NELLE ULTIME DOMENICHE SI SONO VISTI SUGLI SPALTI DEGLI STADI STRISCIONI INNEGGIANTI A TRAGEDIE SPORTIVE NON MOLTO DISTANTI NEL TEMPO E CORI ANTISEMITI
di Mosè Tinti
Fermo restando che le nuove norme sulla discriminazione territoriale sono state recepite in Italia in una maniera grottesca e completamente non in linea con il resto delle federazioni sportive europee, ragion per cui quelli che prima potevano essere considerati come semplici sfottò, seppur di cattivo gusto, oggi vengono puniti con la chiusura delle curve, instaurando così una guerra non troppo velata tra ultras e giustizia sportiva (negli scorsi anni di questi cori non se ne sentiva nemmeno parlare, oggi pare che le curve inneggino, ad esempio, al Vesuvio, proprio per provocare e far vedere come le sanzioni siano ridicolmente esagerate), nelle ultime domeniche ci sono stati episodi decisamente più gravi.
Proprio per marcare il paradosso che esiste oggi nell’ambito delle norme e delle sanzioni per il cattivo comportamento dei tifosi, la punizione per gli sfottò di discriminazione territoriale sono puniti con la chiusura delle curve e settori dello stadio, mentre se si celebra la strage di Superga o la tragedia dell’Heysel o, per aggiungerne un’altra, si fanno cori antisemiti, la sanzione è la multa per la società.
Durante il derby Juve-Torino del 23 febbraio scorso, pseudo tifosi juventini hanno mostrato cartelloni che offendevano la memoria di Superga, andando a toccare ferite ancora aperte dei figli e dei cari ancora in vita di quei calciatori granata che persero la vita in quel terribile schianto, quando il 4 maggio 1949, il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, con a bordo tutta la squadra del Grande Torino, andava a distruggersi contro contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. Due settimane più tardi, il 9 marzo, si giocava Juve-Fiorentina, sempre allo Juventus Stadium di Torino, e questa volta dai settori del tifo viola sono apparsi altri striscioni con un evidente “- 39”, che ricordavano la tragedia dell’Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985, poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. La partita venne comunque giocata in un clima surreale e la Juve vinse amaramente per 1-0 grazie ad un gol di Platini.
Come risposta a queste stupide provocazioni, sempre nella stessa partita Juve-Fiorentina, dal settore juventino si sono alzati cori di natura antisemita, altrettanto biasimevoli.
Il giudice sportivo ha mandato i dati in suo possesso al procuratore generale “affinché voglia acquisire, anche tramite l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive presso il Ministero dell’Interno, e riferire a questo Giudice ogni ulteriore circostanza utile per valutare la dimensione e la percettibilità di tale condotta, nonché in merito all’esposizione nel settore occupato dai sostenitori della soc. Fiorentina di una sorta di manifesto dal tenore asseritamente insultante la memoria della tragedia dell’Heysel”.
Sempre nella stessa giornata di campionato, il 9 marzo, in Napoli-Roma si sono poi sentiti i cori di discriminazione territoriale partiti dai settori occupati dagli ospiti.
E’ veramente triste dover continuare a parlare di questi beceri episodi, ma è altrettanto sconfortante vedere l’incapacità delle istituzioni sportive di gestire ed affrontare le diverse situazioni, soprattutto se confrontate con gli altri paesi europei che si sono trovati davanti alle stesse problematiche, risolvendole però in maniera efficiente. Non è possibile che degli sfottò, che fino alla scorsa stagione non erano in alcun modo rilevanti, oggi vengano puniti con la chiusura delle curve o dell’intero stadio, mentre comportamenti che offendono la memoria collettiva e vanno a gettare sale in ferite ancora aperte della vita privata dei superstiti o dei loro cari vengano fatti passare come “bighellonate” punite con una sanzione pecuniaria.