Una città sorprendente, dove, quando meno te lo aspetti,trovi un museo a cielo aperto, dove un bellissimo antico centro storico,di grandi dimensioni ,inerpicato sulle prime propaggini della Sila, attende di essere riportato alla sua primitiva bellezza,dove un campus universitario, appare veramente come un vitalissimo centro culturale: ai piedi della Sila con il trionfo dei suoi panorami mozzafiato Cosenza ti appare veramente come qualcosa di inaspettato. Quando si arriva con il treno la stazione di Cosenza ti fa un effetto di disorientamento: è grande,troppo grande ,con tanti, troppi spazi inutilizzati in gran parte -perfino il negozio dei giornali ha chiuso i battenti- spazi la cui presenza rapportata al traffico di treni e al numero dei viaggiatori appare ingiustificata. Ma anche l’autostrada-l’opposizione in passato ironizzava su un’autostrada che andava da Cosenza a…Cosenza – appare qualcosa di incompiuto ,perennemente sottoposta a lavori in corso. Ma tutto questo è segno di un progetto ,di un sogno maturato attorno al rilancio e allo sviluppo di una città: è forse la metafora del nostro sud il cui disegno di sviluppo finisce per consumarsi ,quando si bruciano le carriere politiche degli uomini che hanno tentato –servendosi il più delle volte di ogni mezzo e utilizzando ogni possibile alleanza,anche quelle più fangose-di far decollare il proprio territorio. Perché purtroppo è così,non sono le idee ad intervenire sulla realtà,ma gli uomini che le esprimono e le oggettivano che incidono direttamente sul tessuto concreto dei rapporti sociali ed economici ,per cui ,la loro uscita di scena coincide con la volatilizzazione del progetto. A Cosenza il grande illuminato e spregiudicato demiurgo fu Giacomo Mancini- ricorre ,quest’anno, il decennale della morte e solo Cosenza ha ricordato il politico socialista lungimirante e generoso con la propria terra, che per molto tempo ha segnato la vita dell’intero paese- ed ogni cosa ,dall’università al teatro, ancora parla di lui e della sua azione ed attesta la distanza tra la grandezza del progetto di allora ed il ridimensionamento presente. Se percorrete le vie del suo centro storico, straordinario,monumentale e degradato, con chiese e palazzi di suggestiva bellezza,ma anche con abitazioni fatiscenti e pericolanti,con tutta una serie impressionante di insegne di antichi caffè e negozi, ora mortalmente chiusi ,avete da una parte l’idea di una città che ha voltato le spalle al suo passato,dall’altra si viene sfiorati dal pensiero che il recupero urbanistico di tale complesso-una vera e propria città-potrebbe restituire all’Italia un gioiello artistico di incomparabile bellezza. Perché all’arte e alla bellezza Cosenza,comunque ,non ha rinunciato: il nuovo centro urbano ,animatissimo,possiede un viale che da solo meriterebbe una visita: la grande galleria storica romana, quella di ”Billotti”,ha fatto dono alla città d’origine della proprietà, di una serie di imponenti,quanto importantissime sculture che adesso adornano il lungo viale del passeggio e dello shopping cittadino. Opere di Salvator Dalì ,di Giorgio De Chirico, Mimmo Rotella,Consagra, ed altri sembrano invitare i cosentini a ripartire dal sogno ,dalla progettazione d’ampio respiro,magari individuando tra i giovani intellettuali-l’università è una delle più quotate- un nuovo demiurgo fantasioso ed ardito come lo fu ai suoi tempi Giacomo Mancini.
PROF. ANTONIO LUCCARINI