29 APRILE ’13, NEPAL – Tra le vette delle montagne simpatie ed antipatie, battibecchi e litigi possono diventare questione di vita o di morte e non sono nuove né poche le storie di scontri e dissapori che coinvolgono alpinisti, scalatori accesi da rivalità ed invidie. Ieri pomeriggio, un conto in sospeso è stato saldato in alta quota con un pestaggio sulle vette del Nepal. Vittime sono stati tre scalatori europei: Simone Moro, bergamasco, Ueli Steck, svizzero e Jonathan Griffith, inglese. Gli ultimi due hanno riportato gravi lesioni e sono stati ricoverati in ospedale, mentre l’italiano è in condizioni non gravi. In particolare, Steck sarà trasferito in giornata a Kathmandu.
La spedizione punitiva è stata organizzata da un gruppo di sherpa e l’aggressione è avvenuta ieri, nel campo base n.2 dell’ Everest, per motivi legati a presunte interferenze che gli sherpa avrebbero subito nel loro lavoro. Pare che il nodo della discordia sia sorto durante il fissaggio delle corde su una parete sul lato ovest del Lhotse, fra il campo n.2 e il n.3 basso ( a circa7.200 metridi altezza), dove era stata collocata una tenda. Tornati al campo di partenza, un centinaio di sherpa erano ad attendere i tre alpinisti, decisi a punirli e sono riusciti a ferirli. Fortunatamente, l’epilogo non è stato tragico grazie agli altri alpinisti stranieri che hanno fermato gli sherpa, riuscendo a calmare la situazione.
La polizia nepalese ha già aperto un’inchiesta, mentre arrivano le scuse di Nimanuru Sherpa, direttore esecutivo di Cho-Oyu Treks, l’agenzia che ha organizzato la spedizione di cui i fanno parte i tre, il quale dice di essere “rattristato per l’accaduto”, aggiungendo poi che l’episodio “rischia di offuscare l’immagine del Nepal nel mondo”.
MOSE’ TINTI