EX ASILO TRASFORMATO IN “CENTRO AUTOGESTITO ALLOGGI E SERVIZI”
– Ancona – di Giampaolo Milzi – Avviso per il lettore: questo articolo è stato scritto prima dello sgombero di polizia effettuato all’alba di martedì 5 febbraio.
“Non si abita in una graduatoria”. Così recita uno degli striscioni di Casa de’ nialtri. Si tratta dell’ex asilo Regina Margherita, rione Piano, Ancona. I “nialtri” sono le decine di persone che il 22 dicembre scorso hanno pacificamente occupato l’edificio da anni in disuso in via Ragusa trasformandolo via via in un’oasi residenziale autogestita progettuale. Italiani e stranieri, uomini e donne di varie età, intere famiglie, tutti spinti a questa costruttiva azione di disobbedienza civile dall’incubo – vissuto drammaticamente sulla pelle e nell’anima – dell’impossibilità di avere un tetto decorso e a costi sostenibili sotto cui vivere dignitosamente. Da allora lo striscione è diventato lo slogan dell’ampio ed eterogeneo movimento di sostegno consolidatosi attorno a “Casa de’ nialtri”. Perché sono 1250 le persone iscritte nella graduatoria del Comune di Ancona in attesa – con la speranza ridotta al lumicino – di un alloggio popolare. Un dato (assieme ad altri riportati in questo inserto-inchiesta) emblematico di quanto sia ormai cronica e grave l’emergenza casa nel capoluogo marchigiano. Lo stabile di via Ragusa ha ripreso vita e senso grazie a una nuova e razionale utilizzazione comunitaria degli spazi: dormitorio, cucina, mensa, stanza per socializzazione-ricreatività, conferenze, deposito per generi di prima necessità. Da circa una settimana è stato attivato uno “sportello casa”, con un avvocato per informazioni e consulenze gratuite. Un servizio a 360°, rivolto all’eterogeneo mondo del popolo della strada o a rischio strada: homeless, soggetti che non riescono a pagare l’affitto, il mutuo o le bollette, sfrattati o colpiti da ordinanze di sfratto. Persone, immigrate e non, gettare dalla crisi ecomomica nella sempre più ampia fascia della nuova e vecchia povertà e del disagio sociale.
Protagonisti dell’originale esperienza ultra-civica in progress “Casa de ‘nialtri”, non solo gli occupanti neo-residenti. Molti dei quali, già da alcune settimane prima del fatidico 22 dicembre, avevano intrapreso un iter con tavoli di incontro-confronto con l’Amministrazione comunale. Obiettivo: delineare in tempi brevi soluzioni concrete per i casi d’emergenza abitativa; e in tempi medi soluzioni stabili. Un iter appoggiato attivamente dai rappresentanti di molti soggetti che ad Ancona si battono su questo fronte: la rete del Progetto Ancona Bene Comune, la onlus Free Woman, l’Associazione consumatori utenti (Acu), il sindacato Unione inquilini, il Laboratorio sociale, il Gruppo Anarchico Malatesta, le forze politiche Sel (compreso il gruppo in Consiglio comunale) – Pdci – Rc (solo per citare alcune sigle).
Un iter difficile. “Le soluzioni non sono arrivate, solo fumose promesse da parte degli assessorati competenti”, avevano rimarcato gll esponenti dell’embrionale movimento cittadino per la casa. Da qui la decisione, prima di Natale, di prendere possesso dell’ex scuola di via Ragusa. E la nascita di Casa de’ nialtri. Seguita da un formale muro contro muro fra i “nialtri” e i “loroaltri”, ovvero il sindaco Valeria Mancinelli, gli assessori municipali Capogrossi (Servizi sociali), Urbinati (Patrtimonio), Foresi (Partecipazione democratica). La Giunta comunale ha fin dall’inizio posto la condizione dell’evacuazione dello stabile, di proprietà comunale, che vorrebbe nei prossimi mesi riconvertire in struttura per portatori di handicap. E via via, mobilitando gli assistenti sociali, incontrando la controparte della Casa in faccia a faccia collettivi e con singoli occupanti, ha fornito le prime vere soluzioni alternative, accettate da un buon numero di persone. Secondo quanto comunicato dal Comune, ecco qui di seguito il quadro logistico della presa in carico per sei mesi di 27 occupanti in data 23 gennaio, grazie al nuovo progetto “Oltre Frontiera” attivato dalla Giunta. Giunta che si è basata sulla lista dei 41 occupanti compilata all’inizio della vertenza dalle forze dell’ordine. Tredici persone provenienti dalla Casa di via Ragusa erano state sistemate nel neonato Centro di accoglienza di Collemarino, che quel giorno ne ospitava già 3 e aveva disponibili altri 4 posti (per 20 la capienza complessiva). Altre 14 persone si erano volontariamente trasferite in altrettanti alloggi reperiti dal Comune, alcuni in affitto altri già nelle sue disponibilità (per i dettagli leggere il pezzo qui a fianco). Un quadro che non corrisponde, per le cifre, a quello comunicatoci da Sergio Sinigaglia, esponente di Casa de’ nialtri: “Ci risulta che il Comune abbia convinto solo una ventina tra i nostri ad accettare le sistemazioni offerte”. Difficile, in ogni caso, fare calcoli precisi. Dal 22 dicembre il numero dei soggiornanti in via Ragusa è variato da un massimo di 58 persone al minimo attuale (30 gennaio, ndr.) di circa 40. Questi 40 sono quasi tutti stranieri. Stranieri per modo di dire. Perché i più vivono stabilmente ad Ancona da anni. “Per l’immediato futuro abbiamo deciso di accettare nuovi ospiti solo in situazioni di particolarissima necessità, valutate caso per caso”, aggiunge Sinigaglia. Quanto al rapporto con l’Amministrazione – che continua ad esigere lo sgombero e ipotizza di attuarlo ricorrendo alle forze dell’ordine – il muro contro muro resta. Ancora Sinigaglia: “Anche se, in sostanza, un link fattivo resiste, visto che è capitato che realtà d’accoglienza come il Centro municipale Un Tetto per Tutti, o non municipali come il Gus e la Tenda di Abramo, quando non hanno posti a disposizione dirottano da noi i senza tetto”.
Gli attivisti di Casa de’ nialtri comunque continuano a rifiutare lo sgombero. Chiedono all’Amministrazione comunale il riconoscimento della positiva realtà di fatto creatasi e rafforzatasi in via Ragusa. E, in prospettiva, di sostenere istituzionalmente il piano organizzativo di “cohousing” al quale stanno lavorando proprio per una pienamente funzionale riconversione dell’ex scuola in un centro abitativo comunitario autogestito. “Lo abbiamo detto più volte: in città è nato un movimento per il diritto alla casa perché purtroppo è una questione sempre più all’ordine del giorno di fronte alla quale è necessario dare risposte adeguate. – si legge in un comunicato diffuso su Facebook – Ribadiamo l’intenzione, forti del consenso incontrato in città (aiuti e solidarietà da gruppi e associazioni laiche e cattoliche, organizzazioni giovanili e di categoria, sindacati e singoli cittadini, ndr.) di proseguire il nostro percorso, evidenziando come anche per quanto riguarda le opportunità occupazionali Casa de’ nialtri punta su percorsi di autogestione, cercando di stimolare l’autonomia e le professionalità presenti al suo interno”. Nei giorni scorsi in via Ragusa è stato avviato un progetto rivolto a chi, tra gli occupanti, è interessato a svolgere attività agricole: si comincerà a dar vita a un orto autogestito nello spazio verde dell’ex scuola con l’aiuto di alcuni esperti di agricoltura biologica.
Per informazioni e contatti: www.facebook.com/casadenialtri
Per aiuti in denaro: Conto Corrente Banca Etica/Comitato di sostegno della Casa de’ nialtri/codice IBAN: IT14W050180260000000016985
(articolo tratto da: Urlo – mensile di resistenza giovanile)