ORA MANCA IL VOTO FINALE DEL SENATO, MA LE POLEMICHE NON SI PLACANO
di Alessia Rondelli
ROMA, 28 SETTEMBRE 2014- Importante novità nell’ambito della giustizia: saranno introdotti nel codice penale due figure di reato autonome di depistaggio ed inquinamento processuale. Sarà punito con la reclusione fino a quattro anni chiunque, allo scopo di ostacolare o impedire indagini o processi, modifica il corpo del reato o la scena del crimine, distrugge, occulta o altera prove oppure crea false piste. Sono state poi previste varie ipotesi aggravanti per i casi in cui le condotte siano perpetrate da pubblici ufficiali per i quali si avrà un aumento da un terzo alla metà. L’inasprimento (da 6 a 12 anni) è previsto anche per le fattispecie commesse con riguardo a processi per gravi reati quali strage, terrorismo, associazione mafiosa e segrete, traffico di armi e materiale nucleare, chimico o biologico, o altri gravi delitti come la tratta di persone e il sequestro a scopo estorsivo. Al contrario una riduzione di pena invece premierà chi si adopera a ripristinare lo stato della scena del reato e delle prove o a evitare conseguenze ulteriori oppure aiuta i magistrati a individuare i colpevoli del depistaggio. La nuova norma è stata approvata a larga maggioranza che si è espressa con 351 sì, 50 no e 26 astenuti e rappresenta il sospirato traguardo di chi da anni persegue tale obiettivo, come Paolo Bolognesi. Deputato del Pd, ma ben più noto all’opinione pubblica per essere il Presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, il quale ha definito tale via libera una svolta storica. “Ci sono volute quattro legislature perché la legge fosse discussa, ma ora, con questo voto cambiamo e introduciamo un sistema che taglia con il passato, guarda in faccia la propria storia e dice basta con l’impunità, le zone grigie del potere e il depistaggio per coprire, esecutori e mandanti politici”. Il provvedimento infatti prende le mosse prevalentemente dai depistaggi nelle stragi di Stato che hanno sconvolto il nostro Paese, in prevalenza, tra gli anni ‘70-’80, da Piazza Fontana a Bologna. Occultamenti e depistaggi che, a suo dire, hanno troppo spesso impedito di conoscere la completa verità e di individuarne i responsabili, grazie all’appoggio complice di alcuni apparati. Ma c’è invece chi ha già gridato allo scandalo, chiedendo la modifica del testo al Senato, come il capogruppo di Forza Italia alla Camera Brunetta, sostenuto anche dal Ncd di Alfano, che l’hanno definita una “norma barbara”, un abominio per il nostro stato di diritto. Secondo loro si tratterebbe di un regalo ai Pm che hanno così il potere di accusare di depistaggio chiunque andasse contro la loro teoria, potendo così condizionare in modo spaventoso l’accertamento della verità. Bolognesi invece si dice convinto che tale testo, già riformato rispetto all’impianto iniziale, tiene conto delle posizioni sia dei magistrati che degli avvocati. “Si tratta di uno strumento efficace per i magistrati, che non darà vita ad alcun disastro giudiziario, ma renderà adeguatamente perseguibili tutti coloro che in passato hanno dolosamente depistato le indagini sulle stragi e che l’hanno fatta franca”.