Bergamini: fu omicidio volontario?

16 MAGGIO ’13, CASTROVILLARI (CS) – Il 18 novembre 1989, il calciatore del Cosenza Donato Bergamini, idolo dei tifosi locali, cade improvvisamente “a pesce morto” in mezzo alla strada e viene subito investito da un camion. L’unica testimone oculare, a parte il conducente del camion, era la fidanzata Isabella Internò, la quale disse che si era trattato di un suicidio e nel 1992, la vicenda giudiziaria terminò con l’assoluzione dell’autista, Raffaele Pisano, la cui testimonianza corroborava la tesi del suicidio, dall’imputazione di omicidio colposo.

Molte però erano gli elementi che cozzavano con quella tragica scelta e non si riusciva a scovare nessun indizio, nessun malumore, nessuna depressione del ragazzo 27enne, calciatore del Cosenza. Oltre a questo, molti altri particolari stonavano con l’ipotesi del suicidio e, nel corso degli anni, i familiari di Bergamini non si sono arresi e, grazie anche all’aiuto del legale Eugenio Gallerani, hanno ottenuto la riapertura del caso e Isabella Internò si è vista recapitare un avviso di garanzia per concorso in omicidio volontario, con ribaltazione della prima verità processuale emersa nel 1992.

Infatti, grazie all’affetto dei tifosi ed all’associazione nata in nome di Bergamini, la lotta per cercare la verità è continuata: l’Avv. Gallerani ha studiato tutte le carte del caso, svolgendo indagini e mettendo in risalto le voragini presenti nella versione ufficiale in un memoriale di oltre 200 pagine consegnato nel 2011 alla Procura di Castrovillari. Sulla base di queste informazioni si sono mossi il procuratore Franco Giacomantonio e il sostituto Maria Grazia Anastasia, il cui lavoro, anche a fari spenti a volte, sta dando i suoi frutti. Dalle prime perizie era emerso che Bergamini fosse già morto nel momento in cui venne investito dal camion, che quindi travolse un corpo senza vita: qualcuno ha quindi organizzato una messinscena e portato il corpo in mezzo alla strada. Le indagini sono poi entrate nel vivo grazie ai passi in avanti compiuti dai carabinieri di Cosenza e negli ultimi mesi da quelli di Castrovillari. Individuato il movente dell’omicidio (che ancora non si conosce ufficialmente, ma che rientra nella vita privata del Bergamini), occorreva ricostruire lo scenario nel quale era maturato. Cosa non facile dopo tutto questo tempo. Ecco perché sono state risentiti decine di testimoni (compresi gli ex compagni di squadra).

MOSE’ TINTI

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