(di Giampaolo Milzi, “L’Urlo”)- Diritto d’asilo e iter irregolari: porto dorico nella “black list” internazionale. Testimone anche la neo Presidente della Camera Laura Boldrini, ex portavoce dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati.
“Riammissioni per la Grecia”. Una frase burocratica quanto ipocrita che suona come una sentenza di condanna senza appello. Che infrange crudelmente la speranza di centinaia e centinaia di migranti di costruirsi una nuova vita di pace e integrazione nell’Occidente che si proclama culla dei diritti. La verità è che quasi ogni giorno, anche nel porto di Ancona, uno o più cittadini stranieri appena approdati vengono trattati come pacchi postali, rispediti al mittente, respinti ingiustamente perché bollati come “clandestini”. Sono tantissimi gli aspiranti richiedenti asilo e rifugiati, i minori non accompagnati di fatto sottoposti a questo trattamento inumano e degradante. C’è chi per sfuggire alla cupa prospettiva di dover iniziare un viaggio a ritroso verso il Paese di origine – da cui è fuggito perché martoriato dalla guerra o dalla povertà, perché discriminato per ragioni politiche, religiose o sessuali – si gettà in mare dalla nave, tenta di scappare lungo le banchine inseguito dagli agenti di frontiera. C’è chi non riesce neanche a baciarle, quelle banchine della speranza, perché trovato morto asfissiato o per stenti all’interno del cassone di un tir.
Un dramma umanitario nell’emergenza umanitaria. Certificato dal recente rapporto di Human Rights Watch (HRW), intitolato “Restituiti al mittente”, che include lo scalo del capoluogo marchigiano, assieme a quelli di Venezia, Bari e Brindisi, nella “black list” delle procedure sommarie e irregolari che portano, di fatto, ad iniqui respingimenti.
Forse nessuno sa con esattezza le cifre di questo dramma. Le autorità competenti le diffondono con ritardo e col contagocce.
Gli ultimi dati credibili riferiti ad Ancona risalgono al 2009, diffusi dall’Osservatorio sul porto dei volontari dell’Ambasciata dei diritti. Ben 1947 i cosiddetti “irregolari” conteggiati dalla polizia di frontiera. Avrebbero dovuto tutti essere interrogati in presenza di un interprete, di un mediatore culturale, di solito messo a disposizione dai volontari del CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati) – da qualche tempo sostituito ad Ancona dalla coop GUS (Gruppo Umana Solidarietà). Ma nel 2009, dei 1947 fermati (per metà afgani, poi per lo più iracheni, palestinesi, curdi) dagli uomini in divisa, solo 800 hanno beneficiato dell’assistenza CIR.
Per gli altri è scattata in poche ore la riammissione coatta in Grecia, quasi sempre senza la possibilità di richiedere asilo o ottenere accoglienza umanitaria. Fatti salire sulla prima nave in rotta verso Patrasso, il porto da cui erano arrivati. Tra queste vittime, non di rado, anche dei minorenni spesso non accompagnati.
In caso di dubbio sull’età, le norme prevedono che vengano sottoposti in ospedale all’esame rilevatore del polso Ma troppo spesso quell’esame non avviene, perché lasciato alla piena discrezionalità delle forze dell’ordine di frontiera, che frequentemente si limitano ad un esame visivo.
Laura Boldrini, ex portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR), neoletta PResidente della Camera ha evidenziato come la mancanza di dati disponibili sugli arrivi dei migranti al porto di Ancona, inclusi i minori non accompagnati, che arrivano sui traghetti provenienti dalla Grecia, ponga gravi dubbi sulla legittimità delle operazioni. E ha confermato che “nella maggior parte dei casi questi giovani richiedenti asilo vengono immediatamente rimandati indietro senza neanche aver la possibilità di parlare con un mediatore culturale e chiedere asilo”. Ci ha raccontato un episodio emblematico di cui è stata testimone. Risoltosi con prospettive positive grazie al suo intervento diretto. “Nel febbraio 2010 sono salita su un traghetto appena attraccato da Patrasso. La polizia stava controllando camion. Hanno scoperto in un container 5 ragazzini afgani tra gli 8 e i 15 anni circa, tutti verosimilmente minorenni dunque. Erano in maniche corte, morti di freddo. Altri 5 sono stati acciuffati mentre scappavano, probabilmente erano nascosti in un altro camion. Ho chiesto alla polizia di chiamare il personale del CIR e sono riuscita a bloccare la partenza del traghetto. Dopo 40 minuti è arrivato il mediatore culturale CIR e abbiamo scoperto, nel corso dell’interrogatorio, che quei ragazzini volevano usufruire delle procedure per l’asilo”.
Che cosa è accaduto nel 2012? La Prefettura deve ancora rendere noti i dati. Abbiamo quelli – del tutto incompleti e quindi da considerare nettamente inferiori a quelli reali – raccolti dell’Osservatorio sul porto. I cui volontari, incrociando notizie da varie fonti (articoli di giornale e comunicati stampa della Guardia di finanza) hanno calcolato circa 400 extracomunitari giunti nello scalo dorico, soprattutto afgani e siriani. Dei quali solo una settantina sono stati accolti. Gli altri? “Riammessi a forza in Grecia”.
(ARTICOLO TRATTO DA “L’URLO”, marzo 2013)