STAGIONE INFLUENZALE 2016-2017del dottor Giorgio Rossi
L’influenza che è in arrivo da dicembre in poi, si preannuncia più aggressiva del solito con 5/6 milioni di casi previsti in Italia, con il picco dell’infezione a fine gennaio, primi di febbraio del prossimo anno.
L’influenza è una malattia respiratoria acuta dovuta all’infezione da virus influenzali. Il primo isolamento del virus nell’uomo risale al 1933 in Inghilterra. Da allora ne sono stati identificati tre tipi differenti : virus tipo A , virus tipo B , responsabili della sintomatologia influenzale classica e il tipo C , di scarsa rilevanza clinica , generalmente asintomatico.
Alla base della epidemiologia dell’influenza vi è la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la barriera costituita dalla immunità presente nella popolazione che in passato ha subito l’infezione influenzale.
Questo significa che le difese che l’organismo ha messo a punto contro il virus dell’influenza che circolava un anno, non sono più efficaci per il virus dell’anno successivo. Per gli stessi motivi la composizione del vaccino deve essere aggiornata tutti gli anni e la sorveglianza è fondamentale.
In questa ottica nel nostro Paese è operativo il sistema InfluNet, per la sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, grazie al contributo del Ministero della Salute, del Centro interuniversitario per la ricerca sull’influenza (Ciri), dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta,della rete dei laboratori periferici per l’influenza e degli Assessorati regionali della Sanità.
La rilevazione dei dati , come di consueto, è iniziata nella 42a settimana del 2016 ( lunedì 17 ottobre 2016) e terminerà nella 17a settimana del 2017 ( domenica 23 aprile 2017), salvo ulteriori comunicazioni legate alla situazione epidemiologica nazionale.
La frequenza con cui insorgono casi di influenza, pur essendo diversa da epidemia a epidemia, si aggira intorno al 5-10 % nella popolazione generale, mentre nella fascia di età 0 – 14 anni, che è quella più colpita, l’incidenza è circa del 15% . Durante le pandemie l’incidenza può raggiungere anche il 50% ; questo è il caso della Spagnola nel 1918, dell’Asiatica nel 1957 e della Hong Kong nel 1968, famose pandemia del secolo scorso.
L’influenza si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni respiratorie e penetra nell’organismo attraverso le mucose ( bocca, occhi e naso) in maniera diretta ( tosse, starnuti, colloqui a distanza molto ravvicinata) o indiretta ( dispersione delle goccioline e secrezioni su oggetti e superfici).
Per questa ragione è fortemente raccomandato seguire alcune precauzioni generali che servono sia per ridurre la diffusione, ma anche per la prevenzione :
− evitare luoghi affollati e manifestazioni di massa, rimanere a casa se malati;
− coprire la bocca e il naso con un fazzoletto di carta quando si tossisce o starnutisce e gettare il fazzoletto usato nella spazzatura;
− evitare di portare le mani non pulite a contatto con occhi, naso, bocca;
− lavare regolarmente e frequentemente le mani con acqua e sapone; in alternativa possono essere usate soluzioni detergenti o salviettine disinfettanti. Questo semplice gesto è pratica riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni anche negli ospedali.
L’influenza si manifesta con sintomi generali e respiratori: febbre elevata ( della durata di circa 3 giorni ), accompagnata da brividi, dolori ossei e muscolari, mal di testa, malessere generale, mal di gola, raffreddore e tosse non catarrale.
La febbre si manifesta a livelli più elevati nelle infezioni da virus del tipo A, mentre in quelle del tipo B raggiunge valori più bassi. Nei bambini molto piccoli e negli anziani oltre i 75 anni, possono presentarsi anche sintomi intestinali con nausea e diarrea.
La malattia si risolve nel giro di cinque-sette giorni, anche se tosse e malessere generale possono perdurare per due o più settimane. Le persone affette da influenza sono già contagiose durante il periodo di incubazione, prima della manifestazione dei sintomi; dalla comparsa di questi gli adulti restano contagiosi per 3 – 7 giorni, i bambini più a lungo.
Le complicanze più frequenti dell’influenza vanno dalle polmoniti batteriche, alla disidratazione, al peggioramento di malattie preesistenti ( quale ad esempio il diabete, malattie immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche), alle sinusiti e alle otiti, queste ultime soprattutto nei bambini. Sono più frequenti nelle persone al di sopra di 65 anni di età, specie se esistono condizioni di rischio, e nei bambini molto piccoli.
Il modo migliore per combattere l’influenza è vaccinarsi, sia perché aumenta notevolmente le probabilità di non contrarre la malattia, sia perché, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e generalmente non seguiti da complicanze.
Secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la composizione del vaccino per la stagione 2016-2017 contiene una nuova variante antigenica di sottotipo H3N2 A/ Hong Kong che sostituisce il ceppo A/Switzerland contenuto nel vaccino della stagione 2015-2016 e una variante di tipo B appartenente al lineaggio B/Victoria in sostituzione del B/Puket della scorsa stagione.
Anche se il vaccino è indicato per tutti i soggetti che desiderano evitare la malattia influenzale e che non abbiano specifiche controindicazioni, l’offerta attiva e gratuita, secondo l’indicazione del Ministero della Sanità, è indirizzato prioritariamente a tutte le donne che si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, alle persone con età maggiore di 64 anni, a tutte le persone a rischio di complicazioni secondarie a causa di malattie preesistenti, come disordini cronici di tipo respiratorio o polmonare ( compresa l’asma) malattie metaboliche croniche come il diabete, insufficienza renale, immunodepressione indotta da farmaci ( compresa la chemioterapia dei tumori), patologie emopoietiche, sindrome da malassorbimento intestinale, fibrosi cistica, malattie congenite o acquisite che comportano una carente produzione di anticorpi.
Inoltre la vaccinazione è raccomandata per tutti coloro che svolgono attività lavorative di interesse collettivo, in particolare quest’anno l’OMS Europa raccomanda la vaccinazione agli operatori sanitari ritenendola uno degli interventi più sicuri ed efficaci per il controllo delle infezioni ospedaliere.
Il vaccino viceversa non deve essere somministrato a lattanti al di sotto di 6 mesi ( in questo caso la vaccinazione della mamma e degli altri familiari è una possibile alternativa per proteggerli in maniera indiretta),a persone che abbiano manifestato reazioni di tipo anafilattico ad una precedente vaccinazione o ad uno dei componenti del vaccino ( come può essere ad esempio un’allergia con manifestazioni anafilattiche alle proteine dell’uovo, anche se presenti in minima quantità, dato che il vaccino viene prodotto utilizzando uova embrionate di pollo).
Per i bambini sani compresi tra 6 mesi e 24 mesi (fino a 5 anni ) non si ritiene necessario la somministrazione di vaccino se non sono presenti i fattori individuali di rischio come sopra indicati.
Una malattia infiammatoria acuta di media o grave entità , con o senza febbre, costituisce controindicazione alla vaccinazione, che va rimandata a guarigione avvenuta.
Alla vaccinazione antinfluenzale possono seguire alcuni effetti indesiderati come dolenzia e arrossamento del punto di iniezione, dolori muscolari o articolari, mal di testa, meno spesso febbre, comunque di breve durante che non richiedono cure. Raramente i vaccini antinfluenzali a base di virus inattivati (come sono quelli comunemente usati) possono causare reazioni allergiche come orticaria, rapida tumefazione nel punto di inoculazione, asma o gravi manifestazioni allergiche sistemiche dovute ad ipersensibilità nei confronti di determinati componenti del vaccino.
La terapia dell’influenza si basa essenzialmente su farmaci di tipo sintomatico, quello universalmente approvato perché il meno tossico anche per i bambini è il paracetamolo, utile per combattere la febbre, la cefalea e i dolori articolari, accompagnata dal riposo a letto.
Sconsigliati gli antibiotici, a meno che la febbre non perduri più di 3 giorni, ma in tal caso sempre e solo su indicazione del medico di famiglia. Importante anche la dieta che deve essere leggera, abbondante di acqua e ricca di frutta e verdure fresche in grado di garantire il giusto apporto di vitamine in particolare vitamina C e A .