INQUINAMENTO A CASTELFERRETTI
FALCONARA MARITTIMA (AN) – di Giampaolo Milzi – Aspettano da un anno di essere riconvocati in Regione per richiedere che il massime ente locale si dia da fare per abbassare il rischio che grava sui loro polmoni. E dalla Regione continuano ad attendere una fumata bianca, a proposito della loro rivendicazione principale: quella per l’installazione di una centralina di monitoraggio dell’aria a Castelferretti (se possibile una seconda a Palombina), uno dei quartieri più inquinati della generalmente inquinata Falconara Marittima. Sempre più sul piede di guerra, il Comitato Malaria, l’associazione L’Ondaverde e il Circolo Martin Pescatore di Legambiente. I loro rappresentanti erano stati ricevuti e ascoltati ad Ancona, in commissione regionale congiunta Ambiente e Sanità, nel lontano 11 maggio 2016. “Vi faremo sapere, vi richiameremo per darvi una risposta a settembre”, così erano stati più o meno congedati. Da quel settembre sono passato 8 mesi, silenzio assoluto, fumata nera, dunque. Nonostante le reiterate richieste telefoniche e scritte per la riconvocazione della commissione congiunta partite da Castelferretti. Di più. Altra fumata nera. Perché nel frattempo, circa all’inizio dell’aprile scorso, l’Agenzia regionale di protezione ambientale Marche (Arpam), che dipende dalla Regione – su richiesta del nostro mensile Urlo e del quotidiano on line Cronache Ancona (www.cronacheancona.it) – ha annunciato che ad inizio 2018, se va bene alla fine di quest’anno, l’integrazione della Rete regionale per il monitoraggio della qualità dell’aria prevede l’installazione nelle Marche di due sole nuove centraline, una ad Ancona e una ad Urbino. Non a Castelferretti quindi. Nel territorio di Falconara continueranno ad operare le tre centraline di monitoraggio dell’aria già presenti: Falconara Alta, Falconara Villanova Scuola, Falconara Acquedotto Fiumesino.
E non finisce qui. Cosa fa l’Amministrazione comunale di Falconara Marittima, al di là delle promesse rilasciate negli incontri ufficiali, per avallare fattivamente e credibilmente la richiesta di controlli stabili su ondate di aria maleodorante e smog, richiesta su cui continuano ad insistere i gruppi organizzati di cittadini di Castelferretti e dintorni? E’ un giallo, anche qui tendente al nero. Nel marzo scorso il consigliere PD (di opposizione) Alessandro Giacchetta, ha presentato un’interrogazione in Consiglio comunale, a Falconara, per chiedere alla Giunta di fare chiarezza in sostanza su due punti: accertare la provenienza degli odori molesti che in tantissime occasioni hanno ammorbato negli ultimi anni l’atmosfera di Castelferretti e di buona parte di Falconara, odori causati da lavorazioni di idrocarburi e ventate sulfuree (molte, oltre alla raffineria Api, le aziende sospette); a quando risalgono le richiese presentate dal Comune alla Regione per la predisposizione di una cabina di monitoraggio a Castelferretti.
L’assessore all’Ambiente, Matteo Astolfi, riguardo al secondo punto, ha risposto che il Comune ha sollecitato pro centralina per ben tre volte la Regione, con atti formali, nell’agosto 2013 (laboratorio mobile a Castelferretti) nell’aprile 2015 e nel settembre 2016 (cabine fisse genericamente nel territorio locale).
Sarà vero? Si è chiesta un’altra consigliera comunale di opposizione, Lara Polita, della lista civica Falconara Bene Comune. La quale, dopo aver verificato gli atti e i documenti in questione, ci ha spiegato, come già fatto su Facebook, “che non contengono un sollecito per la nuova centralina fissa a Castelferretti”, l’obiettivo considerato dai residenti del quartiere più importante. Pur essendo, in effetti, atti concernenti una maggiore attivazione della Regione per tutelare meglio la salute pubblica, “essi si concretizzano in richieste di informazioni – spiega sempre la Polita – da un lato sulla auspicabile implementazione degli analizzatori delle varie centraline presenti a Falconara, dato che non rilevano certe sostanze cancerogene come le dioxine e i metalli pesanti; dall’altro sulla deficitaria operatività delle stesse centraline, che funzionano a singhiozzo e i cui risultati non sono attendibili e completi, in quanto non rispettano il monte di rilevazioni annue previste per legge”. Quanto all’assessore Astolfi, come replica alle accuse di non aver risposto in modo veritiero all’interrogazione del consigliere Giacchetta? Si è difeso su Facebook (al quale ha rimandato anche noi di Urlo), allegando più o meno i soliti documenti e atti – che, in verità, riguardano un passato un po’ troppo lontano – da cui si evince, in sostanza, che il Comune ha chiesto all’Arpam il posizionamento di una unità mobile di monitoraggio a Castelferretti una prima volta nell’agosto del 2013 e una seconda nel novembre 2014 per una operatività di 8 settimane spalmate in un anno. E poi? Rispondendo all’interrogazione, Astolfi ricorda che il 31 gennaio scorso il Consiglio comunale ha impegnato il sindaco ad attivarsi per convocare un tavolo con Regione e Arpam per l’implementazione dei sistemi di monitoraggio. Dunque, in attesa che il sindaco si attivi, ci pare di aver capito che una richiesta di centralina in modo specifico e chiaro a Castelferretti risalga a tre ani fa.
Resta una inquietante verità di fondo: polveri sottili (PM10), benzene, ammoniaca, biossido di azoto, anidride solforosa, acido solfidrico… è lunga la lista delle sostanze chimiche che aleggiano, a ondate successive, nel “basso cielo” di Castelferretti (ma tutta l’area municipale è a rischio); l’ultima volta è successo per alcuni giorni nel febbraio scorso. Ma in quali concentrazioni tali sostanze nocive abbiano aleggiato e probabilmente aleggeranno ancora non è e non sarà possibile sapere. E ai circa settemila castelfrettesi non basta tapparsi il naso per la puzza.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)