Botte e insulti a bambini. In manette due maestre dell’asilo San Romano

ROMA, 16 MAGGIO ’13 – Una maestra e la coordinatrice dell’asilo San Romano, nel quartiere Portonaccio a Roma, sono state arrestate dalla polizia ieri mattina per maltrattamenti e percosse a bambini di quattro anni. In manette sono finite l’insegnante Franca Mattei, 63 anni, e la dirigente Maria Rosaria Citti, 57 anni. La prima avrebbe materialmente compiuto i reati, la seconda non li avrebbe denunciati. Entrambe ora sono ai domiciliari. Stando a quanto riferito da fonti investigative la maestra sorrideva con sarcasmo al momento dell’arresto mentre la coordinatrice sembrava sbigottita.

Il ministero ha disposto un’ispezione presso l’istituto. Le violenze sui bambini sarebbero state denunciate dagli stessi alunni ma anche da alcuni genitori. A segnalarle bidelli e insegnanti. Secondo la procura la coordinatrice avrebbe cercato di disincentivare le denunce anche con ritorsioni nei confronti delle colleghe e del personale della scuola materna. Una volta ricevute le segnalazioni, però, il pm Eugenio Albamonte ha disposto le intercettazioni ambientali che nel giro di 48 ore hanno fatto emergere i comportamenti violenti denunciati. A quanto pare le violenze andavano avanti da anni. Sembrerebbe, inoltre, che la Mattei abbia insultato e picchiato anche un bambino autistico. La notizia ha destato sconcerto e rabbia in alcuni genitori ignari di quanto accadeva nell’asilo dopo ogni giorno accompagnavano i loro figli.

Ad incastrare le due donne sono state le immagini delle telecamere installare in diversi spazi della scuola. Ad essere presi di mira erano in particolare i maschietti. L’episodio più grave riguarda un bambino che si era fatto la pipì nei pantaloni e che la maestra ha costretto a raccogliere con da terra con un fazzoletto dopo averlo minacciato di fargliela pulire con la faccia. E ancora, bambini insultati e strattonati con forza.

E non è tutto: i bambini più grandi venivano spinti a denigrare e usare violenza contro gli altri. “Vai da lui e schiaffeggialo” erano gli ordini che la donna impartiva ad alcuni alunni per punire gli altri. Talmente tanti gli episodi di violenza posti in essere dalla maestra che, secondo gli inquirenti, si era generato un clima di terrore. Alcuni bambini, quelli con disagi psicoinfantili venivano apostrofati “Scemo”, “zozzo” e “bastardo”.

La maestra veniva ripresa in più occasioni dalle colleghe peri suoi metodi ma secondo gli inquirenti a coprirla era la direttrice dell’istituto che avrebbe persino abusato del suo ruolo di superiore con maestre e bidelli pur di mettere tutto a tacere.

Faremo il possibile per sapere come sono andate le cose e, se sono confermate, bisogna dare una reazione molto forte perché non è pensabile che si usino strumenti coercitivi di questo genere in una scuola materna” ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

ELEONORA DOTTORI

D: Quali reati?

R: Potrebbe scattare l’accusa di lesioni personali e di “abuso di mezzi di correzione o di disciplina” disciplinato dall’art. 571 codice penale che prevede che chi abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l’esercizio di una professione o di un’arte venga punito con la reclusione fino a 6 mesi. Tale reato si consuma quando l’uso dei mezzi di correzione ed educazione supera i limiti consentiti diventando un abuso e, secondo la giurisprudenza, non serve una reiterazione della condotta, ma anche un singolo episodio può configurare l’ipotesi di reato in questione (purchè ricorrano anche gli altri presupposti di legge). Per tale ipotesi di reato l’arresto e la custodia cautelare in carcere sono previsti soltanto nelle ipotesi più gravi ovvero qualora dal fatto derivi una lesione gravissima o la morte della vittima.

D: Vi potranno essere conseguenze disciplinari per l’insegnante?

R: Se i fatti verranno confermati a seguito dell’indagine interna che viene svolta dagli ispettori della direzione scolastica regionali mandati proprio a compiere tutti i necessari accertamenti e trovare i relativi riscontri, l’insegnante potrebbe avere anche conseguenze sul piano disciplinare, conseguenze che vanno dalla censura fino alla sospensione dalla retribuzione o dal lavoro.

AVV.TOMMASO ROSSI

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