articolo di Lucia Moglie, Psicologa psicoterapeuta
“Quando era piccolo, chi dava le regole in casa sua? Mamma.. papà.. o chi altro?” domanda il terapeuta al paziente seduto comodamente davanti a lui.
“Mah, non saprei, in realtà credo mi abbiano lasciato molto libero di fare..”
L’approccio educativo delle ultime decine di anni si rispecchia spesso nella risposta di questo paziente, che si racconta come “fortunato” di aver goduto di un buono spazio di azione e magari reputa di averlo saputo sfruttare.
La società di oggi verte proprio sulle libertà, intese in particolar modo come il potersi permettere di pensare, esprimere ed agire, in totale contrapposizione con le rigidità di pensiero, di espressione e di comportamento proprie del precedente secolo.
Si tratta di un segno di apertura enorme, un’apertura che dà aria, speranza, possibilità e opportunità all’individuo e alle nuove generazioni.
Autoaffermarsi, ascoltare le proprie emozioni, dargli valore, liberarsi dagli stretti vincoli del giudizio: sono tutte inclinazioni a cui oggi l’individuo mira e che forse si appresta a conquistare.
Dal punto di vista educativo, è stato possibile guardare così lontano e così in alto anche grazie all’ascesa e all’affermazione del metodo Montessori, approccio risalente alla fine del XIX secolo, che sostiene fermamente la libertà del bambino di scegliere il suo percorso di crescita; tale ottica mette “in qualche modo” la palla nelle mani del bambino.
Alcuni potrebbero obiettare che il bambino potrebbe non essere sempre in grado di giocarla questa palla ma Maria Montessori aveva sagacemente previsto anche questo tipo di cretiche e aveva posto una condizione fondamentale alla base della sua teoria, ossia la necessità di ambiente preparato.
In un ambiente di questo tipo, che la Montessori chiama a misura di bambino, il bimbo stesso può usufruire del libero arbitrio senza rischiare di farsi male o di farne ad altri. E di più, può imparare e crescere.
Nella teoria Montessoriana alla libertà si affianca la responsabilità, poiché vengono date all’educando nello stesso pacchetto.
Ritornando al contesto educativo odierno, credo che il metodo Montessori sia stato travisato, mozzato e si stia procedendo verso un principio di “libertà senza limiti”, che non prevede appunto quel recinto protettivo.
Ciò può essere molto pericoloso, perché può sottoporre il bambino a responsabilità per le quali non è pronto e che potrebbero mettere a repentaglio un buon sviluppo evolutivo.
Chiedersi se il contesto in cui lasciare i bambini e i giovani liberi sia preparato per loro è dunque un interrogativo doveroso e di grande spessore.
Qualora l’ambiente così non appaia, occorre innanzitutto pensare a dei limiti da porre o, costruttivamente, chiedersi quali margini di cambiamento possiamo noi imporre all’ambiente per renderlo pronto e idoneo.