ANCONA, 18 FEBBRAIO ’12 – In un racconto dello scrittore Singer c’è un vecchio signore che vive in una stanza ed è così solo che finisce per affezionarsi ad un topolino. Gli offre pezzetti di cibo e la vista del musetto che si affaccia timoroso da una crepa di una parete gli ispira la sconfortata riflessione che per quella creaturina Auschwitz è tutti i giorni. Quella dell’animaletto è una vita dominata da una minaccia sempre incombente. E’ questa una riflessione che, anche se in maniera meno chiara e incisiva, anima quella specie di dolorosa affezione che lega tante persone al mondo degli animali e che è dietro quell’impulso incontenibile ad intervenire in loro aiuto pur nella consapevolezza di essere impari al compito di riparare torti e sanare tragedie che, con tanta facilità,possono abbattersi su di loro.Non parlo della catena alimentare che è la dannazione dell’esistenza. Parlo della solare disinvoltura con cui si accettano stragi e persecuzioni che, nella indifferenza dei più, si abbattono sugli animali. E nonostante il numero delle persone che convivono con animali sia altissimo quando si cerca di affrontare genericamente un discorso sulla loro effettiva tutela in quanto portatori di diritti si viene quasi ridicolizzati come se l’attenzione per gli animali fosse uno spreco di affettività che rende questo tipo di amore un amore sconveniente e normalmente riprovevole su cui tutti si sentono di poter esprimere giudizi, quasi si trattasse di un capriccio da persona viziata, insensibile a più degni richiami e a più seri motivi di preoccupazione. E’ per questo che gli amanti degli animali sono abituati ad affrontare disagi e traversie per soccorrere i loro beniamini in difficoltà con la più cristiana delle umiltà: tacere sui sacrifici che si affrontano se non con chi è un adepto.E’ un niente che si venga svergognati come pazzi furiosi.In questi giorni di neve corrono telefonate cariche di ansie,appelli e implorazioni, scambi di preoccupazioni e drammatici pronostici tra chi sta in pensiero per gli animali in libertà e in balia delle intemperie. Telefonate rigorosamente secretate per chi è subito pronto a rimproverare scrupoli così marginali rispetto a ben più gravi motivi di preoccuparsi come se la sensibilità alla sofferenza altrui dovesse seguire un modello e un livello predefiniti nel quale le sofferenze animalesche occupano un posto infimo e prenderle in considerazione sia una stravaganza bambinesca da relegare in un disneyano mondo di evasione.in cui gatti pettirossi lupi e naturalmente Bamby, infreddoliti e affamati servano solo a impedire di pensare agli umani tragicamente abbandonati alla miseria Ma come tutte le passioni, quella per gli animali rende impavidi e la resistenza dà i suoi frutti e le sue consolazioni: l’attenzione nei confronti del mondo della natura e delle creature “altre” si va diffondendo sempre di più e comincia a scalfire pregiudizi e indifferenze. Intanto si è cominciato a definirne i diritti in una Carta, perché sia poi concretizzata in interventi e leggi bisognerà impegnarsi.
PAOLA BALLANTI