lo sviluppo della resistenza ; la più frequente è che nel corso degli anni, come in qualsiasi essere vivente, anche nel batterio si verificano delle mutazioni genetiche spontanee che lo possono rendere insensibile verso un determinato antibiotico.
Oppure si possono sviluppare degli enzimi all’interno del batterio stesso che inattivano l”antibiotico; ancora, il batterio produce delle sostanze con funzione di trasportatore di membrana che riconosce come estraneo l’antibiotico e lo espelle dalla cellula batterica stessa.
Se pertanto possiamo considerare la resistenza un fenomeno naturale che si è sviluppato da quando esistono gli antibiotici, bisogna far presente che esistono dei comportamenti che ne favoriscono ed accelerano l’insorgenza.
La Campagna della Sita vuole ricordare a tutti i cittadini l’importanza di usare bene gli antibiotici sottolineando, in modo particolare, che tra le pratiche considerate più dannose c’è l’abitudine di far uso di antibiotici anche per infezioni virali, come ad esempio l’influenza, dove non hanno nessuna utilità. Spesso a questa si associa il “fai da te”, assumendo il farmaco senza la prescrizione medica, ma su consiglio di amici o parenti. E poi assumere l’antibiotico a dosi non adeguate, troppo basse, o per periodi non adeguatamente prolungati.
Queste le quattro regole fondamentali :
- assumerli sempre dietro prescrizione medica;
- non assumerli per curare raffreddore ed influenza;
- rispettare le dosi prescritte;
- non interrompere la terapia.
Altra pratica che di recente è stata messa sotto accusa è l’abitudine in molti ospedali di prescrivere antibiotici a scopo preventivo; oltre il 45% dei ricoverati viene trattato con antibiotici, specie in reparti di terapia intensiva e neonatologia.
Inoltre una importante fonte di antibiotico-resistenza è rappresentata dagli allevamenti animali per uso alimentare. Negli allevamenti di polli, suini, bovini, pesci è presente un’ altissima densità di soggetti per metro quadro che facilita enormemente lo sviluppo e la diffusione di eventuali infezioni in grado di produrre un’alta mortalità di animali e pertanto conseguenze catastrofiche sulle finanze degli allevatori i quali hanno così cominciato ad usare dosi anche massicce di antibiotici per prevenire tali eventi.
In Europa dal 2003 è vietato l’uso di antibiotici a scopo preventivo negli allevamenti, ma è ammesso a scopo terapeutico nel caso in cui un soggetto sviluppi una malattia infettiva. Gli esperti fanno, però, notare che proprio per le condizioni di stress a cui vanno in contro gli animali che vivono in condizioni di sovraffollamento ambientale, essi stessi diventano particolarmente sensibili alle infezioni batteriche e pertanto la probabilità che un animale contragga una malattia infettiva è molto elevata e altrettanto quella di effettuare ripetuti trattamenti di antibiotico terapia a tutti gli animali presenti.
Il rischio per l’uomo non proviene dal fatto che consuma carni di animali contenenti antibiotici, ma che da questi allevamenti intensivi escono batteri resistenti che vanno poi a contaminare o gli stessi alimenti prodotti o gli operatori che aprono, così, il ciclo vitale.
Quali batteri sono diventati resistenti ? I sorvegliati speciali sono l’Escherichia Coli (infezioni del tratto urinario), Klebsiella Pneumoniae (polmoniti),Staphylococcus Aureo (infetta ferite e può trasmettersi al sangue), Enterococchi (infezioni alimentari, diarrea), Pseudomonas aeriginosa (polmonite).
Infezioni comuni come la polmonite, in molte situazioni non rispondono più; per le cistiti spesso non bastano più i farmaci orali ed è necessario ricorrere ad antibiotici iniettabili. Per trattare infezioni gravi, è sempre più necessario far ricorso ad antibiotici che sono considerati il massimo dell’efficacia e che costituiscono di fatto un’ultima spiaggia.
In questo scenario, va poi evidenziato un aspetto non certo trascurabile: mancano nuove molecole.
L’età dell’oro dello sviluppo di questi farmaci è stata intorno alla metà del secolo scorso, quando numerose nuove molecole entrarono nel mercato. Da allora il filone si è esaurito. La stragrande maggioranza degli antibiotici oggi a disposizione è stata sviluppata prima del 1968. L’ultima classe di antibiotici scoperta risale agli anni Ottanta.
Finalmente,però, dopo anni di calo degli investimenti delle aziende farmaceutiche nella ricerca in questo settore, le prospettive sembra stiano cambiando e all’orizzonte appaiono nuove molecole.
Il mondo scientifico si sta muovendo; anche l’Italia è in prima linea : entro il primo semestre 2017 sarà sviluppato un Piano Nazionale per combattere le resistenze antimicrobiche secondo gli obiettivi strategici del Piano di azione globale dell’OMS e basato sull’approccio “One Health”, cioè un approccio collaborativo, multidisciplinare, intersettoriale e coordinato per affrontare i rischi potenziali o già esistenti che hanno origine dall’interfaccia tra ambiente-animali-ecosistemi umani.