IL CASO DI QUALCHE ANNO ARRIVATO FINO ALLA SUPREMA CORTE
di Avv. Valentina Copparoni (Studio Legale associato Rossi-Papa-Copparoni)
Nell’epoca in cui i genitori sembrano sbizzarrirsi nella scelta del nome da dare ai propri pargoli, ecco una coppia che, forte della propria convinzione di voler chiamare il figlio Venerdi, innesca una battaglia legale che si conclude dopo ben tre gradi di giudizio.
Purtroppo, o per fortuna sono certa direbbe qualcuno – solita questione della prospettiva da cui si guarda il mondo!- la Suprema Corte ha bocciato i genitori senza rimandarli a settembre.
Il nostro “romanzo” ha inizio con la segnalazione del Comune di Genova -dove evidentemente si trovava un “solerte” ufficiale dello stato civile- al Procuratore della Repubblica il quale a sua volta ha chiesto al locale Tribunale che il nome del bimbo fosse cambiato d’ufficio. Così prima il Tribunale poi la Corte d’appello accolgono la richiesta imponendo alla temeraria coppia di cambiare il nome del figlio in Gregorio, santo del giorno di nascita del piccolo (il 3 settembre 2006); tutto confermato dalla prima sezione civile della Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n.25452 del 20 ottobre 2008 che ha respinto il loro ricorso, dichiarandolo inammissibile.
Il Tribunale di Genova aveva dichiarato illegittimo il nome scelto dalla coppia per il figlio sottolineando come ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2002, articolo 34, comma 1, “e’ vietato imporre al bambino… nomi ridicoli o vergognosi”, e che occorre evitare che, con l’attribuzione di un tale nome, si potessero creare situazioni discriminanti e difficolta’ di inserimento della persona nel contesto sociale; che la libera scelta genitoriale incontrava il limite del sentire comune e del significato proprio dei nomi all’interno della comunita’ sociale”.
Insomma, in parole più semplici, quel nome avrebbe gettato nel ridicolo il bimbo che avrebbe potuto essere oggetto di scherno perchè Venerdì sarebbe un nome “dal carattere ridicolo e suscettivo di ironia e scherno, in grado di arrecare un grave nocumento alla persona che lo porta” per il richiamo al nome del compagno di sventura di Robinson Crusoe “figura umana caratterizzata dalla sudditanza e dalla inferiorità che non raggiungerebbe mai la condizione di uomo civilizzato”.
La tesi era stata condivisa a pieno dalla Corte d’appello genovese che “nell’impiego di tale nome si rinvenirebbe lo stesso senso del ridicolo dell’attribuzione di un nome comune, quale quello di un mese dell’anno, di un utensile, di un oggetto, oltre che connotazioni di tristezza e penitenza o, nella visione popolare, di connotazioni sfortunate o negative”!
La nostra coppia, temeraria e forte della propria scelta e della volontà di invocare il libero arbitrio anche nella scelta del loro amato pargolo, si rivolge dunque alla Cassazione, censurando “l’impiego del concetto di ridicolo fatta dai giudici del merito, e rilevando che la legge non vieterebbe affatto i nomi stravaganti o non comuni, come quelli, di Oceano o Chanel, figli di noti personaggi pubblici”.
Inoltre, “nella nuova struttura della norma sullo stato civile sarebbe scomparso ogni riferimento al divieto di utilizzare nomi geografici come nomi propri e, quindi, implicitamente, anche nomi della settimana”.La Cassazione respinge il ricorso dichiarando inammissibile per motivi strettamente giuridici, tanto è che la decisione della Corte di appello diventa definitiva.
La nostra coppia però non cambia idea e dopo la sentenza ha fatto subito sapere che continueranno a chiamare il loro bimbo Venerdì invocando la stessa libertà di scelta riconosciuta a genitori più famosi come la coppia Totti. E forse come darle torto?O forse come dare ragione alla famiglia Totti? Ancora una volta la solita benedetta questione dei punti di vista!
Ma forse la coppia tornerà di nuovo alla ribalta di qualche caso giudiziario perchè ha già annunciato che erano indecisi tra Venerdì e Mercoledì e che se arriva il secondo figlio si chiamerà Mercoledì.
L’ufficiale di stato civile è avvisato.