Coprifuoco musica & dehors ad Ancona

REGOLAMENTI TROPPO RIGIDI, LOCALI PENALIZZATI

 di Giampaolo Milzi ed Enrico Mariani

immagine decibel &dehors– Ancona, agosto 2013-Pugno di ferro per decibel e dehors ad Ancona. Per le attività musicali il coprifuoco a mezzanotte è una soporifera realtà da sempre. Riguardo gli allestimenti esterni predisposti da bar, gelaterie e locali simili per accogliere i clienti – i cosiddetti dehors – è in vigore da quest’anno il nuovo regolamento della Soprintendenza ai beni architettonici e ambientali, che ha imposto limiti eccessivi e talvolta inspiegabili. Sta di fatto che questa estate commercianti e cittadini, soprattutto i cittadini più giovani, si ritrovano a vagare in un centro urbano pedonalizzato ancora più spento. E le proteste fioccano. Il regolamento comunale per attività e spettacoli con musica proposti dai privati (come concerti anche piccoli, feste con djs, danza) sarebbe andato a genio al Savonarola della Firenze più oscurantista. Alle 24 obbligo di staccare la spina e livello di decibel consentiti ultra-basso. Per i soli giorni prefestivi possibilità di chiedere una deroga fino all’una di notte, prorogabile fino alle 2 nelle aree non oltre i 500 metri dalla costa. Oltre, tetti orari sforabili solo in casi eccezionali. Ottenere le autorizzazioni in deroga? Tutto fuorchè una passeggiata. Anche d’estate. E i controlli delle forze dell’ordine sono ossessivi. Ma non siamo in un capoluogo di regione che sogna una vocazione turistica? Macché. Mica in Comune e Soprintendenza guardano alla tolleranza che c’è in altre città anche più piccole, come Falconara e Senigallia. Per la musica conta solo la tutela delle orecchie dei residenti. Anche quando, come nel caso del Lazzabaretto della Mole Vanvitelliana, i residenti sono i pesci. Per i dehors, in realtà, la questione riguarda la spina dei corsi, soprattutto corso Mazzini. Sacrosanta, in corso Mazzini, l’esigenza di salvaguardare la visibilità della Fontana del Calamo (o delle 13 Cannelle) che il 16 gennaio scorso ha spinto il soprintendente ad approvare il nuovo regolamento. Ma da qui a fare di tutto un fascio… Il diktat è stato generalizzato. Via pedane (tranne nelle traverse tra i corsi Garibaldi e Stamira), paratie, coperture con tendoni, tende e altri materiali. Via i paravento, illuminazioni particolari, impianti di condizionamento aria (come i funghi elettrici prima e dopo l’estate), frigoriferi e ogni struttura espositiva o di servizio. Anche nel tratto medio-basso di corso Mazzini, dove non ci sono monumenti contro cui impattare. Solo tavolini, sedie, ombrelloni. In aree ristrette. Certo, il passaggio agevole di pedoni e mezzi di soccorso andava garantito. Ma coniugato col diritto alla ricreatività e gli interessi economici. L’assurdità della insuperabile, o quasi, soglia acustica della mezzanotte si commenta da sola. Ma anche la “dieta” propinata in modo generalizzato ai dehors fa girare le scatole. Entrambi dei diktat, in sostanza. Per il primo è responsabile solo l’Amministrazione comunale. Il secondo, in pratica, l’Amministrazione l’ha subito. Vero, per i dehors, qualche negoziante aveva esagerato. C’era l’esigenza di ordine. Come ricorda Adriana Celestini, assessore al Commercio dell’ex Giunta Gramillano. Ma per il resto? In corso Mazzini spazi esterni allestibili solo dal 15 aprile  al 15 ottobre. Non si sa perché. La Celestini: “Abbiamo trattato con la Soprintendenza, d’accordo coi gestori dei locali, anche io come loro volevo un periodo più lungo per i dehors. Stavamo chiedendo una modifica anche per avallare paratie trasparenti, funghi, televisori. Speriamo che la nuova Giunta Mancinelli si faccia sentire col nuovo soprintendente”.

Qui di seguito di questo l’opinione di alcuni esercenti.

Lazzabaretto

 “Il regolamento acustico comunale? Ci obbliga a cessare le attività musicali alle 24 quando la legge nazionale consente ai bar di tenere aperti fino alle 2”. Attacca con un paradossale controsenso, Andrea Zarletti, responsabile del Lazzabaretto della Mole Vanvitelliana. Senza contare che il Lazzabaretto è praticamente in mezzo al mare…”Già. Le regole fanno poche distinzioni, non tengono conto del fatto che in alcune aree, come la nostra, che è portuale, l’esigenza di tutela del sonno dei residenti è minima, nessuno abita qui attorno”. Come ve la cavate? “Noi siamo aperti solo d’estate, e possiamo chiedere la deroga per arrivare alle 2, solo nei giorni prefestivi, un’altra assurdità. In ogni caso ci diamo una regolata coi volumi, sia nel caso di djs sia nel caso di concerti. Ma le norme sui tetti di decibel da non superare sono così restrittive che è difficile rispettarle. E va a finire che tra l’1 le 2 c’è ancora gente, e moltissimi si lamentano prima per il volume basso, poi per l’assenza di musica”. Chiede un intervento dell’ Amministrazione comunale, Zarletti: “Noi operatori vorremmo sederci a un tavolo con l’assessore per cambiare il regolamento. Vorremmo orari più lunghi e burocrazia più snella e rapida per le deroghe. Già sosteniamo costi altissimi per la musica, vedi le voci Siae ed Empals. E c’è la crisi economica. Se poi ci si mette anche il Comune a penalizzare il settore dei bar e dei loro giovani clienti…”.

31.12 Any Hour

Angelo Spigarelli, gestore del bar 31.12 di Piazza del Plebiscito (o del Papa) è un fiume in piena di critiche: “Chi applica queste norme acustiche non conosce la città, i locali, i giovani e la loro abitudine di uscire di casa sempre più tardi. Non pretendo di trasformare la piazza in una discoteca a cielo aperto. Il rispetto per i residenti è fondamentale. Ma è necessaria più comprensione per le esigenze dei locali. Se a mezzanotte devo staccare la musica il locale si svuota”. E le deroghe? “Una volta ci abbiamo provato a chiederne una in Comune. Niente da fare. E pensare che era per un semplice piano bar, non saremmo andati oltre l’una di notte”.  La conseguenza di questi limiti municipali è che “le vie del centro si desertificano anche in estate, e questa piazza, vero salotto di Ancona, non è valorizzata”. Angelo invita a prendere esempio da Senigallia: “Norme più permissive per i locali hanno trasformato il lungomare in un polo di attrazione, valorizzando le risorse del territorio”.

La Rotonda

“Ancona non è città dove investire sui locali musicali”. Non ha dubbi Nicola Corriero, gestore del Bar La Rotonda. E’ all’aperto, nel porto, vicino ai cantieri navali. “Una posizione isolata. E invece…”. Invece? “Se come accade in estate otteniamo il permesso di suonare fino alle 2 di notte, arrivano lamentele da chi abita sul colle di San Ciriaco. E pensare che già le 2 ci vanno molto strette. Vorremmo regole più elastiche e più comprensione dai (pochi, ndr.) residenti. Noi siamo elastici. Se il bar è semivuoto e qualcuno comunque si lamenta spegniamo la consolle dei djs già mezz’ora dopo le 24”.

Stabilimento balneare Il Gabbiano

Siamo a Palombina di Ancona, sulla spiaggia, a meno di 500 metri dalla costa. Dunque feste e balli autorizzabili fino alle 2. “Ma a volte alle 2 il locale è ancora pieno, che faccio, spengo la musica?”, si chiede Alessio, che tira avanti la baracca. “In qualche caso stacco la spina, ma capita che qualcuno tra i giovani del pubblico si innervosisca, anche oltre il consentito”. E poi il paradosso dei paradossi: “Poco oltre, dopo il Gabbiano, c’è il locale Donaflor, appena entrati nel litorale di Palombina-Falconara. E per la sua spiaggia il Comune di Falconara autorizza feste musicali fino alle 3!”. Anche per questo il regolamento acustico di Ancona andrebbe rivisto. Alessio: “Certo. Almeno per tutta la spiaggia di Palombina il limite andrebbe elevato alle 3, tratto anconetano compreso. E’ una questione di regole eque e uniformi”.

Bar Rosa

Aveva speso 80mila euro per l’allestimento esterno, un’oasi di confort e buon gusto, curata da un architetto: pedana, paraventi, piena copertura, illuminazione. Ma col nuovo regolamento dehors ha dovuto smontare tutto. Restano solo sedie, tavolini e ombrelloni-tendoni. Paolo Boari, titolare del bar-cremeria-ristorante “Rosa”, a lato di corso Mazzini una decina di metri dopo la Fontana delle 13 Cannelle, espone le sue critiche: “Il mio è un signor esercizio, con 3 servizi igienici, circa 30 lavoratori. Coi nuovi limiti i posti a sedere fuori sono diminuiti del 20-30%. Siamo penalizzati”. Che modifiche apporterebbe alle regole? “Che almeno ci consentissero di piazzare funghi per il riscaldamento a fine estate. E di ripristinare dei paraventi, per i quali ho già il progetto, che li prevede di cristallo speciale”. Quanto all’antica Fontana “dal nostro sito i passanti la vedevano bene anche prima”.

Giordano Caffè

Giordano Bruno Andreatini, alias “Mimmo”, proprietario del Giordano Caffè, ha vinto il ricorso al Tar contro i limiti temporanei di installazione del dehor. E così può tenerlo dal 15 marzo al 31 dicembre. “Ma per gli altri resta il periodo 15 aprile/15 ottobre. – sottolinea – Un limite per corso Mazzini che si riflette negativamente anche su di me, perché c’è meno giro”. Migliorie possibili? “Vorrei collocare dei paravento in vetro. Ma non credo che potrò”. Perché? “Non penso che la Soprintendenza modificherà il decreto dehors. Né che i tecnici comunali facciano ciò che dovrebbero”. Cosa? “Tra i corsi Mazzini, Garibaldi e Stamira saremmo circa 20 esercizi interessati. Dovrebbero fare sopralluoghi in ogni posto, sentire le diverse esigenze, e consentire allestimenti esterni mirati, non impattanti, di buon gusto, vincoli meno restrittivi”. E veniamo alla questione musica… “Ho deciso di non proporla più perché i limiti per gli orari sono eccessivi, così come i costi Siae e le beghe burocratiche”.

Classic Cafè

Il cotitolare, Stefano Storari: “Siamo i meno penalizzati dalle nuove regole, perche qui corso Mazzini si restringe al massimo, e avevamo poco spazio anche prima. In pochi metri quadri ci va solo qualche tavolino. Ma il Comune ci ha bloccato il progetto per la tenda”. Anche per i limiti alla musica, al Classic non è un problema. “Perché noi la facciamo qualche volta in orario aperitivo. Però, in genere, il Comune dovrebbe consentire di poter mettere sempre casse acustiche fuori, d’estate, almeno fino all’una di notte. Il giro in centro, soprattutto quello giovane, va implementato anche con l’attrattiva musicale”. Come mai il Comune non ne vuol sapere? “Contano più le lamentele di qualche residente delle esigenze nostre e dei cittadini in genere”.

Caffe del Teatro

La parte esterna del Caffè del Teatro s’incastonava con stlle nella scenografica piazza della Repubblica: banconi, pedana, impalcature flessibili a sorreggere protezioni e coperture con tendoni a forma di vela. Un progetto di design d’avanguardia, con uso di legno e materiali a basso impatto architettonico. Che si sposava bene con l’eleganza del vicino, storico Teatro delle Muse. Tanto che il progetto – costato 70mila euro – era stato avallato dalla Soprintendenza. La stessa che poi l’ha cancellato con il colpo di spugna del nuovo regolamento dehors. Un paradosso? “Faccia lei, basta che si guardi intorno. Abbiamo dovuto smantellare tutto. Adesso siamo ridotti ai minimi termini, come 7 anni fa, quando questo bar l’ho preso in gestione”, risponde il titolare Antonio D’Andrea. E ora? “Tiro avanti così, forse aprirò un’altra attività fuori Ancona. Perché in questa città un po’ tutte le insensate regole del commercio vanno cambiate. Io vengo dal Salento. Anche lì ci sono regole sui dehors, ma molto più elastiche, e gli allestimenti esterni dei locali attirano tanti passanti”. Ha rinunciato anche ai suoi popolari intrattenimenti musicali, Antonio. Al Caffè del Teatro avevano mixato, d’estate, i migliori djs locali e dj inglese. Rock, musica etnica, pizzica salentina. “Ma, orari troppo restrittivi a parte, il Comune non ci ha mai incentivati con un supporto logistico, organizzativo, burocratico”.

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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