DOPO LA DIFFUSIONE ANCHE TRA LE PERSONE NON AFFETTE DA CELIACHIA
del dottor Giorgio Rossi
In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione della dieta gluten-free anche tra le persone non affette da celiachia, malattia caratterizzata da infiammazione cromica dell’intestino tenue, dovuta ad una alterata risposta immunitaria verso il glutine, una proteina presente in cereali come grano, segale,orzo, che colpisce solo soggetti geneticamente predisposti.
L’incidenza di tale malattia è di circa l’1% della popolazione e tende a restare costante nel tempo. Se per i pazienti che ne soffrono, la dieta senza glutine rappresenta l’unico possibile trattamento, per una percentuale di persone compresa tra il 28 e il 30% è un tipo di alimentazione scelto sulla base di presunti vantaggi per la salute. Infatti, viene raccomandata, non infrequentemente anche da specialisti, per controllare i disturbi dovuti al cosiddetto colon irritabile, patologia così tanto diffusa oggigiorno.
Un duro colpo per chi era convinto di mangiare in modo più sano, viene dai risultati di uno studio americano, dell’Università dell’Illinois e pubblicato su Epidemiology di febbraio 2017, in cui si dice che la dieta senza glutine potrebbe avere conseguenze negative per la nostra salute.
Infatti è emersa una corrispondenza tra dieta senza glutine e presenza di livelli maggiori di arsenico e mercurio nel sangue e nelle urine, rispetto a chi segue una dieta con glutine.
Lo studio ha analizzato la dieta di oltre 7.000 persone e tra queste sono state reclutate 73 persone, tra i 6 e gli 80 anni di età, che si nutrivano di alimenti privi di glutine.
I risultati non lasciano dubbi: le concentrazioni di arsenico e di mercurio in chi segue la dieta gluten-free sono molto più elevate rispetto a quelle rinvenute in chi non segue il regime alimentare privo di glutine. Il livello di arsenico è doppio e quello di mercurio aumenta del 70%.
L’effetto sull’uomo di questi metalli pesanti è noto . L’International Agency for Research on Cancer (IARC) pone l’arsenico tra le sostanze di gruppo 1 “ sicuramente cancerogene “; il mercurio nel gruppo 2B “possibili cancerogeni”.
Per i ricercatori responsabile dell’aumento di tali metalli pesanti sarebbe il riso, che viene abbondantemente consumato nelle diete prive di glutine, sia tal quale, sia come derivati ( farina, riso soffiato, ecc.) in quanto il riso non contiene glutine; è, però, in grado di concentrare metalli pesanti anche in quantità preoccupanti, sicuramente da 10 a 20 volte superiori a quelle presenti in altri cereali.
Secondo un’indagine condotta dall’Istitute for Global Food Security inglese, il 58% del riso è contaminato con alti livelli di arsenico e mercurio a causa del tipo di coltura in terreni allagati, ove, normalmente presenti in tracce nel suolo e nell’acqua , così “bloccati”, tali metalli pesanti vengono più facilmente assorbiti dal chicco.
E sempre lo stesso Istituto inglese fornisce utili informazioni da sapere:
- il riso Basmati contiene livelli più bassi di arsenico rispetto ad altri tipi di riso;
- il riso integrale, invece, né è più ricco;
- la coltivazione biologica non fa alcuna differenza;
- i livelli di arsenico contenuti nel latte di riso superano di gran lunga quelli consentiti nell’acqua potabile;
- la preparazione raccomandata: lasciare a bagno il riso la notte precedente la cottura usando 5 parti di acqua ed 1 parte di riso; può ridurre dell’80% il contenuto di arsenico.
Comunque gli autori dello studio americano, sottolineano che sono necessarie ulteriori ricerche prima di poter stabilire se una dieta particolarmente ricca di riso rappresenti un significativo rischio per la salute.