MA IL COMUNE CI RIPROVA
– ANCONA – di Giampaolo Milzi
E’ appesa a un filo la possibilità di realizzare la pista ciclabile del Conero, il cui appalto sarebbe dovuto e potuto partire entro la fine dell’anno scorso. Così non è andata, come per molti versi era prevedibile (vedi art Urlo giugno 2016 n°232). Il progetto di massima del Comune prevedeva la realizzazione di un trattato ciclo-pedonale di 3,6 km, dal semaforo nei pressi del distributore di carburanti di Pietralacroce fino all’incrocio con l’area verde attrezzata da cui si stacca il ramo della strada Provinciale che porta a Varano. Un progetto di massima che in autunno non era ancora stato completato. Da qui la decisione dell’Amministrazione comunale di chiedere alla Regione Marche, cofinanziatrice dell’opera, la proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2017 (anziché fine 2016) per sfornare la versione definita del progetto. Il massimo ente locale ha risposto picche, anche perché si trattava della seconda richiesta di proroga per allungare i tempi da parte del Comune di Ancona, e probabilmente perché esistevano analoghi progetti di ciclopiste presentati da altre municipalità già perfezionati. Un fiasco clamoroso, dovuto all’interesse a singhiozzo mostrato dall’assessorato comunale alla Mobilità e manutenzioni retto da Stefano Foresi e, di sicuro, da enormi e controverse lungaggini burocratiche. Risultato: saltato il progetto, saltata la possibilità di accedere ai 250mila euro per realizzarlo, di cui 100mila frutto delle casse della Regione (in attuazione della legge regionale del 2013 sulla rete dei corridoi ecologici), 80mila stanziabili dall’ente Parco del Conero e il resto dal Comune.
Ma torniamo al filo a cui, nonostante tutto, è ancora appeso questo virtuoso sogno di mobilità ad eco-impatto zero. Una fune robusta, non un filo, secondo l’assessore Foresi: “Stiamo già lavorando a un nuovo progetto, un po’ diverso dal precedente”. Già, ma come trovare le risorse? Due le possibilità secondo i tecnici del Comune: la delibera regionale 1675 che finanzia un piano ciclovia che riguarda Marche e Abruzzo; ma, con maggiori chanche, il nuovo bando per azioni di “Cicloturismo” con finalità di valorizzazione turistica e delle aree verdi interessate appena emesso dalla Regione, che prevede un contributo massimo 600mila euro (l’80% del costo del progetto, con 20% a carico di uno o più Comuni consorziati).
E qualora il progetto bis, a differenza del primo, non passasse la prima selezione prevista dal nuovo bando? “Lo finanzieremmo in proprio. – risponde sicuro Foresi – Gli 80mila euro del Parco del Conero restano a disposizione. Il resto lo attingeremmo totalmente dai 500mila euro già previsti nel bilancio municipale 2017 per le piste ciclabili o, in parte, contando su nuovi bandi mirati dell’Europa”.
Torniamo al progetto bis, dunque, diverso e ancora più complicato del primo. Il primo – va sottolineato – che avrebbe sforato i temi di ufficializzazione per una incomprensione, per usare un eufemismo, tra il Comune e la Provincia (l’ente proprietario della strada che va da Ancona a Portonovo lungo il cui asse si svilupperebbe la ciclovia). Più o meno nell’autunno scorso, durante uno dei vertici fra gli enti coinvolti nel piano operativo, sarebbe emersa una condizione guastafeste: il tracciato sarebbe dovuto passare ad una distanza di 1 metro e 70 dal bordo della carreggiata della Provinciale; condizione espressa in forte ritardo dalla Provincia? Sì, secondo il Comune, no, secondo la Provincia, che rivendica la regolarità della sua procedura. Il che suona molto come uno scaricabarile.
Ma tant’è, cestinato il vecchio progetto, avanti si vada col nuovo! Più complicato perché il percorso non potrà affiancarsi ad alcuni tratti della Provinciale, ma si dovrà puntare alla riconversione di alcuni spezzoni della stessa da anni non utilizzati e molto di più sulla risistemazione di vecchi stradelli di campagna, fino alla realizzazione di nuove tranche di viottoli. Con la complicazione di convincere i proprietari dei terreni interessati a consentire il passaggio del cantiere, in caso contrario rimarrebbe lo strumento, farraginoso e costoso, degli espropri. Per il resto il progetto bis riprenderebbe alcune caratteristiche di sicurezza prescritte dall’ente Parco del Conero, già presenti nel primo: sensori lungo la ciclovia capaci di attivarsi automaticamente in caso di passaggio di animali, realizzazione di sottopassi o sovrappassi proprio per consentire sempre agli animali (cinghiali, ad esempio) di bypassare la ciclabile senza rischi né per loro né per gli amanti della due ruote.
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)