NUOVI DATI DIMOSTRANO CHE SE NON INVERTIAMO LA ROTTA L’UOMO SI ESTINGUERA’
del dottor Giorgio Rossi
Mi preme ritornare sull’argomento ambiente e salute già più volte affrontato in questa rubrica, ma soprattutto in riferimento al Convegno “ VERDE E NERO, L’AMBIENTE CHI LO PROTEGGE E CHI LO UCCIDE” organizzato dall’Associazione Culturale “ Fatto e Diritto” il giorno 05 giugno scorso presso l’Università Politecnica delle Marche ad Ancona . In quell’occasione, nel mio intervento, avevo indicato, succintamente, i danni alla salute provenienti dall’ambiente in particolare in relazione alle malattie tumorali.
Proprio in questi giorno sono comparsi in letteratura dei dati di estremo interesse sull’argomento che alla data del convegno non erano stati ancora pubblicati e pertanto ritengo ora interessante presentarli come appendice al Convegno stesso.
Una delle più autorevoli riviste mediche al mondo , la britannica Lancet, ha organizzato e curato la Climate Health Commission con la partecipazione di 40 scienziati di differenti discipline, a carattere internazionale, tra cui europei (anche italiani), asiatici e africani .La commissione ha stilato un documento conclusivo, presentato il 24 giugno scorso, in cui riporta al centro del dibattito il protagonista giusto: se non si riuscirà a portare la questione ambientale al centro dell’azione politica globale, il prossimo panda da salvare saremo noi.
I rischi potenzialmente catastrofici per la salute umana derivanti dai cambiamenti climatici, affermano i membri della Commissione Lancet, sono stati sottovalutati, mentre le tecnologie e le risorse per affrontare il problema potrebbero già essere rese disponibili , è la volontà politica di attuarle che ancora manca.
Il cambiamento climatico causato dal surriscaldamento globale, dovuto a sua volta dall’aumento delle immissione di C02 , ha il potenziale di invertire tutti i guadagni in termini di salute faticosamente conquistati da progressi medici, sociali ed economici nell’arco degli ultimi 50 anni.
Da tempo ormai la comunità medica globale tenta di far passare questo potente messaggio. Lancet non è nuova ad approfondimenti sull’argomento; così come altre autorevoli riviste mediche come Britisch Medical Journal, che ha chiesto all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di dichiarare i cambiamenti climatici un’emergenza sanitaria globale.
Così come sono state alquanto diffuse le raccomandazioni dell’OMS stessa che indica come punti fondamentali per migliorare la nostra salute, la riduzione dei combustibili fossili, la riduzione dell’immissione di inquinanti in atmosfera abbattendo i consumi e applicando tecnologie più pulite, rendere più sostenibile la nostra dieta alimentare.
Che il raggiungimento di tali obiettivi voglia dire ridurre la mortalità per malattie tumorali, cardiovascolari ed anche mentali, rappresenta ormai un punto fermo abbastanza ben conosciuto dalla popolazione mondiale, un po’ come i danni derivanti dal fumo di tabacco.
Ma nel rapporto della Commissione Lancet la maggior minaccia per la salute umana dovuta al cambiamento climatico non proviene dai dati sopra esposti , ma dagli eventi meteorologici estremi (con il suo relativo carico di vittime) come ondate di calore, inondazioni, siccità e tempeste.
Secondo il rapporto l’esposizione della popolazione globale, intesa come numero di giornate in cui si sarà sottoposti ad eventi meteorologici , quadruplicherà nei prossimi decenni per le piogge estreme, mentre triplicherà per le siccità; mentre, nello stesso periodo, l’esposizione delle persone anziane alle ondate di calore è destinata ad aumentare di un fattore 12 . Secondo le stime, ciò potrebbe comportare circa 250mila morti addizionali all’anno nel 2030.
Combattere i cambiamenti climatici rappresenta la migliore opportunità per migliorare la salute dell’uomo nel XXI secolo a livello globale.