di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura e Spettacoli F&D)
NO SPOILER
Non ci troviamo di fronte ad un Avengers 3 quanto ad un ibrido.
Se è vero che fin dalla primissima scena emerge il legame con Captain America: The Winter Soldier è altrettanto evidente l’ampiezza di un racconto che presenta nuovi scenari e personaggi.
L’ennesima missione che vede coinvolti la squadra dei vendicatori porta distruzione a Lagos, in Nigeria. Dopo questo episodio il governo americano sollecita gli Avengers ad accettare gli Accordi di Sokovia, un trattato a cui hanno aderito 117 paesi delle Nazioni Unite per limitare l’intervento della squadra.
Insolitamente Tony Stark (Iron Man) assume una posizione cauta, specie dopo le conseguenze di Sokovia, e invita gli altri componenti a prendere atto che la cosa migliore sia una restrizione alle loro azioni.
Di vedute opposte il capitano Steve Rogers, prodotto del governo ma mai come ora poco fiducioso e incline a compromessi istituzionali.
È evidente quanto nello svolgimento si tenga a sottolineare che ci troviamo di fronte al terzo capitolo della storia su Steve Rogers. I Russo lo evidenziano con rimandi al passato del capitano e con quell’impostazione globale che ha reso le vicende di Captain America un thriller avvincente.
Ad essere in discussione è l’esistenza stessa degli Avengers: se Tony Stark già dal finale di Age of Ultron ha una posizione defilata il capitano Rogers è fermamente convinto al di là dei danni collaterali dell’importanza del loro ruolo.
E come in Age of Ultron anche in Civil War la minaccia è frutto in qualche modo di una loro creazione. In assenza dello spauracchio Hydra diventa fragile la ricerca della costruzione di una storia che sia solida e funzionale all’universo dei vendicatori.
Eppure il materiale c’era, questo Civil War aveva tutte le basi per esplorare efficacemente la divisione emotiva e logica interna alla squadra, invece la abbozza e sceglie di non “sporcarsi le mani”, di non rischiare.
Sì, non sceglie perché i Russo utilizzano la storia per introdurre nuovi personaggi e lanciare la corsa verso Infinity War.
Non si può dire neanche che l’azione sia quell’elemento accattivante da rendere la sceneggiatura meno approssimata. Anche dal punto di vista tecnico tutto è fin troppo ponderato, pulito, è assente quella rudezza, quello sporco che aggiunge coinvolgimento ed enfasi, fattori primari nell’approccio dei Marvel Studios.
Captain America: Civil War è impeccabile dal punto di visto stilistico, ricerca la perfezione estetica senza però dare un’ anima, un’ impronta ad un narrazione statica, con molte forzature.
Del terzo capitolo dedicato al primo vendicatore piacciono il rapporto tra Steve Rogers e Bucky, lui fotografa quella parte di Capitan America ancorata a Brooklyn che cercava di dare un significato alla propria esistenza e l’introduzione del nuovo Spider-Man interpretato da Tom Holland.
Il Marvel Cinematic Universe ci ha insegnato quanto fosse importante creare dei film che avessero una propria voce, solida e indipendente seppur capace di riconnettersi ad unico universo.
Captain America tradisce quella mission perché si regge su molti pretesti venendo meno alla coerenza narrativa e lasciando un’ impressione generale di banalità e di costante premessa.
– Captain America:Civil War è diretto da Anthony e Joe Russo, scritto da Christopher Marcus e Stephen McFeely, inaugura la Fase 3 dell’ Universo Cinematografico Marvel –