IL FOTOGRAFO MICHELE AMORUSO PORTA I SUOI SCATTI IN BIANCO E NERO IN MOSTRA A PARIGI
Siamo spesso pronti a parlar male del nostro tanto vituperato Paese, fatto di più ombre che luce in verità. Ma ci sono cose, momenti, emozioni e persone che portano l’Italia sul tetto del mondo. Ombre che diventano luci, bianchi e neri che donano un meraviglioso colore a tradizioni, ricordi e storia che solo il nostro meraviglioso Paese, tutto sommato, è in grado di raccontare.
Ecco è questo, credo, il senso di questa mostra del fotografo Michele Amoruso, le cui parole assai meglio delle mie renderanno il senso dei suoi scatti d’autore esposti a Parigi. (T.R.)
“A quel che ricordo, pare sia iniziato tutto con la mia carriera di chierichetto. Ed ero su questa terra da scarso sei anni. In un’acre e fitto odore d’incenso Don Antonio Vecchio, parroco del nobile ed impolverato clero, riversò nella mia acerba anima tutta la ieraticità dell’afflato sacro ed imperscrutabile del mondo ecclesiastico. Ne fui rapito, e senza il conforto di una spiegazione. Una sorta di dogma terreno, secolare, degli uomini.
L’evangelizzazione irreversibile di un bambino attraverso il fascino di una dimensione imperscrutabile, tra Santi portati a spalla, bande festanti, uomini e donne supplicanti grazie, finì con l’assopirsi vittoriosa nel ragazzo poi e nell’uomo ora.
L’apostolato fotografico è arrivato dopo. Molti anni dopo. Quando di fronte al ragazzo s’approssimavano all’estinzione tanti riti, quella nostra genuina superstizione, un intero grembo cultuale.
Iniziava, purtroppo, la lenta escatologia della fede in quanto alfabeto rituale magico, a favore di una cosmogonia industriale, indubbiamente algida nelle emozioni.
Ma, va sinceramente detto, non fotografo per documentare. Non soltanto almeno.
Le mie sono confessioni, e senza tante ambasce, esorcismi di luoghi ormai spariti, di anime ormai diafane, di voci ormai disperse. Ciò che rimane, ciò che si aggira ancora nei dedali dell’evoluzione con fare furtivo, ciò che si ribella all’estinguersi ma si doma nel mutare in nuove forme, incontra la mia macchina fotografica e passando da essa, raggiunge molto spesso più il mio cuore che la mia testa.
“Come Cristo Comanda” è questo: è un diario per nulla segreto di appunti fatti per non sparire, atti ad assorbire quello che rimane, ad anticipare quello che un giorno sarà.
Poco più di quindici scatti, tutti in bianco e nero, realizzati nelle Processioni, Feste e Santuari del Sud Italia, Campania principalmente. Sono piccoli borghi e grandi città, fiumi di volti e sparuti sguardi. Sono comportamenti ed educazioni che si avvicendano, sono riti ed epifanie che si manifestano, attese e vigilie che si trasformano in giubilo. Non un lavoro omogeneo ma tante pagine, ognuna con la propria storia. Ognuna col proprio inchiostro. Ognuna con una propria parola fine.
Ognuna vissuta, da me, da chi immortalo, come Cristo comanda. ” (MICHELE AMORUSO)
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La Mostra “Come Cristo Comanda” rappresenta la prima esperienza espositiva del fotografo Michele Amoruso all’estero. Una raccolta di circa quindici fotografie in bianco e nero interamente dedicate al mondo della fede, del culto, della religione attraverso i suoi protagonisti: Santi e Fedeli.
È la Galleria d’Arte Six Elzévir ad ospitare l’esposizione che da 9 al 13 Luglio sarà visitabile dalle ore 11 alle ore 21 con ingresso libero.
Nato il 5 Agosto 1985 a Battipaglia (SA), vive a Postiglione (SA). Da 12 anni si occupa di fotografia e da 9 con particolare impegno nel mondo del reportage antropologico e religioso.
Titolo: Come Cristo Comanda
Autore: Michele Amoruso ( www.micheleamoruso.it • www.facebook.com/ micheleamorusofotografo )
Organizzatore: Consortium Paris ( www.consortium-paris.com )
Periodo: Dal 9 al 13 Luglio 2014
Ubicazione: Galleria D’Arte Six Elzévir ( www.sixelzevir.net ), 6 Rue Elzévir, Parigi