FACCIAMO IL PUNTO SUL RISCALDAMENTO GLOBALE DEL PIANETA CON IL VI REPORT DELL’IPCC(I PARTE)
di dott.ssa LAURA FRANCESCHI (Scienze e Tecnologie dell’ambiente e del territorio Università Bicocca di Milano)
La scorsa settimana, precisamente il 9 agosto, è stato rilasciato dall’IPCC il “Climate Change 2021: The Physical Science Basis”, ossia la prima parte del sesto Assessment Report. L’incipit della conferenza di presentazione è stato diretto e lapidario: “Le attività umane hanno fatto sì che il clima del nostro Pianeta si riscaldasse al ritmo più rapido che si fosse mai sperimentato negli ultimi 2000 anni”.
Partendo da più di 14000 pubblicazioni climatologiche, attraverso il report si è cercato di ampliare le attuali conoscenze relative al cambiamento climatico, fornendo – in particolare – una valutazione sull’influenza esercitata dall’uomo sul clima, e, inoltre, si è voluto indagare su quali siano le capacità di risposta degli elementi naturali alle alterazioni introdotte.
Il lavoro dell’IPCC
La prima parte del rapporto si è posta come compito quello di esaminare le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto IPCC precedente, datato 2013 e ormai superato, mentre la seconda e la terza parte, che sono ancora in corso di elaborazione ma che, a quanto dichiarato, verranno presentate all’inizio del 2022, indagheranno gli impatti del cambiamento climatico sull’ambiente e la società, le azioni di adattamento necessarie e, infine, le azioni di mitigazione. Si è scelto di suddividere in tal modo l’Assessment Report perché ciascuna parte è frutto del lavoro di “working goup” distinti e ciascuno di questi coinvolge esperti internazionali nei vari campi delle scienze.
Il report uscito la settimana scorsa rappresenta il documento più aggiornato e più dettagliato sulla scienza climatologica e una ampia porzione di esso è dedicata all’indagine e della quantificazione dell’effetto antropico sul clima della Terra. I nuovi modelli, sempre più precisi e tecnologici, permettono di affermare con sicurezza (e l’incipit della conferenza di presentazione lo illustra in maniera tanto cruda quanto diretta) che i cambiamenti che stiamo vivendo sono dovuti in gran parte all’azione antropica. La comunità scientifica non può più considerarsi divisa davanti a questa tematica, siamo dinanzi a un cambiamento climatico causato dall’uomo e la prova schiacciante è che gli sconvolgimenti registrati negli ultimi anni si verificano con una rapidità che non ha precedenti.
Le fila del primo report
Il primo grafico mostrato durante la conferenza illustra come la temperatura media globale del pianeta, nel decennio 2011-2020, sia stata di 1.09°C superiore a quella del periodo 1850-1900, con un riscaldamento più accentuato sulle terre emerse rispetto all’oceano. La parte preponderante del riscaldamento climatico osservato è causata dalle emissioni di gas serra derivate dalle attività umane.
Non a caso, ad oggi, le emissioni antropiche dei principali gas serra sono le più alte mai registrate negli ultimi 2 milioni di anni. Esse, nel 2019, hanno raggiunto concentrazioni pari a 410 parti per milione (ppm) per la CO2, una soglia che appare particolarmente critica se si pensa che solo nel solo nel 1900 e nel 2000 i tassi erano rispettivamente 294 ppm e 369 ppm. La conseguenza è che, come affermato in precedenza, negli ultimi 50 anni, la temperatura della Terra è cresciuta ad una velocità che non ha uguali negli ultimi 2000 anni.
Ma tutti i più importanti indicatori delle componenti del sistema climatico stanno cambiando in una maniera mai osservata prima. Ad esempio, a seguito del riscaldamento climatico, l’aumento medio del livello del mare è cresciuto ad una velocità che mai era stata raggiunta nei 3000 anni precedenti, mentre la velocità di acidificazionedelle acque dei mari sta procedendo a un tasso che non si era mai visto almeno negli ultimi 26.000 anni.
Cosa ci aspetta in futuro
Analizzati i dati di campo, il rapporto si concentra sulla descrizione dei “possibili futuri”. Sicuramente il clima nel quale ci ritroveremo a vivere dipende strettamente dalle decisioni che verranno prese nell’immediato così, a seconda delle scelte internazionali, potremmo ritrovarci in una situazione in cui non vi è alcuna sostanziale mitigazione rispetto alle emissioni di CO2 oppure in un contesto intermedio, ove la mitigazione è modesta, e solonell’ipotesi più benevola potremmo essere immersi in scenari a basso contenuto di CO2 con l’azzeramento delle emissioni raggiunto a partire dalla seconda metà del secolo.
Purtroppo dal report si evince che qualsiasi sia tra questi lo scenario a cui ci condurranno le nostre azioni, la temperatura superficiale globale della Terra continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo e entro la fine dello stesso quella media globale supererà di più di un grado e mezzo quella registrata nell’era preindustriale.
Il prossimo decennio sarà fondamentale per cercare di porre freno all’ormai innegabile crisi climatica in atto. Siamo drammaticamente in ritardo e, per usare un’immagine in linea con questa estate italiana, i tempi supplementari volgono al termine: non ci resta altro da fare che scendere in campo e assumerci la responsabilità di tirare i rigori. Secondo la stragrande maggioranza degli scienziati mondiali di tempo non ne abbiamo molto ma l’unica cosa che ci resta da fare è agire e farlo più in fretta possibile anche a costo di sbagliare, perché esattamente come nel calcio, una sola eventualità è peggiore di sbagliare un rigore quella di non avere il coraggio per tirarlo.