CAMPAGNE DI SENSIBILIZZAZIONE LILT E AIRC
del dottor Giorgio Rossi
Anche quest’anno il mese di ottobre sarà dedicato alla prevenzione del tumore alla mammella attraverso la XXIII edizione della Campagna “ Nastro Rosa “ sponsorizzata dalla Estèe Lauder Companies ed organizzata dalle due più importanti associazione alla lotta ai tumori : la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) e dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC).
La LILT ha nominato la campagna “LILT for WOMEN” ed ha come testimonial Anna Tatangelo, mentre la campagna dell’AIRC è intitolata “BREAST CANCER AWARENESS “ ed ha come testimonial Antonella Clerici.
Due titoli ma un unico scopo: sconfiggere il tumore al seno mediante l’informazione e la ricerca medica
La Campagna “ Nastro Rosa “ è stata ideata nel 1989 negli USA da Evelyn Lauder , presidente della Estèe Lauder (leader mondiale nel campo della cosmetica) con l’obiettivo di ampliare la cultura della prevenzione e della diagnosi precoce del tumore al seno . Dagli Stati Uniti la campagna è poi stata esportata in tutto il mondo ed è attualmente attiva in 70 Paesi. Anche quest’anno i principali monumenti simbolo delle città di tutto il mondo, durante il mese di ottobre, saranno illuminate di rosa.
Anche nel nostro paese come nel resto dei paesi industrializzati, l’incidenza del tumore alla mammella è in progressivo aumento. In Italia vengono registrati 46.000 nuovi casi all’anno con un aumento dell’incidenza del 14% negli ultimi 6 anni; una donna su 8 ne è colpita con una maggiore frequenza nella fascia di età compresa tra 50 – 70 anni, ma l’età si sta abbassando in modo significativo tanto che per le donne tra i 25 e i 44 anni l’incremento è stato del 29% circa. Ciò è dovuto prevalentemente al cambiamento degli stili di vita e i ricercatori sono concordi nel ritenere come maggior responsabile il fenomeno delle “culle vuote”, cioè la sensibile riduzione del numero delle gravidanze e il ritardo sempre crescente della prima gravidanza accompagnato da una riduzione del periodo dell’allattamento che stanno sottraendo alla donna il più importante fattore di protezione verso il tumore mammario.
Fortunatamente, parallelamente all’aumento d’incidenza, sta diminuendo la mortalità, grazie al miglioramento delle cure dovute ad un miglioramento delle conoscenze scientifiche di base e soprattutto grazie ad un continuo perfezionamento della tecnologia per la diagnostica per immagini con apparecchiature che consentono un sempre maggior numero di diagnosi precoci . Questo implica anche una sempre minor entità del danno estetico in quanto tanto prima il tumore viene svelato tanto meno invasivo sarà l’atto chirurgico date le piccole dimensioni del focolaio neoplastico. L’esame base per la diagnosi precoce resta sempre la mammografia che attualmente è in grado di svelare focolai di tumore sempre di minori dimensioni insieme ad una continua riduzione della quota di radiazioni assorbita che in passato costituiva essa stessa un fattore di rischio. I mammografi digitali di ultima generazione sono in grado di svelare aree molto iniziali di tumore quando ancora non si è sviluppato un vero e proprio nodulo, quando ancora siamo nella cosiddetta fase del tumore in situ, cioè non infiltrate , ove il rischio di diffusione è praticamente zero. Per i tumori al di sotto di un centimetro, la sopravvivenza può arrivare al 90%. L’unico handicap della mammografia è il così detto “ seno denso “ , cioè quella condizione anatomica in cui la quota ghiandolare prevale nettamente sulla quota adiposa nella struttura mammaria , quadro tipico della donna giovane; ha, invece, la sua massima resa sopra i 50 anni quando si ha il fenomeno opposto e cioè la quota adiposa viene progressivamente a prevalere sulla quota ghiandolare della mammella. Per le donne sotto i 40 anni, infatti, viene utilizzata l’ecografia, riservando la mammografia o anche la risonanza magnetica solo in caso di effettiva necessità . Nel decennio tra i 40 e i 50 anni la mammografia viene suggerita per almeno due volte. Gli screening per la diagnosi precoce messo in atto nelle varie regioni italiane a carico del SSN vengono attuati nelle donne di età compresa tra i 50 anni e i 69 con cadenza annuale o biennale previa chiamata recapitata a domicilio .
La Campagna “Nastro Rosa” ha come scopo primario quello di divulgare la cultura della prevenzione, la sua grande importanza per la tutela della salute, una grande opportunità di cui, purtroppo, non tutte le donne al mondo ne possono usufruire come dimostrato da una recente ricerca dell’International Prevention Research Institute di Lione che dimostra una sconcertante differenza nelle possibilità di guarigione dal tumore al seno tra i Paesi al alto reddito e quelli in via di sviluppo. In Europa la mortalità per tumore mammario è di 1 donna su 6, mentre in Africa è di una donna su due a fronte di una incidenza nettamente superiore in Europa: 90 nuovi casi/anno ogni 100 mila donne contro i 30 nuovi casi/anno ogni 100 mila donne in Africa. Nei Paesi a basso reddito le donne giungono al medico quando il tumore è ormai in fase avanzata ove le uniche cure possibili sono quelle palliative.
La Campagna “ Nastro Rosa “ cerca di influenzare anche gli stili di vita errati che possono costituire fattori di rischio come ad esempio evitare il sovrappeso o peggio l’obesità in quanto nel tessuto adiposo si accumulano gli estrogeni ormoni femminili ritenuti i maggiori responsabili del tumore ; viene suggerita una vita attiva , una alimentazione ricca di frutta e verdura , proscrizione assoluta del fumo di sigarette che ha mostrato la sua influenza negativa anche per questo tipo di tumore . Un recente studio condotto dai ricercatori dell’University College of London e pubblicato sul British Journal of Medicine dimostra che un graduale aumento della misura del girovita, partendo da quando si è giovani per arrivare all’età della post-menopausa, fa aumentare il rischio di cancro al seno ; in particolare in tre donne su quattro l’aumento di una taglia della gonna ogni 10 anni è associato con un 33% di maggiore rischio di sviluppare il tumore dopo la menopausa, mentre un aumento di due taglie, nello stesso periodo, fa aumentare il rischio del 77%.
Una maggiore attenzione nella prevenzione è richiesta per le donne che hanno una familiarità cioè che hanno avuto la madre o una sorella o una nonna o una zia affette da tumore al seno. Un discorso a parte va affrontato quando si dimostra la possibilità di una vera e propria trasmissione ereditaria del tumore. In questo ultimo decennio sono stati individuati due geni denominati BRCA1 e BRCA2 che se risultano mutati sono responsabili della trasmissione ereditaria del cancro mammario. Questo gene viene ricercato nelle famiglie a rischio in cui, mediante un’accurata ricostruzione dell’albero genealogico, sia stata evidenziata la presenza di consanguinei diretti o collaterali di due – tre generazioni ammalatesi di cancro della mammella o dell’ovaio o dell’utero. Il gene viene anche ricercato nelle donne colpite dal cancro mammario in giovane età o nella forma bilaterale. La presenza dei geni mutati, che si evidenzia mediante esame di sangue, richiede una strategia operativa personalizzata : per i programmi di prevenzione vanno intensificati i controlli clinico-strumentali con i consueti mezzi, ma con un uso più frequente della risonanza magnetica, se, invece, la donna è già portatrice di tumore mammario sono necessari programmi di cura più intensivi data la prognosi più sfavorevole.
Per tutto il mese di ottobre, grazie alla Campagna “Nastro Rosa” saranno attivi su tutto il territorio nazionale 400 punti prevenzione per visite, esami e suggerimenti.