SI E’ CELEBRATA LA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO ISTITUITA DA GIOVANNI PAOLO II
del dottor Giorgio Rossi
L’11 febbraio scorso si è celebrata la XXV edizione della Giornata Mondiale del Malato, come ogni anno, nello stesso giorno, da quando nel lontano 1992 fu istituita da Papa Giovanni Paolo II con l’intento della diffusione della cultura del rispetto della vita, della salute e dell’ambiente.
Alla vigilia dell’evento è stata presentata nella sala stampa della Santa Sede la “ Nuova Carta degli Operatori Sanitari”.
La nuova Carta ispirandosi alle nuove conquiste biomediche e alle nuove realtà socio-sanitarie, aggiorna , dopo un lavoro durato sei anni, la precedente edizione del 1994, tradotta in 19 lingue
Ovviamente il documento ribadisce innanzitutto i principi morali della Chiesa Cattolica in merito alla difesa della vita, dal concepimento alla morte, e all’assistenza ai malati con l’obiettivo principale di orientare l’operatore sanitario a scelte sempre più rispettose della persona umana e della sua dignità, “specie nella complessità delle odierne tecnologie”.
Ma questa edizione introduce una vera novità rappresentata dal fatto che “vengono affrontati problemi ( come detto nella prefazione) che stanno assumendo un rilievo più marcato, soprattutto in ordine alla giustizia, al rispetto e all’accresciuta sensibilità relativamente ai principi di solidarietà e sussidiarietà”.
Infatti, questo nuovo documento, non è indirizzato più solo a medici, infermieri e quanti si occupano di assistenza , ma anche agli amministratori, ai legislatori in materia sanitaria, operatori sanitari del territorio, del settore pubblico e privato e soprattutto a laici e a credenti.
In questo contesto la Carta, denunciando l’accentuazione delle diseguaglianze di accesso alle cure che nel mondo oggi rappresentano ovunque la vera emergenza, introduce il concetto di “giustizia sanitaria”, che deve essere perseguito proprio da quanti elaborano strategie e politiche sanitarie.
Giustizia sanitaria che si realizza soprattutto, sottolinea il documento, adottando strategie sanitarie non solo economicamente, ma anche e soprattutto eticamente sostenibili. In primo luogo contrastando la diseguale distribuzione delle risorse economiche.
Per esempio rendendo disponibili farmaci essenziali in quantità adeguate, di qualità garantita e a costi accessibile ai singoli e alle comunità.
Se viene considerato innegabile che la conoscenza scientifica e la ricerca delle imprese del farmaco abbiano leggi proprie alle quale attenersi (ad esempio un equo profitto quale supporto all’innovazione) queste devono coniugarsi con il diritto all’accesso alle terapie essenziali , soprattutto nei Paesi meno sviluppati.
“La giustizia sanitaria è comunque declinabile in ogni parte del mondo dove emergono, non solo tra gli Stati, ma anche e soprattutto tra i cittadini di uno stesso Stato, marcate diseguaglianze di accesso alla cure, che mettono a rischio il diritto di tutela della salute”
Viene ribadita l’importanza della prevenzione come settore prioritario per realizzare il diritto di tutela della salute, dove l’impegno dell’operatore sanitario per renderla effettiva ed efficace non può riguardare solo le corrette tecniche di applicazione, ma una adeguata diffusione culturale volta a far assumere al cittadino comportamenti e abitudini di vita miranti ad evitare l’insorgenza, la diffusione e l’aggravamento delle malattie.
In questo ambito viene riconosciuta l’importanza degli screening e delle vaccinazioni :” il rifiuto di vaccinarsi può mettere a rischio la salute delle persone che non possono essere vaccinate per motivi di salute. Proprio per questo motivo la vaccinazione diventa un dovere sociale “.
Ma alla base di tutto, il documento pone il rapporto tra professionista sanitario e paziente, che “nel rispetto delle singole autonomie, esige disponibilità, attenzione, comprensione, condivisione, dialogo, insieme a perizia, competenza e coscienza professionale”.