REGISTRO OPERATIVO A GENNAIO
ANCONA – di Giampaolo Milzi –
I cittadini anconetani potranno formalizzare le loro volontà riguardanti il trattamento medico desiderato nel caso in cui dovessero trovarsi in una situazione di salute talmente grave da comportare un stato d’incoscienza cronica o vegetativo permanente. Il 18 ottobre scorso infatti la Giunta municipale ha approvato il regolamento attuativo del testamento biologico, che sarà operativo entro il gennaio 2017. Occorrerà infatti del tempo per la predisposizione dei moduli che gli aspiranti testatori dovranno compilare con la propria dichiarazione anticipata di trattamento sanitario e per la istituzione del registro di riferimento. I moduli potranno essere ritirati e consegnati all’Ufficio municipale dello stato civile. Allo stesso Ufficio dovranno pervenire, in alternativa, le dichiarazioni anticipate sottoscritte dai cittadini (probabilmente in analoghi moduli standard) in presenza di un notaio, in base ad una convenzione che sarà stipulata tra l’Amministrazione comunale e il Distretto notarile di Ancona. Si tratta di dichiarazioni in cui i cittadini esprimeranno i loro intendimenti, in condizioni di lucidità mentale, in merito alle terapie tra quelle attuabili e/o reiterabili nell’eventualità in cui successivamente siano incapaci di esprimere il proprio consenso informato a causa di malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti. Nella maggior parte dei casi tali malattie o lesioni costringono il personale medico a trattamenti permanenti con macchinari o strumenti tecnologi (come respirazione e alimentazione artificiali, terapie del dolore e palliative) che assicurano una vita considerabile non naturale, in quanto non consente una pur minima capacità di relazione. Una situazione che da anni solleva ampi e controversi dibattiti di tipo etico su quale sia il doveroso limite da porre a cure che, di fatto, possono travalicare in un inutile accanimento terapeutico. L’istituzione del testamento biologico supera di fatto e in gran parte tale dibattito, attribuendo al cittadino un diritto fondamentale, quello di poter decidere liberamente e in piena coscienza – qualora in futuro sia nelle condizioni sopra citate – a proposito del proprio “fine vita”.Per assicurare il rispetto delle volontà espresse anticipatamente in modo formale risulterà comunque fondamentale il ruolo svolto da uno o più fiduciari di concerto con i medici.
Va ricordato che in Italia – nonostante siano state presentate da anni diverse proposte per una normativa mirata – non esiste ancora una legge nazionale sul trattamento di fine vita. E quindi il testamento biologico introdotto dal Comune di Ancona, così come gli altri già in vigore in altre città, non ha un pieno effetto giuridico. Tuttavia si tratta di uno strumento che avrà un forte valore di tipo orientativo – deontologico – comportamentale nei confronti dei medici e che fin da subito esprime un importante impulso nei confronti del Parlamento a legiferare in materia (come già avvenuto in Usa e in altri Paesi, anche europei).
“Grande soddisfazione per la decisione dell’Amministrazione comunale di Ancona e del sindaco Mancinelli di istituire il testamento biologico” è stata espressa in una nota da Renato Biondini, segretario della cellula di Ancona dell’associazione “Luca Coscioni”, e Francesco Rubini e Stefano Crispiani, consiglieri comunali di Sel. I quali ricordano come “a questo traguardo si è arrivati grazie ad anni di lotte e iniziative, che ci hanno visti affiancati dall’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar, ndr.) e da molti anconetani”. Una mobilitazione civile iniziata fin dal 2009, con una raccolta di firme per l’istituzione del registro, e culminata l’anno scorso con la mozione presentata dal gruppo consiliare Sel e
e approvata dal Consiglio comunale. “E’ auspicabile che i funzionari municipali incaricati predispongano i moduli e il registro del testamento biologico in modo tale da includere dichiarazioni anticipate che riguardino, oltre che l’interruzione di trattamenti sanitari, anche il desiderio di donare propri organi o di essere cremati, per fare un paio di esempi, una volta sopraggiunto il decesso”, ha sottolineato Renato Biondini.
(articolo tratto da Urlo-mensile di resistenza giovanile)