Convento S.Francesco, l’isola che ci sarà?

INTESA COMUNE – SOPRINTENDENZA

– ANCONA – di Giampaolo Milzi –

 

1)  Un’immagine scattata all’interno del chiostro dell’ex Convento di San Francesco ad Ancona
1) Un’immagine scattata all’interno del chiostro dell’ex Convento di San Francesco ad Ancona

C’è finalmente un accordo istituzionale per iniziare a sanare le profonde ferite che hanno ridotto ad un ammasso di ruderi l’ex Convento di San Francesco alle Scale. Prima i bombardamenti della seconda guerra mondiale, poi decenni di indifferenza, quasi totale, da parte di chi aveva ed ha la pubblica competenza di riconsegnare in qualche modo ad Ancona il complesso ecclesiastico con chiostro che, nonostante tutto, ancora si erge accanto all’omonima, splendida chiesa trecentesca nel cuore più antico della Dorica, il rione Guasco-San Pietro. L’accordo è il protocollo d’intesa firmato a maggio dal sindaco Valeria Mancinelli e dalla soprintendente alle Belle arti e Paesaggio della Marche Anna Imponente. Molto ambiziosi gli obiettivi generali: “La valorizzazione dell’ex Convento in qualità di spazio pubblico aperto capace di rappresentare una nuova centralità urbana all’interno del centro storico della città”. Obiettivo raggiungibile nel lungo, forse lunghissimo periodo. Visto che – ha detto mettendo le mani avanti la prima cittadina – i soldi in cassa sono molto pochi. Appena 30mila euro, a fronte di una spesa complessiva per un risanamento ricostruttivo totale pari a circa 30 milioni di euro.

Un piccolo, primo passo, dunque. Ma comunque epocale, visto che dal 1943-1944 – quando il complesso edilizio cessò la sua funzione di polo museale cittadino – si sono prodotti solo progetti rimasti sulla carta, e modestissimi interventi rivelatisi incapaci di salvaguardare molto di quello che era stato risparmiato dai bombardamenti aerei che in quel tragico biennio devastarono e in gran parte cancellarono il quartiere Porto che si arrampicava verso la cattedrale di San Ciriaco e quello di Capodimonte.

 

2) Lastra di pietra di paragone che ricorda la cattura del nobile anconetano Giovan Battista Grazioli avvenuta durante uno scontro navale con i turchi (1614), abbandonata nel Salone del Capitolo
2) Lastra di pietra di paragone che ricorda la cattura del nobile anconetano Giovan Battista Grazioli avvenuta durante uno scontro navale con i turchi (1614), abbandonata nel Salone del Capitolo

Quei 30mila euro (un mix di risorse, pare, provenienti da un capitoletto del recentemente approvato bilancio municipale e da fondi della Soprintendenza) serviranno “per tamponare alcune ferite, cioè mettere in sicurezza un percorso tra rovine e macerie, per poi consentire agli esperti di studiare a fondo ciascun rudere in vista di successivi lavori” (si legge in una nota del Comune).

Ruderi, va sottolineato, ancora di notevole importanza storica, artistica e architettonica. E che celano decine e decine di reperti scultorei, databili più o meno dalla fine del secolo XIV alla metà del XVIII: portali, archi, colonne, capitelli, fregi, scudi araldici di antiche famiglie nobiliari e di natura ecclesiastica e sacra, altorilievi, parti di monumenti tombali. Materiale di gran pregio che da circa 70 anni giace abbandonato nel buio, nella sporcizia, tra montagne di detriti, in particolare nell’ex Salone del Capitolo e in un’altra area particolarmente in degrado che danno sulla parte finale della salita di via Fanti.

Paradossale che di queste perle della memoria storica della Dorica né il sindaco né la soprintendente abbiano fatto cenno nel corso della conferenza stampa di presentazione del protocollo d’intesa. Eppure, nell’autunno scorso, grazie all’iniziativa del dirigente dell’Ufficio Patrimonio del Comune, ing. Ermanno Frontaloni, la “resistente esistenza” di parte di quei magnifici reperti era stata ufficializzata. Grazie ad un sopralluogo in varie fasce del sito durante il quale il dirigente municipale si era fatto accompagnare (tra gli altri) da due rappresentanti del gruppo di volontariato Urlo Indiana Jones Team (costola del mensile Urlo), da due esponenti del circolo Il Pungitopo di Legambiente, che avevano illustrato un piano per trasformare in giardino pubblico l’ex chiostro, e dall’architetto Massimo Di Matteo (principale curatore degli allestimenti dell’appena risorta Pinacoteca Comunale).

Ma già nel marzo del 2008, due reporter di Urlo, assieme allora dipendente comunale Giuseppe Barbone e al compianto (anni dopo deceduto) dott. Giuseppe Jannaci (Barbone e Jannaci in qualità di esperti di storia locale) erano di loro iniziativa riusciti ad entrare nel Salone del Capitolo e a scoprire (come si era quasi cetri) e a documentare un primo giacimento di lapidi, lastre con iscrizioni, sculture.

 

3) Stemma araldico della famiglia Grazioli (sec. XVII) tra rifiuti di cantiere
3) Stemma araldico della famiglia Grazioli (sec. XVII) tra rifiuti di cantiere

A margine della conferenza stampa di maggio sindaco e soprintendente hanno preso atto, dunque, che per ciò che riguarda il monitoraggio della situazione “sul campo” dei reperti di gran valore da recuperare non siamo affatto all’anno zero.

Va sottolineato che già ad aprile proprio il dirigente del Patrimonio municipale, Frontaloni, aveva confermato che erano da settimane in corso contatti tra Amministrazione comunale e Soprintendenza sul pietoso “caso ex Convento di San Francesco”.

E che l’Ufficio Patrimonio ha nel cassetto un progettino “per rimuovere i reperti identificati e metterli al sicuro, in vista di una futura esposizione pubblica, per lo più in ambienti del Palazzo degli Anziani, sede del Comune”.

La speranza è che ciò avvenga al più presto. In virtù del primo gruzzoletto dei 30mila euro. La speranza è che l’iter capace di garantire quel minimo di sicurezza necessario per l’azione di studio degli esperti istituzionali – ci sono ancora zone inesplorate dell’ex Convento, e chissà quanti altri scampoli di patrimonio artistico-culturale potrebbero “riemergere” dal degrado… – sia veloce, sia dal punto di vista burocratico che da quello operativo.

 

4) Lapide sepolcrale con stemma di Andriolo Mugnadini ed eredi (1381) dimenticata in un locale semi-ipogeo
4) Lapide sepolcrale con stemma di Andriolo Mugnadini ed eredi (1381) dimenticata in un locale semi-ipogeo

Certo, il problema per la ricerca dei finanziamenti per una vera valorizzazione e restituzione alla fruibilità di cittadini e turisti della diroccata area monumentale esiste. Il sindaco Mancinelli e la soprintendente Imponente: “Cercheremo di utilizzare tutti i canali possibili, per accedere a fondi regionali, statali, partecipando a bandi della Comunità europea”. “Perché si tratta, facendo valere la politica dei piccoli passi, – ha aggiunto la soprintendente – di far di nuovo brillare come bene comune un grande gioiello abbandonato e sconosciuto ai più, che veniva chiamato in passato “l’Isola di San Francesco”, nome che dà l’idea di come potesse essere una volta”. Un’oasi di straordinaria bellezza. Un’isola che deve tornare ad esserci. Sempre che i passi della politica non siano quelli di un millepiedi.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

FOTO DI URLO INDIANA JONES TEAM

 

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