IL RICORDO DI UNA TRAGEDIA E L’ANALISI DEGLI EFFETTI ANCORA PRESENTI
di Dott. Giorgio Rossi (Oncologo)
Il 26 Aprile 1986 a Chernobyl nell’Ucraina settentrionale , a 16 chilometri dal confine con la Bielorussia , esplodeva un reattore nucleare provoncando il più grande disastro ambientale degli ultimi decenni. Circa 340.000 persone dovettero essere evacuate in zone distanti e la nube radioattiva raggiunse anche altri paesi europei soprattutto Finlandia , Svezia e Norvegia ma anche con livelli minori Germania , Francia , Italia , Austria , Svizzera e i Balcani .La radioattività prodottasi in seguito all’incidente di Chernobyl è stata stimata essere 400 volte superiore a quella sviluppata dalla bomba atomica caduta su Hiroshima. Gli isotopi maggiormente dismessi sono stati : Cesio -137 ( tempo di dimezzamento 30 anni ), Iodio -131 e Stronzio 90 .
Nonostante sia trascorso più di un quarto di secolo , Chernobyl continua far parlare di sé non solo come monito durante le discussioni sul tema del nucleare civile , ma anche per gli effetti sull’ambiente che ancora si fanno sentire in tutta Europa come accaduto nel mese di marzo scorso in Valsesia quando in alcuni cinghiali sono state trovate elevate quantità di Cesio 137 che gli esperti hanno ricondotto all’incidente di Chernobyl .Non c’è poi da meraviglirsi se si considera che il Cesio-137 ha un tempo di dimezzamento di 30 anni e che la nube radioattiva ricadendo sul terreno trova nei funghi dei voraci assimilatori e ben risaputo è quanto i cinghiali ne siano ghiotti .
Segnalazioni analoghe sono state fatte anche in Germania sempre negli stessi animali sia nel 2007 che nel 2010 da mettere in relazione alla stessa fonte .
Grandi sono stati i danni sulla salute , in particolare incremento dell’incidenza di tumori specie leucemie , linfomi e tumori della tiroide ; le stime redatte dell’OMS dicono che nei prossimi 70 anni si verificheranno 5000 nuovi casi di tumori, prevalentemente alla tiroide ,ricollegabili all’incidente di Chernobyl .
Un rapporto dell’UE afferma che la quantità di radiazioni ricadute al di fuori dei territori dell’ex-URSS non sono preoccupanti , mettendo il nostro paese comunque al terzo posto dopo Grecia e Germania e indica che le dosi assorbite ad un anno dall’incidente da un neonato sono state 420 sieverts in Grecia , 230 in Germania e 160 in Italia , di poco superiore alle radiazioni di fondo già presenti nel nostro Paese.