IL PRESUNTO OMICIDA SAREBBE UN IDRAULICO DI 55 ANNI
di Alessia Rondelli
FIRENZE, 11 MAGGIO 2014- E’ la fine di un incubo che aveva gettato negli ultimi giorni il capoluogo fiorentino nel panico per il terrore di un nuovo mostro di Firenze. Lunedì 5 maggio è stato trovato il corpo di una giovane donna 25 enne romena, Andrea Cristina Zamfir, seviziata, uccisa e crocifissa ad una sbarra sotto il cavalcavia di Ugnano a Firenze. Immediate le indagini che hanno subito portato alla luce un collegamento della vicenda con altri casi di violenza perpetrati in passato: almeno tre casi tra il 2011 ed il 2013, mentre altri due casi del 2006 sono ancora in dubbio. Andrea perciò sarebbe la prima vittima di Riccardo Viti, idraulico di 55 anni, sposato, incastrato dalla prova del DNA. Inoltre nell’abitazione dell’uomo gli agenti hanno trovato lo scotch simile a quello utilizzato per legare la giovane romena, elemento che insieme al modus operandi aveva fatto sorgere il legame con gli altri casi. Ora si attende la conferma della scienza con il confronto tra il DNA prelevato dall’uomo e quello raccolto nelle altre vicende, le cui vittime avevano già fornito un identikit: uomo tra i 50 e i 60 anni, apparentemente dai modi gentili, tarchiato e con pochi capelli. In realtà ci sarebbe anche una prima confessione dello stesso il quale, durante l’arresto, a domanda della madre, se fosse lui il mostro l’uomo rispondeva: “Si, si l’ho fatto io, non pensavo che morisse, ho fatto una cazzata”. In effetti negli altri casi Viti si era sempre fermato un passo prima di arrivare all’omicidio tanto che proprio grazie alle testimonianze delle donne sopravvissute si è riusciti ad identificarlo. Si è sempre trattato di aggressioni a donne giovani con caratteristiche fisiche molto simili, esili, minute e psicologicamente molto fragili, prostitute occasionali che accettavano prestazioni particolari per qualche soldo in più. “Abbiamo catturato la bestia”, con queste parole il questore di Firenze, Raffaele Micillo, ha annunciato l’arresto con grande soddisfazione per il lavoro
svolto dalla squadra mobile e dai carabinieri. È stato lo stesso questore a definire l’autore del gesto ‘una bestia’, pur dispiacendosi, aveva detto, di paragonarlo agli animali, data l’estrema crudeltà e violenza dimostrata nella condotta inflitta alla vittima. L’autopsia infatti ha stabilito che la donna è morta per un’emorragia interna dovuta alle sevizie sessuali subite, lasciata poi legata completamente nuda come se fosse crocifissa. Il dispiegamento di forze è stato notevole nelle due Procure al lavoro sul caso, di Prato e di Firenze, che hanno richiesto anche l’intervento di una donna ufficiale del Racis dei carabinieri esperta in profiling. Ruolo fondamentale nell’identificazione lo hanno svolto anche le immagini delle telecamere, che hanno permesso di ricostruire tutto il percorso fatto dall’auto dell’uomo, da quando ha preso a bordo la donna all’arrivo sul luogo del delitto. A completare il quadro a carico di Viti ci sono poi le parole che lui stesso ha pronunciato agli inquirenti al momento dell’arresto: “Sono finito, ho fatto una ‘bischerata’. Speravo la trovassero come le altre. Ormai non mi salva nessuno”. I vicini sono sconvolti, raccontano che Viti è una persona gentile anche se “un po’ ruvido e strano, a volte infantile”, ma anche molti altri conoscono sia lui che i suoi genitori, che vengono definite persone “bravissime”. Altrettanto sconvolto, ma felice per la cattura il compagno della donna il quale, visibilmente scosso, ha precisato che a casa mancavano i soldi per mangiare, ma Andrea non si prostituiva né si drogava. Una vicenda tremenda sulla quale si continuerà ad indagare che però, per quanto i luoghi e le sevizie sadiche sulle vittime ricordino l’incubo vissuto a Firenze dal 1968 al 1985, è stata risolta in breve tempo grazie ad un’azione ben coordinata delle varie autorità coinvolte.